Pesca

In un mondo che pesca la vita

Nel mondo l’arte della pesca ammalia e impegna l’uomo ogni giorno. Racconta di pazienza, fiducia e attesa davanti al filo immerso, alle prese con le maglie delle reti da riparare, e di mani fradice di acqua fredda. Uomini che sperano, pescando nel mare il proprio futuro, lungo scorci di momenti di un viaggio che regala il profumo del sale e una speciale consistenza alla vita. (Foto: © Beatrice Sartini)

Alle prime luci dell’alba su Fano, alcuni uomini iniziano a pescare nel Mare Adriatico secondo la tradizione della tratta.

Alle prime luci dell’alba su Fano, alcuni uomini iniziano a pescare nel Mare Adriatico secondo la tradizione della tratta.

Un’attività nel mondo sembra racchiudere in sé la magia della vita, avvolgendo l’uomo come l’acqua che circonda l’amo immerso in profondità. Una tradizione, un rito, un modo di vivere, una professione. È la pesca.
Una rete viene lanciata e ritirata a ricordare la vecchia maniera in cui una volta si poteva pescare, rievocata ancora oggi nella tratta. Una rete grande, che abbraccia un ampio lembo di mare, via via si stringe per chiudersi arrivata a riva. Una pesca di comunità, quando la gente si riuniva alla ricerca di un cibo prezioso e nutriente, fatta di imbarcazioni povere, della forza delle braccia nude e quella dei piedi per non far scappare via il pescato da sotto le maglie della rete, mentre il sole giovane rischiarava il cielo del nuovo giorno.
È ancora notte, il freddo e il vento sono pungenti. Una barca salpa dal porto nel buio e vi fa ritorno prima dell’alba. Trasporta uomini che profumano di salsedine, con gli occhi lucidi e traboccanti di vita, le narici tirate e il volto segnato dalla stanchezza, che calzano stivali alti di gomma e un grembiule allacciato dietro la schiena, viscido di gocce spesse e salate.

Sotto i raggi ormai alti del sole del Salento, un anziano pescatore è impegnato ad aggiustare le sue reti sulla banchina del porto di Gallipoli.

Sotto i raggi ormai alti del sole del Salento, un anziano pescatore è impegnato ad aggiustare le sue reti sulla banchina del porto di Gallipoli.

Con le mani grandi e muscolose ritirano i frutti della loro ricerca, in gesti duri e appassionati seppure in meccanica ripetizione. In squadra, gridano per raccogliere il peso delle reti cariche di vita del mare, affrettandosi per accoglierla nella stiva, che ne mantiene intatto il valore e la preziosità. Un’espressione profonda addolcisce gli sguardi induriti e maturati dal lavoro pesante; sembrano sempre un po’ anziani nella sapienza della loro arte, quando restano in equilibrio sulla barca attraccata che dondola forte, al lamento delle corde di nodi spessi che gridano stirandosi.
I pescatori siedono a terra sulla banchina del porto, fra il tanfo di pesce imprigionato nelle maglie delle reti che si seccano al sole. Ne riparano il disegno (le maglie) con l’aiuto di tutto il corpo, così minuziosi e altrettanto concreti al tempo stesso. Si riposano su un secchio-sgabello, pulendo il pescato un pezzo alla volta, mentre il sole ormai alto riscalda la stanchezza del corpo e disegna sui loro volti la storia degli infiniti incontri col mare. Quelli in cui le gocce, il vento, la salsedine impreziosiscono i pensieri che li accompagnano nel passaggio dalla terra al mare, quasi un trasporto dal terreno al divino: graditi ospiti di una consistenza che non gli appartiene, possono scivolare sulla sostanza leggera e forte dell’acqua, possono navigare nella sua energia, possono abbandonarsi alla sua infinita potenza, possono specchiarsi nella sua trasparenza.

Una statua raffigurante s. Andrea, protettore dei pescatori, situata nel nuovo porto canale di Senigallia, sulla costa Adriatica.

Una statua raffigurante s. Andrea, protettore dei pescatori, situata nel nuovo porto canale di Senigallia, sulla costa Adriatica.

Nel loro andare e tornare, sono baciati e sorvegliati dallo sguardo vigile di s. Andrea, protettore dei pescatori, che ne controlla partenza e ritorno all’imboccatura del canale del porto. Ne attende il rientro, come una Penelope instancabile, come quelle mogli che ancora oggi li riabbracciano al ritorno a casa, ne asciugano gli abiti fradici e si mettono all’opera per rendere gustosi i frutti del loro lavoro.
Complice l’acqua, grande mantello sulla superficie della terra, passeggiando sui bordi che si affacciano sul mare capita spesso di incontrarne di solitari: partiti da casa fischiettanti abbracciando canna e ami, scelgono un punto che ispiri loro fiducia. Se ti fermi in silenzio alle loro spalle, puoi scoprire che sanno captare l’esatto punto dove godere del panorama migliore. Se ti concedi il tempo di fermarti dietro a uno di loro in silenzio, per nulla in cambio puoi usufruire della sua esperienza nello scovare l’oasi di pace che lo accompagnerà nell’attesa di cui neppure lui conosce la durata.

Così piccolo, un pescatore si affaccia sull’infinità dell’Oceano Pacifico che bagna Sydney, gustando in pace la sua passione e uno spettacolo naturale straordinario.

Così piccolo, un pescatore si affaccia sull’infinità dell’Oceano Pacifico che bagna Sydney, gustando in pace la sua passione e uno spettacolo naturale straordinario.

Presto o tardi arriverà il momento in cui guizzerà come il pesce abboccato al suo amo, nell’istante in cui uno strattone l’avrà svegliato, e girerà velocissimo il mulinello per trascinare a sé quella forza sconosciuta, che lotta per rimanere nel suo mondo. Se sarai ancora lì, assisterai a un duello impari e crudele, tra due mondi che ormai vicini lottano tra loro. Quando terrestre e marino si incontrano, la collisione vede le mani stringere le squame ruvide e portare quel corpo arrabbiato e ancora testardo di vivere nel secchio. Talvolta, però, accade altro. Quelle stesse mani sfilano l’amo con tutto il tatto possibile, in un incrocio di sguardi diversi che sembrano accarezzarsi e fissarsi, attenti al prossimo gesto. Che lascerà la preda libera di rituffarsi nel suo mondo, dopo un contatto delicato e sovrannaturale.
L’uomo che pesca forse cerca semplicemente la vita, e la incontra in un essere altro da sé. Il proprio futuro e quello dell’altro si toccano. Trovata, talvolta l’uomo lascia che la vita ancora sia.

Beatrice Sartini

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