L’arte di Francesco Cozza, Gregorio e Mattia Preti

Dalla Calabria a Roma
Il 16 dicembre è stata inaugurata a Catanzaro, nel Complesso Monumentale del San Giovanni, una vasta rassegna espositiva sui pittori calabresi maggiormente attivi a Roma: Francesco Cozza, Gregorio e Mattia Preti. La mostra è stata voluta dalla Regione Calabria e dalla città di Catanzaro, con il contributo del Comitato Nazionale per le celebrazioni del III centenario della morte di Mattia Preti, ed è stata organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Storico Artistici ed Etnoantropologici del Lazio. Proprio a Roma, infatti, a Palazzo Venezia, è stata allestita in diretta continuità un’esposizione dedicata a Francesco Cozza.

Francesco Cozza nacque a Stignano (Reggio Calabria) nel 1605, e si trasferì a Roma alla fine degli anni venti del secolo, per frequentare la bottega del Domenichino, acquisendo i caratteri stilistici del classicismo bolognese e gli influssi del Naturalismo caravaggesco. A Roma, Cozza è molto apprezzato dalla committenza romana, infatti, svolge numerosi lavori: presso Palazzo Origo, con un fregio e un affresco con eroine dell’antichità su commissione della famiglia proprietaria; a Palazzo Altieri, dove si trovano due affreschi raffiguranti l’“Autunno” e l’“Inverno”, per il cardinal nipote Paluzzi Altieri; nella Cappella di S. Giuseppe al Pantheon, poiché, aggregato alla congregazione dei Virtuosi del Pantheon, gli furono commissionati due affreschi, raffiguranti l’“Adorazione dei pastori” e l’“Adorazione dei Magi”; presso Palazzo Doria Pamphilj (Valmontone) troviamo un affresco sulla volta del salone dedicato all’“Allegoria del Fuoco” e all’“Allegoria dell’Asia”.
Sempre a Roma, nella congregazione dei Virtuosi del Pantheon, conosce Gregorio e Mattia Preti, che lo definì uno tra i più eccellenti pittori di Roma.
Un soggetto fortunato nell’attività artistica di Cozza è “La Madonna del cucito” (Foto 1); fu più volte replicato dall’artista, come anche “Fuga in Egitto” (Foto 2).  Il primo esemplare, trafugato, fu eseguito per la Cappella Passari della chiesa di San Bernardino a Molfetta. Il soggetto è inconsueto per la rappresentazione di Maria impegnata nell’attività del cucito. Per quest’opera si è parlato di contatti con il purismo del pittore napoletano Pacecco De Rosa, ma il confronto più diretto è con la pittura di Sassoferrato.
L’unico dipinto della mostra con soggetto paesaggistico è del Cozza, intitolato: “Paesaggio con castello e pastore”, che riprende il linguaggio del Domenichino attraverso alcuni elementi, come le figurine del pastore e del suo gregge e la compagna romana con i suoi casolari.
Mattia Preti (Taverna 1613- La Valletta 1699) raggiunse il fratello Gregorio a Roma, dove ebbe l’opportunità di ammirare le opere del Caravaggio ed entrare nella cerchia degli allievi di Bartolomeo Manfredi. Ma il soggiorno a Napoli nel 1656 fu determinante; infatti nella seconda metà del secolo la pittura napoletana assunse un carattere più maturo grazie al suo prezioso contributo.
Fra le esperienze figurative della sua formazione, fu importante la rivoluzione caravaggesca, alla quale si aggiunse il cromatismo veneziano, assimilato durante il soggiorno nella città lagunare. Ancora più stimolante fu la conoscenza di Lanfranco e Guercino, dalle cui opere emiliane trasse gli effetti compositivi spettacolari e il tono impetuoso.
Nel percorso espositivo troviamo una splendida pala d’altare di Gregorio e Mattia Preti, commissionata a Roma da Tommaso Negri d’Emanuelli, intitolata: “Matrimonio della Vergine” (Foto 3), destinata alla chiesa di San Giuseppe di Grosio (Sondrio). Quest’ opera, per la quale si suppone che Gregorio fu influenzato da Cozza, risulta essere fondamentale nel chiarimento di uno dei periodi oscuri della loro comune attività.
Un altro dipinto attribuito ai due fratelli è “Pilato che si lava le mani”, che rappresenta un punto di riferimento per la ricostruzione delle vicende della bottega comune dei fratelli Preti.
Opera di Mattia Preti è, invece, “La Deposizione dalla Croce”, che si colloca a metà degli anni Settanta, nella fase matura dell’attività artistica. Ne sono pervenute varie copie, poiché l’originalità della composizione e l’intensa carica emotiva dovettero impressionare il gusto dell’epoca. Lo scorcio delle immagini dipende dalle influenze di Lanfranco e Guercino, e proprio da quest’ultimo riprende la luce, che appare come una tessitura cromatica brillante.

L’evento è accompagnato dal catalogo della mostra, che illustra il percorso espositivo, e dalla presentazione dell’Opera completa di Francesco Cozza, editi entrambi da Rubbettino e interamente finanziati dall’Assessorato alla cultura della Regione Calabria.
Sono previste, infine, conferenze di studio delle quali sarà diramato opportuno elenco.

                                                                                                     Silvia Santoro

Francesco Cozza, Gregorio e Mattia Preti.

Complesso Monumentale del San Giovanni – Catanzaro, Corso Giuseppe Mazzini
Aperta fino al 15 marzo 2009.
Aperto tutti i giorni, escluso il lunedì – dalle 10.00 alle 19.00
Ingresso libero

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