Morire di crisi

Morire di crisi

Morire di crisiLa notizia dei due anziani coniugi che si sono tolti la vita perché non ce la facevano più ad andare avanti economicamente è giunta come un fulmine a ciel sereno: ci ha ricordato che si può non farcela, che alla fine i soldi, così come ce l’alleggeriscono, ci posso distruggere la vita.
Però la crisi, il lavoro che non c’è, gli esodati, le difficoltà che quotidianamente ci fanno credere che senza quei pezzi di carta non siamo nulla e non possiamo fare niente, non sono l’unico problema.
C’è un ostacolo ancora più profondo, ancora più insidioso, ed è la mancanza di speranza, la disperazione di sentirsi soli in un mare di difficoltà; è ovvio che, per chi non ha materialmente il denaro per pagare l’affitto, le bollette, i debiti, fare la spesa e sta subendo un pignoramento, non è facile vedere la via d’uscita, ed è semplice sentirsi ingoiato da una melma densa che toglie il respiro.
I due coniugi avevano chiesto aiuto, ma il fatto di dovere entrare in contatto con i servizi sociali, facendo venir meno così la loro “dignità”, li ha spinti a mollare, a decidere che forse morire avrebbe evitato la gogna, che sarebbe stata la soluzione, la fine di ogni dolore.
Mi spiace che abbiano scelto di riununciare, di non lottare, nonostante il loro dramma, nonostante ciò che sembrava insormontabile; vivere a volte è la scelta più difficile, pur con tutte le sue avversità; spero che tutti coloro che si trovano in simili condizioni abbiano il coraggio di accettare l’aiuto degli altri, perché non c’è nulla di male, non è un disonore anzi è segno di grande forza. Alla fine alla base della nostra vita dovrebbe esistere la collaborazione, la condivisione. Impariamo a dare, ad aiutare chi è in difficoltà, a chiedere, a bussare alla porta del nostro vicino.
Mi rivolgo a tutti quelli che pensano di “affogare”: continuate a sperare, lottate; gridate il vostro dolore, non lasciate che nelle vostre menti vinca la disperazione, la fine, non lasciate che la realtà vi schiacci.

Amalia Papasidero

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