Appunti su Milano, nei giorni di tregua

La bellezza più sfacciata di altri luoghi d’Italia e lo stile di vita frenetico di questa città hanno sempre offuscato quel che c’è di ammirevole in lei. Indagare per riscoprirlo. (Foto: © Francesca Desiderio)

Via Cappuccio, tra le vie del centro

Quanti hanno spesso pensato a Milano come la città dell’arrogante “so tutto mì“, dell’afa e della nebbia, del profitto e del consumo? Che città è, Milano? Un grande stadio di gente in corsa, una serra soffocante di umidità, il modello di una città dalle architetture miste, dal romanico e gotico di qualche chiesa al neoclassico, dal liberty al fascista, al postbellico di edifici civili…
Milano così poco attenta alla sua estetica, pare ne vada lei stessa poco fiera ogni volta che complica da sé la propria viabilità, imbratta i propri muri, si veste di cartelloni pubblicitari, si ostacola con sensi vietati, zone a traffico limitato, parcheggi per pochi, quartieri e case di stranieri come ghetti.
Milano, collezione “settembre/luglio”. Milano trafficata da milanesi pigri, amanti dell’auto, Milano invasa dai mezzi dei pendolari della provincia, Milano vetrina di un consumismo ostentato per curarsi dallo stress da ufficio. Milano bistrattata da chi vive in altri luoghi né mai penserebbe di emigrarci. Milano inquinata da una congestione di ritmi e orari comuni alla moltitudine, da rendere isterici.  Troppa gente, troppa folla sempre, per le strade e sui mezzi pubblici. Soffocata dallo smog d’inverno, dall’afa d’estate, dall’umidità sempre.

Arco della Pace, sullo sfondo il Castello Sforzesco

Milano, collezione “weekend di luglio/agosto” e “capodanno”. Quando il guerriero riposa e il brulichio si arresta torno a stringere un legame con la mia città. Me ne riapproprio percorrendola a piedi o in bicicletta, e finalmente lo sguardo può permettersi di volteggiare: balconi come baldacchini sulle facciate liberty dei palazzi tra Corso Magenta e Piazza Conciliazione; verde rampicante su bianchi intonaci e viuzze da vecchio borgo tra Via Torino e Piazzale Cadorna. Il quartiere di Brera come un paesino di provincia, dal passo lento. L’oasi di Parco Sempione, dall’Arco della Pace all’Arena, raggiunta da strade sorprendentemente pacifiche, in giorni in cui la loro ampiezza, o la loro scomodità, non minaccia la mia incolumità fisica.
La bellezza di Milano, di per sé aristocraticamente riservata, giace nascosta. Milano non si mostra facilmente; richiede attenzione, ricerca, indagine. Ci vuole la solitudine di Ferragosto per accorgersene. Un’occasione per alzare gli occhi alle eleganti architetture neoclassiche di Piermarini e di epoca austro-ungarica, ai palazzi nobili del XIX secolo, alle chiesette romaniche di piazza San Sepolcro o di piazza San Babila.

Cortile all’interno dell’Accademia e Pinacoteca di Brera

Sarà il freddo da cui deve difendersi, il motivo per cui Milano conserva con zelante discrezione tante gioie: cortili, portoni, androni. Nell’Università degli Studi di Via Festa del Perdono, nell’Università Cattolica, all’Umanitaria si può ritrovare la bellezza di appartati chiostri. In Stazione Centrale, recentemente restaurata, gli occhi non vanno ai cartelloni degli orari di partenza e arrivo dei treni ma ai soffitti delle gallerie, ai loro fregi e decori, alle lampade in Art Déco, sino a rivivere i primi decenni del secolo scorso.
I gioielli ci sono, ma non si vedranno con facilità. Tanto più che a Milano non interessa competere su questo piano col resto del Paese, non è da lei guardarsi indietro, fermarsi al suo passato. Sguardo fiero, alto, si muove verso l’avvenire. C’è il nuovo polo fieristico, i progetti di Renzo Piano e quelli per l’Expo 2015…

Lampade Déco sulle pareti della Stazione Centrale

È questo suo giocare tra passato e futuro che mi ha trasmesso vita. Vita, tra il classico della tradizione musicale scaligera e il moderno dei concerti di musica jazz al Piccolo Teatro. Il rifugio nel religioso silenzio del gotico Duomo e il clamore delle fiere del design mondiale. Corsi civici di lingue orientali e conferenze sui progetti dell’Unione europea, per aprire la mente ad altri orizzonti. Passato e avanguardia, sacro e profano, italianità ed esterofilia si fondono nell’anima di Milano, che ha saputo infondermi passione e interesse per la varietà.
A chi non crede plausibile l’elogio di Milano va il mio invito a soggiornarvi quando tutti la abbandonano. Ai milanesi, laboriosi e comprensibilmente distratti dalla frenesia quotidiana, va il mio invito a rispettarla e a salvaguardarla.

Francesca Desiderio

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