Tra il fiume azzurro e il Naviglio

Il fiume azzurro nasconde al suo interno centinaia di tesori tutti da scoprire. Esteso alle province di Milano, Pavia, Varese e Novara, il parco offre decine e decine di percorsi, itinerari, curiosità storiche e bellezze naturali.
Oggi mi trovo a Bernate Ticino in un breve itinerario verso Castelletto di Cuggiono.
(Foto: © Francesco Longo)

1. Bernate Ticino

Il Parco del Ticino è un grande parco del nord Italia che si estende lungo il fiume omonimo attraverso due regioni, la Lombardia e il Piemonte.
A seconda della regione il parco si suddivide in “Parco Naturale Lombardo della valle del Ticino”, sulla sponda lombarda e “Parco Naturale del Ticino”, sulla sponda piemontese.
Il parco lombardo è il più vecchio parco regionale italiano data la sua istituzione nel 1973 e ha un estensione di 91000 ettari sviluppati attraverso le province di Milano, Varese e Pavia; il parco piemontese ha invece un’area di 6500 ettari di area e si estende a undici comuni della provincia di Novara.
Oggi mi trovo a Bernate Ticino, un piccolo comune della provincia di Milano, per intraprendere un breve itinerario lungo il fiume azzurro (così come viene chiamato il Ticino per via delle sue acque limpide), il Naviglio Grande e i tesori che questa area racchiude.

Abbazia di Bernate

Scendendo lungo la discesa che dal paese porta verso il Naviglio Grande mi ritrovo sul piccolo ponte dal quale si ha una bellissima vista con le case presenti lungo l’alzaia che riflettono i loro colori nell’acqua.
Oltrepassato il ponte mi trovo davanti una strada che mi conduce direttamente in un piccolo parco dove ho una vista stupenda sull’abbazia di Bernate Ticino.
Le origini della canonica risalgono addirittura al 1186 quando il Papa Urbano III, nativo di Cuggiono, abilita con bolla papale l’insediamento al “Castrum Brinate” dei più antichi canonici regolari Agostiniani Milanesi.

Calendario celtico

La chiesa di San Giorgio si presenta invece in stile seicentesco per via dei numerosi restauri. La parte residenziale della canonica invece, posta di fronte al naviglio, è chiamata Palazzo Visconti, un esempio di costruzione di transizione tra un castello e una villa rinascimentale. Vista da lontano, al tramonto, l’abbazia rievoca periodi lontani, grazie anche al silenzio della zona in cui mi trovo.
Dopo una visita al luogo forse più importante della costruzione, la cripta duecentesca dove venivano chiamati a raccolta i fedeli, continuo il mio percorso verso una piccola stradina di campagna che mi da l’accesso al parco.
Guidato dalla segnaletica bianca e rossa, seguo il percorso E1 che mi conduce alla visita del calendario celtico. Si tratta di un calendario arboreo, usato in questa zona dai popoli celti, basato sui tredici mesi dell’anno lunare (ciascuno di ventotto giorni) con una forte corrispondenza tra elementi come gli alberi, le lettere dell’alfabeto e, appunto, i mesi lunari.

La lanca di Bernate

Al centro della radura c’è una grossa pietra tonda in granito che raffigura i tredici segni zodiacali celtici, mentre il perimetro della radura è contornato da alberi, ognuno collegato al proprio segno.
La strada prosegue in maniera un po’ sconnessa e mi porta all’interno del bosco dove, passeggiando si ha l’impressione di potersi perdere da un momento all’altro, data la fitta vegetazione sempre uguale e il silenzio che si respira tutto intorno. In realtà esiste un percorso tracciato abbastanza visibile e cartelli che ci indicano la direzione.
Arrivo così alla lanca (specchio d’acqua che il fiume invade nei periodi di piena) di Bernate la quale, acquisita circa vent’anni fa dal Parco del Ticino, rimessa in ordine nel rispetto dell’ambiente e dell’ecosistema circostante, è stata fatta divenire un punto di osservazione faunistico molto importante.

6. Castelletto e la villa Clerici sullo sfondo

Il terreno rimane sconnesso lungo tutta la mia passeggiata e spesso rischio di inciampare tra le radici delle piante anche se la causa di caduta più frequente non è dovuta al terreno, ma alla bellezza di quello che ho intorno, che mi fa camminare sempre con gli occhi rivolti verso l’alto o verso lo scorcio successivo.
Superato un piccolo ponticello in legno mi ritrovo di fronte ad una pietra dove è stata affissa una targa commemorativa: in questo punto passarono i 150 mercenari svizzeri chiamati da Papa Giulio II nell’ottobre 1505, per costituire la propria guardia del corpo. Essi giunsero a Roma nel gennaio 1506 dopo aver oltrepassato il lago Maggiore e il fiume Ticino e fu ufficialmente costituita la Guardia Svizzera del Vaticano.
Tornando indietro verso il paese oltrepasso di nuovo il ponte e questa volta mi dirigo verso l’alzaia del naviglio grande, in direzione Castelletto di Cuggiono. L’alzaia è vietata ai veicoli a motore, per questo motivo si può sempre trovare qualcuno fare una passeggiata o percorrerla in bicicletta magari ascoltando un po’ di musica.
Mi ci vogliono circa due chilometri per arrivare a Castelletto e durante il mio cammino penso alla grandiosità del naviglio.
Può sembrare strano, ma fino all’800  il maggior porto italiano per tonnellaggio di merci è stato quello di Milano. Dal XII secolo fino ai primi del novecento i Navigli sono stati la fonte più economica per il trasporto delle merci e per l’irrigazione dei campi. Inoltre da qui passò tutto il materiale necessario alla costruzione del Duomo di Milano, a partire dal 1386.

Villa Clerici

Sempre collegata con il naviglio è l’origine dell’espressione “a ufo” per indicare l’ottenimento di qualcosa senza pagare. Questo perché i barconi che trasportavano merci dovevano pagare un dazio mentre gli unici esenti erano i barconi con la sigla “AUF” (Ad Usum Fabricae). Molti, approfittando della situazione, apponevano sulle loro barche questa sigla per poter passare senza pagare.
Mi accorgo di essere arrivato in prossimità di Castelletto quando, dopo una curva, scorgo in lontananza un piccolo ponte in pietra dal quale, una volta saliti, si ha una vista incredibile: da una parte si può vedere il naviglio scomparire dietro la vegetazione, dall’altra si vede la bellissima Villa Clerici, residenza estiva degli antichi nobili di Cuggiono. La villa è una delle più belle presenti lungo il Naviglio e un esempio di edificio seicentesco che evoca lo splendore nobiliare di quei tempi. Purtroppo ora la villa è abbandonata e inagibile ma fra la vegetazione che la copre per metà si possono scorgere alcune delle 365 finestre presenti, una per ogni giorno dell’anno.
Nel parco del Ticino si possono effettuare decine e decine di itinerari, tutti molto affascinanti e pieni di storia. Il percorso tra Bernate Ticino e Castelletto di Cuggiono è uno dei più brevi ma, forse, anche uno dei più belli e pregni di interessi di ogni tipo. La tranquillità che mi sono trovato tutto intorno, il solo rumore dei miei passi che si addentravano nel bosco è stata un’esperienza unica, sicuramente da rifare al più presto per poter riprovare di nuovo quel senso di libertà che si ha nell’essere soli nella natura.

Francesco Longo

Click Here to Leave a Comment Below