Una svendita del sé?!
Non è questo il luogo per sermoni o prediche anacronistiche. Ma certamente lo è per l’analisi di quanto siamo abituati – e sottolineo abituati – a vedere. Che il sesso sia utilizzato come veicolo di ogni cosa è chiaro a tutti: ormai nessuno più si scandalizza per una pubblicità “spinta”, per riferimenti espliciti in una trasmissione in prima serata o per il corpo femminile e maschile – ormai è indifferente – messo abbondantemente in mostra in ogni dove. Il livello di “ciò che è permesso” si è alzato notevolmente.
Questa sorta di bisogno di erotismo e sessualità, a volte palesato, altre nascosto più o meno abilmente, sembrerebbe confermato dalle varie “occasioni” online, ultimamente sempre più numerose, che offrono la possibilità all’utente (e non soltanto quello smaliziato) di vivere una notte di trasgressione, “piccante”, con un’altra persona single o con una impegnata. Ognuno è libero di fare ciò che vuole apostroferebbe qualcuno. Ben detto e sacrosanto. Ma se quel livello di permissione si stesse troppo adagiando, divenendo rasente al suolo?
Forse non è il caso di preoccuparsi se le pubblicità di questi “eccitanti” servizi sono posizionate tra le pagine dei siti più comuni della Rete, dal giornale online al portale generalista, completamente e agilmente accessibili a chiunque. Potrebbe ancora non esserci il bisogno di allarmarsi se il numero di persone che ricorre a questi “momenti di evasione” è sempre maggiore. Forse no. Ognuno è libero.
Ma libero di fare cosa? Di decidere di sé, dandosi e prendendosi come la più comune delle merci sul mercato, ormai sotto costo, perché diffusissima. Se un “acquisto” non risulterà gradevole, la seconda volta se ne farà uno più gradito. E se questa sorta di istintuale mercato del sesso fosse il laccio che imprigiona? La catena che riduce in schiavitù (quella del bisogno) e non permette di scegliere con lucidità?
Ognuno è libero. Sì.
M. P.