Non ho l’età
Questo era la frase che cantava Gigliola Cinquetti nel 1964, lamentandosi, quasi silenziosamente, di una società che richiedeva un’età maggiore alla sua (sedici anni) per poter fare certe cose. I tempi sono cambiati e l’età è ancora un elemento quasi discriminante all’interno dei rapporti sociali.
La televisione ci propone uno spettacolo varie volte alquanto deludente, dando ai giovani le loro chance attraverso le misteriose macchine dei talent e reality show, dietro ai quali si nascondono interessi che rischiano di andare ben oltre la semplice valorizzazione del talento. E poi c’è l’utilizzo del corpo femminile (ovviamente, giovane!), ma questa è un’altra storia.
Le cose cambiano quando il ragazzo, magari appena laureato, cerca di entrare nel mondo del lavoro, magari con un ottimo bagaglio culturale e professionale, faticosamente accumulato attraverso esperienze personali e di formazione. Il discorso qui cambia davvero, proprio perché in Italia sembra essere presente una sorta di allergia alla giovane età. Diverse volte le aziende e, in particolar modo, il Pubblico non sembrano essere molto interessati alle risorse innovative, alla cosiddetta ventata d’aria fresca, alla novità che potrà permettere di fare il salto di qualità, o di rimanere semplicemente al passo coi tempi.
Dinamicità, innovazione, voglia di mettersi in gioco, buone competenze, intraprendenza. Queste caratteristiche – che io definirei qualità – sono spesso nelle mani di quei giovani che credono nel loro futuro, che investono il proprio tempo nella crescita personale e che vorrebbero utilizzare gli strumenti che si sono guadagnati (una laurea, un master, un’esperienza professionale, etc.).
Ma la storia, qui, è più complessa che altrove, in un Italia dove al merito si guarda con troppa poca attenzione.
È vero! Non tutti i giovani hanno l’energia e l’entusiasmo sufficiente per buttarsi nella mischia, ma per coloro che ce l’hanno la strada si prospetta spesso in salita (se non verticale del tutto).
Ciliegina sulla torta. Ci lamentiamo tutti troppo spesso della mancanza di spazio per i giovani, un po’ in tutti i campi. Ma quando andiamo da un professionista siamo i primi ad avere dei dubbi se è molto giovane.
Un po’ di riflessione potrà chiarire le idee!
Marco Papasidero