Stage shakespeariano
Un pomeriggio incantato al Parco Virgiliano di Napoli
Dalla mordace mente del regista napoletano Riccardo De Luca e con il proficuo aiuto della dinamica regista Iolanda Salvato, è nato uno stage sul linguaggio shakespeariano, in particolare sul “Sogno di una notte di mezza estate”. Otto incontri che hanno dato vita ad una sensazionale performance finale, tenutasi nell’anfiteatro del Parco Virgiliano.
La performance/spettacolo incomincia nell’anfiteatro, scenario della corte dei regali Teseo e Ippolita, dove si scontrano le volontà degli innamorati Ermia e Lisandro, contrastati dalla volontà di Egeo, che vorrebbe la figlia sposata al suo fido Demetrio, a sua volta amata follemente da Elena. Egeo esige che sia stabilita l’antica legge ateniese che vuole la figlia sottomessa alla volontà del padre, pena la morte. Sottoposta a Teseo la questione, il duca stabilisce che venga rispettata la volontà paterna. I due innamorati fuggono nel bosco, seguiti da Demetrio che insegue Ermia e da Elena che insegue Demetrio. Nel bosco fanno le prove anche quattro approssimativi attori della compagnia di mastro Tacchia, che tentano di mettere in scena una tragedia per le nozze di Teseo e Titania, l’antica leggenda di Piramo e Tisbe, i due amanti divisi da un simbolico muro. Il bosco però è il regno della magia di Oberon e Titiania, re degli elfi e delle fate, e del loro folletto, Puck. Ecco che lo spettacolo si trasforma in una stimolante e coinvolgente favola itinerante, ricca di quadri con un comun denominatore, l’amore: ma quale amore? Quello conquistato con la forza ed il potere di Teseo con Ippolita, l’amore del colpo di fulmine dei quattro innamorati, che incantati da Puck si scambiano partner e s’innamorano dell’altro fulmineamente, l’amore bestiale di Titania e Oberon? Gli spettatori sono catturati da un vortice continuo di quadri, misti di energia, mitologia ed erotismo — in fondo il sogno è la più erotica delle opere shakespeariane — e il pubblico segue passo dopo passo il susseguirsi incalzante degli eventi in questo scenario “incantato” del Parco Virgiliano che si trasforma di volta in volta, da semplice parco, in un bosco popolato dai diavoli e dalle streghe dell’inconscio, nel quale regna Puck, non più etereo folletto ma, seguendo l’interpretazione di Jan Kott, uno de maggiori studiosi di Shakspeare, diavolo manipolatore che trasforma uno dei commedianti Nicolaculo in asino per una notte, il tempo di possedere Titania; passando per i boschi frequentati da Demetrio, Elena, Ermia e Lisandro che non riescono a trovare la soluzione al rebus del loro amore.
Alla fine si ritorna nell’anfiteatro, dove i comici, alla presenza della corte, rappresentano la sgangherata commedia, la “farsa tragica” di Piramo e Tisbe. Si ride alla messa in scena dei comici, ma quando Tisbe vedrà il suo Piramo morto suicida perché immagina la sua Tisbe morta, a sua volta si suiciderà per amore. E seppur Tisbe, come ai tempi di Shakespeare è interpretata da un uomo, ecco che la farsa si trasforma in verità tragica, la passione d’amore e il dispiacere dell’amore perduto viene poi scandita da una coreografia mossa dalle note di una magnifica canzone di Fossati che evoca un tempo in cui i due amanti si ritroveranno di nuovo insieme. Ecco che Piramo e Tisbe si alzano e si prendono per mano, ritrovandosi assieme nell’anima del pubblico che “sente” l’universale sentimento di Shakespeare. Assoluta fedeltà all’originale shakespeariano, non solo nell’uso del “blank verse” tradotto in italiano in bellissimi endecasillabi, ma anche nella tematica, che vuole tutti gli altri amori fatui e inconsistenti, e che proprio dove l’amore sembra impossibile, come per Romeo e Giulietta, come per Antonio e Cleopatra, come per Troilo e Cressida, ecco che quel “muro” che divideva i due amanti, che è la vita, viene superato dal sogno, che si fa materia estetica e l’amore appare in tutta la sua maestà.
Adalgisa Cornelio