Le butte de Montmartre

Montmartre, capitale della rivoluzione artistica durante la Belle Epoque, custodisce tra le sue vie le emozioni e le bellezze che l’hanno resa  così affascinate. Decine e decine di artisti si sono stabiliti qui, l’hanno dipinta, ne hanno scritto poemi e ora, visitandola, si ha quasi l’impressione che il tempo si sia fermato. (Foto 1, 4, 5: FLickr cc suvodeb, fact244, B. Monginoux; foto 2-3: wikimedia.org)

La basilica del Sacro Cuore

Parigi è una città affascinante, che toglie il fiato, una città che può ammaliare al primo sguardo che si posa su di essa.
Ha un fascino misterioso: credo che sia una delle poche città che ti colpisce al cuore immediatamente, che ti lascia incantato a guardare i suoi grandi monumenti, le sue piazze, le rive della Senna, gli scorci di Montmartre e che al tuo ritorno ti lascia dentro qualcosa di più del semplice ricordo della loro bellezza. Un qualcosa di misterioso al quale non mi sono dato ancora una spiegazione.
Penso proprio che Hemingway avesse ragione nel dire che una volta visitata Parigi, essa ti rimane dentro per tutta la vita.
Fra le decine di quartieri, tutti molto affascinanti e interessanti, ho deciso di visitare a fondo Le Butte de Montmartre (la collina di Montmartre) per vie delle suggestioni che sempre ha suscitato in me questo quartiere.

Le vigne di Montmartre

La mia giornata è iniziata arrivando con la metropolitana alla fermata di Abesses dove c’è l’omonima Place des Abesses e la famosa parete alta dieci metri con scritto “ti amo” in 311 lingue. Da qui, attraverso la lunga e faticosa (almeno per me) scalinata che da Rue Foyatier porta direttamente ai piedi della Basilica del Sacro Cuore sono arrivato finalmente in cima: una comoda alternativa è data dalla funicolare presente nelle vicinanze.
Appena arrivati è sufficiente fare pochi metri per trovarsi nella piccola Rue du Cardinal Dubois dove possiamo avere alla nostra sinistra l’imponente basilica con i suoi bianchissimi marmi che diventano quasi abbaglianti quando il sole ci batte contro e alla nostra destra una bellissima terrazza dalla quale si può godere di un panorama stupendo della città dall’alto: il quartiere è infatti situato sulla collina più alta di Parigi, a 270 metri di altezza.

“Boulevard Montmartre” di Pissarro

Montmartre è un arrondissement (quartiere) divenuto parte della città nel 1860. Prima di allora era un piccolo villaggio indipendente, esente da tasse dalla città e con una propria produzione di vini: per questi motivi il quartiere era già a quei tempi una meta di Parigini in cerca di svago e divertimento.
Prima del suo accorpamento alla città, Montmartre riforniva di vino la capitale: tuttora le uniche vigne di Parigi si trovano unicamente qui, in perfetta armonia con l’ambiente circostante.
La vera anima di Montmartre si formò a partire dalla fine del XIX secolo quando locali e cabaret come il “Mouline Rouge” e “Le Chat Noir” aprirono i battenti dando inizio al periodo più artistico del quartiere e facendolo diventare il simbolo della vita bohemien durante la Belle Epoque.
In quel periodo di sconvolgimenti artistici, “Le Chat Noir” rivoluziona l’idea di concezione dei locali, dato che non si tratta solo di un cabaret, ma anche un caffè letterario e artistico che in poco tempo attira tutta la Parigi amante della poesia, dell’arte e della satira.

Saint Pierre de Montmartre

Si dice che il nome sia stato scelto dal suo fondatore Rodolphe Salis per via della similitudine di caratteri che vedeva tra i gatti e i suoi futuri clienti: liberi, indipendenti e fantasiosi. Altri dicono semplicemente che fu dato quel nome per via di un quadro raffigurante un gatto che trovarono all’interno durante i lavori.
Molti scrittori ed artisti passarono da qui, alcuni molto noti, come per esempio Victor Hugo, Verlain, Emile Zola e Renoir.
Molti di loro, inoltre, attratti dalla bellezza del quartiere, dal suo stile di vita ma anche dalla sua economicità, si stabilirono a Montmartre: artisti come Picasso, Modigliani, Van Gogh e Steinlen fecero di Montmartre la loro casa per brevi o lunghi periodi.
Passeggiando per le sue famose stradine è facile capire il perché della loro scelta: la bellezza delle viuzze, i colori caldi e avvolgenti che si possono ammirare tutto intorno a noi, la tranquillità che si respira in confronto alla frenesia della città sono solo alcuni elementi che possono spiegare l’amore che la gente ha avuto e ha nei confronti di Montmartre.

Terrazza su Rue de Cardinal Dubois

Lasciando la basilica alla mia destra mi sono incamminato verso Rue de Mont Cenis dove dopo pochi passi ho potuto ammirare la chiesa di Saint Pierre de Montmartre, sconsacrata durante la rivoluzione francese e riconsacrata agli inizi del ‘900: in questa chiesa Ignazio di Loyola fondò la Compagnia di Gesù nel 1534.
Dopo pochi metri si arriva nella pittoresca Place du Tertre, ritrovo di pittori, artisti di strada, ritrattisti e venditori ambulanti. Tutto intorno a loro molti negozi e ristoranti davvero caratteristici dove alcuni offrono la possibilità di mangiare all’aperto ed avere una bellissima visuale sulla piazza.
Sono rimasto a Montmartre per tutta la giornata e una delle cose che mi è piaciuta molto fare è stato passare e ripassare fra le strade del quartiere e soprattutto da Rue du Cardinal per osservare Parigi dall’alto nelle varie ore del giorno. Sembrerà banale, ma secondo me all’ora del tramonto Montmartre raggiunge il suo massimo splendore.
Lo stereotipo dei Francesi è quello di essere antipatici e presuntuosi ma durante il mio periodo a Parigi non ho riscontrato nulla del genere. Li ho trovati, al contrario, molto entusiasti e contenti nell’avere migliaia turisti che ammiravano la loro città e che ne restavano incantati.
Forse lo si dice perché i Parigini sono davvero molto orgogliosi della loro città; ma se essere orgogliosi della propria città vuol dire sembrare presuntuosi, permettetemi di dire che se fossi stato parigino forse lo sarei stato anche io.

Francesco Longo

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