La armi di Julio Florencio Cortázar

Dal fantastico all’esistenzialismo

I racconti dello scrittore argentino Julio Cortázar manifestano, inequivocabilmente, un denominatore comune: il desiderio di ritrarre una realtà che trascenda l’immagine che comunemente si ha di essa, delineando l’incontro-scontro tra le due dimensioni che, complementariamente, la compongono. In altre parole, la prosa breve di Cortázar ruota attorno alla collisione tra un piano razionale e logico, l’unico che l’uomo sembra qualificato a scorgere o, quantomeno, ad accettare, ed il piano dell’irrazionale e straordinario.
Pubblicato per la prima volta nel 1959, Le armi segrete (Cortázar, Julio. Le armi segrete. Einaudi editore. Torino, 2008. € 9,50) si apre con uno di questi racconti che, sulla scia delle due precedenti raccolte, descrive l’incursione del fantastico nella quotidianità dei protagonisti in una maniera tanto naturale da non apparire come elemento irreale. I protagonisti di Lettere di mamma, Luis e Laura, per buona parte della storia agiscono in un contesto più che mai ordinario: questioni relative alla loro vita di coppia, ai problemi  con la famiglia lasciata a Buenos Aires per fuggire a Parigi dopo lo scandolo del loro matrimonio (Laura era, infatti, fidanzata col fratello di Luis, all’epoca gravemente malato ed ormai defunto), la senilità della madre di lui…Le lettere di quest’ultima riportano, puntualmente, i due coniugi nel passato da cui sono scappati. Un giorno, una di queste lettere, senza alcun preannuncio, nella trama o nello stile, che avvisi il lettore, riporta Nico, il fratello morto, nella quotidianità di Laura e Luis. Non un fantasma, non un incubo: semplicemente Nico. Semplicemente, il fantastico giunge nella realtà.
Le bave del davolo (racconto che ispira il regista Michelangelo Antonioni per il suo celebre Blow-up) e Le armi segrete (racconto conclusivo, che dà il titolo alla raccolta), ciascuno a modo suo, ripropongono la tematica dello scontro-incontro tra dimensioni opposte, presentato in maniera naturale, quasi silenziosamente, da parte dell’autore. Nel primo (che, per altro, è leggibile anche come un brillante manifesto della poetica cortazariana) il fantastico si presenta sotto forma di una foto che prende vita. Nel secondo si profila come sovrapposizione di mondi ed epoche diverse, in un continuo andare e tornare dall’una all’altra. Il lettore di Cortázar è sempre invitato ad entrare nei mondi narrati e a lasciarsi condurre fiducioso attraverso una trama apparentemente ordinaria per poi essere lasciato spiazzato dinnanzi all’intervento, inaspettato, del fantastico.
Il secondo ed il quarto racconto esulano da queste modalità di rimodellare la realtà attraverso la manifestazione della componente extra-ordinaria, segnalando la poliedricità dell’autore. La sua produzione fantastica vuole criticare e smascherare la consuetudine automatizzata, in particolare puntando il dito contro la vacuità della borghesia e della sua realtà prestabilita e conformata. In I buoni servigi il fantastico viene meno e la veste surreale è indossata proprio tali stereotipi di vita: l’ipocrisia dei “padroni” borghesi è tanto incredibilmente straordinaria che la “serva” confonde una presa in giro con una manifestazione d’affetto; è tanta che i cani hanno diritto ad una stanza tutta loro con un materasso a testa, o, meglio, muso, mentre alla “serva” spetta una misera e scomoda sedia, senza che possa bere o mangiare per ore e, finito il lavoro, deve addirittura attendere il comodo dei “padroni” ubriachi prima di essere pagata. E questo è solo l’inizio: la necessità di rientrare negli schemi porterà il racconto ad un risvolto tanto inconsueto quanto inatteso.
Infine, Il persecutore, biografia romanzata del celebre sassofonista jazz Charlie Parker, è forse il racconto più delicato e diverso della raccolta. Diverso poiché inaugura il passaggio dello scrittore da una narrativa prettamente fantastica ad una più esistenzialista, che si sviluppa attorno all’essere umano in quanto tale ed alla sua ricerca di un significato ultimo. Lo scontro tra fantastico e reale, quale rappresentazione della realtà autentica, cede il passo ad una sensazione d’incompletezza che segna la vita del sassofonista. E solo la musica gli consente di accedere alla realtà altra ed assoluta che egli anela, ovvero di trascendere i limiti spazio-temporali imposti dalla logica umana. «Questo lo sto suonando domani» afferma Johnny Carter, alias Charlie Parker.

Silvia Blakely

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