Spirito di Scozia
L’altopiano del castello di Stirling, dove Maria Stuarda fu regina di Scozia, prelude a morbidi orizzonti… A distanza, persa nel brumoso panorama, svetta la torre dedicata a William Wallace, come una fiamma viva… Profili verdi e testimonianze dello spirito battagliero scozzese riempiranno le atmosfere del mio viaggio. (Foto: © Francesca Desiderio)
Il conforto del whisky: Pitlochry
Sui Grampiani, a Pitlochry, piccola località dal sapore semi-montano, mi inoltro per sentieri solitari per assaporare lande umide e rigogliose. Ho sete di essenza di terra scozzese. Fradicia di umidità, costeggiando campi verdi, supero un edificio fiabesco, come un castello dall’aria grave. Il percorso si fa più allegro, tra fiori straordinariamente colorati e prosperosi sotto questa pioggia fredda. Mi scopro all’ingresso di Edradour, la più piccola distilleria di whisky di Scozia; inaspettato incontro con un altro caposaldo dell’anima scozzese. Alambicchi e cisterne, profumi e aromi selvatici: sorseggio la crema di whishy più buona che abbia mai bevuto, morbida, pannosa, avvolgente, rincuorante sotto questa pioggerella intermittente. Ne sarà mancato di coraggio per affrontare i tempi selvaggi della storia nazionale… quanto scoramento avrà sanato questa dolcezza?
Il passaggio della cristianità: dintorni di Inverness
Ancora più a nord, in un’area prodiga di bellezze, dove il Loch Ness fa da spartiacque tra l’anima civilizzata del sud e l’anima selvaggia del nord, comincio a percepire gli spiriti del passato scozzese. Poco distante dalla tranquilla Inverness, capitale delle Highlands, trovo testimonianze della fede cristiana a Elgin, nei resti senza soffitto della cattedrale gotica, e a Pluscarden Abbey, abbazia medioevale persa nelle campagne, apparsami improvvisamente da un passato leggendario. Alla distruzione di Elgin si oppone la solida compattezza dell’abbazia gotica, dall’interno di pietra e pace. Solo il vento scuote lo scenario, agita le fronde e interrompe l’atemporalità del luogo.
Spettri e castelli
Gli spiriti aleggiano nei castelli circondati da panorami di solitudini. Dell’Urquhart Castle, sulle rive settentrionali del Loch Ness, restano poche pietre a vegliare sulla pacificità del lago, stretto lembo d’acqua che dalle cartine geografiche spicca come un taglio netto.
A nord dimora l’anima più sperduta del Paese, quella dei castelli e dei fiordi, di battaglie e dei suoi spettri, degli imbarchi per le isole, delle coste schiaffeggiate da vento gelido e onde in preda ai capricci delle maree. Il Dunrobin Castle, sulle rive del grigio Mare del Nord, dove branchi di foche vanno a spiaggiarsi, è imponente e fiabesco, in tutta la sua regalità: slanciato verso il cielo, con torri sottili sormontate da tetti semiconici, ricostruito nel XVIII secolo in stile rinascimentale francese dai duchi di Sutherland. Il freddo impera all’interno dei locali; all’ingresso un enorme camino acceso accoglie gli infreddoliti; poi stanze riccamente arredate, dalle cui finestre si vede il giardino di fronte al mare incolore e gelido. Un guardiano mi spiega che scontri e distruzioni tra signori erano la quotidianità in Scozia, solo io mi sorprendo che tutto venisse bruciato e abbandonato, da castelli a chiese, nel migliore dei casi, ricostruito. Nessuna pietà. A piangere, solo le anime defunte di chi vi soggiornò.
Paesaggi selvaggi: Highlands, coste e isole
Dunrobin CastleVerso nord, sempre più nord, sempre più sete di questo grigio che parla di anime disperse nei secoli di lotte feudali. Le Highlands di nord-est, desertiche, sempre più rade nella vegetazione, non ospitano più foreste o boschi di conifere, ma profili ondulati, disegnati con i resti di rare case di pietra, perimetri di roccia rimasti dopo l’allontanamento degli Highlanders. Un’unica carreggiata interrotta da civili passing places e dall’attraversamento delle black face sheeps termina dove il fiato resta sospeso. Il silenzio della terra si rompe dove questa finisce, sulle rive dei fiordi, dove cominciano a parlare il mare e il vento. A Durness, una baia dai colori esaltati dalla luce alta e intensa, il mare è smeraldino e volge al blu verso il Polo Nord.
Sango Bay a DurnessSulla spiaggia di Sango Bay, dove roccioni neri altri due o tre volte un uomo sono lasciati a secco dall’acqua che si ritira per effetto della marea, finiscono le avventure guerresche. Solo gabbiani, pecore e magnetismo. L’aria notturna è gelida, penetra nelle fessure delle finestre, ti sveglia nella notte illuminata a giorno, a fine giugno. Su questo altopiano sul mare, di verde e casette basse dall’aspetto artico, bruca qualche pecorona di lana massiccia, gabbiani e piccole lepri. Passa una notte soltanto e il volto è già cambiato; il mare si gonfia, nuvole uggiose si addensano, il vento smuove le onde e la baia sabbiosa viene inghiottita.
Sull’isola di Skye ho continuato ad assaporare l’antica silenziosità di queste terre morbide. Ho camminato lungo un sentiero, sul crinale di verdi alture, fino a pareti a strapiombo su una piana verdissima, davanti al mare. Nessuna spiaggia dolce, ma solo rocce e sassi, il cielo coperto in modo irregolare. Ancora verde basso, interrotto solo da roccette che emergono, millenarie.
Questa è la Scozia del mio breve pellegrinaggio: antichità geologica combinata armoniosamente con rovine sparse del passato, lasciti umani per metà distrutti o all’abbandono nel cuore di lande floride ma disabitate. Scenari che evocano tempi remoti, di battaglie cruente. Tutto è così sopito. Ne restano ricordi, come l’Eilean Donan Castle, di cinematografica memoria. Facile aspettarsi scricchioli improvvisi o spifferi di vento che parlano all’udito umano come fossero spiriti. Tutto attorno è immobile. Laghetti improvvisi all’uscita di boschetti, colline di verde e di roccia, rovine di torri e castelli.
Tornata a Sud, in un contesto urbano assisterò alla celebrazione degli onori del passato scozzese, al suono delle cornamuse. Nella piccola Peebles, alle porte di Edimburgo, si festeggia una ricorrenza importante, forse una piccola vittoria sugli inglesi sul suolo scozzese. E le cornamuse sfilano lungo la via principale del paese intonando “Scotland the Brave”.
Francesca Desiderio