Il “tocco poetico” di Sandra Volpentesta

Una giovane poetessa che utilizza una poetica che parte dal dato comune e quotidiano, rielaborato in maniera innovativa. Sensazioni (come il silenzio, le tenebre, la distanza) che normalmente danno origine a emozioni negative, ma che, per la Volpentesta, assumono un risvolto estremamente positivo. Uno stile indefinito, pieno di attesa, volto a dare al lettore una sensazione di incompletezza che lo spinge, continuamente, alla lettura del componimento per cercarne il punto d’arrivo.

Sandra Volpentesta (nome d’arte Cuore di fuoco) comincia a scrivere poesie all’età di dodici anni, aiutata dalla mamma che le insegna l’uso corretto della lingua italiana. La sua prima poesia si intitola “il Mare” e da allora non smetterà più di comporre. Oggi ha ventitre anni e studia Economia. Vive a Ladispoli, vicino Roma. Ha partecipato a numerosi concorsi, tra cui il “Premio di Poesia Scrivere 2010” presso il Comune di Roma.

Gli elementi da cui trae ispirazione per scrivere sono quotidiani, di tutti i giorni. Dice di non prediligere nessun poeta della scena contemporanea. Sogna però di essere una scrittrice e un giorno di poter raccogliere le sue poesie in una pubblicazione vera e propria.
Le tematiche affrontate dall’autrice sono perciò quotidiane e già passate in rassegna dal mondo della poesia, ma sono trattate in maniera biunivoca e innovativa. Intanto Sandra ci lascia sempre il dubbio della duplice (o libera) interpretazione. Inoltre utilizza uno stile che ci comunica attesa e incompletezza, quasi come se spettasse a noi completare le sue poesie, metterci del nostro.

Abbiamo selezionato tre componimenti che vorremmo analizzare e commentare:

Il Silenzio

Rimango in silenzio…
accarezzando la mia anima…
sottili battiti nell’aria volano
all’orizzonte della vita…

Rimango in silenzio per assaporare questi fili d’argento
che rimangono nell’aria…
come ragnatela appesa ad un fiore esile…

Sono leggeri questi passi delicati sull’asfalto…
rimango lì… come gocce di rugiada sui petali di rosa…

La poesia, a detta dell’autrice, sembra malinconica, ma in realtà vuole mostrarci gli effetti che il silenzio provoca in ognuno di noi. A volte l’assenza di rumori ci fa paura, ma suscita anche delle forti emozioni. In realtà nel silenzio ci sentiamo più vivi, perché ascoltiamo il nostro respiro.
Le poesie di Sandra Volpentesta sono ricche di sospiri e puntini di sospensione, come se ci fosse una costante attesa. A mio parere è questo il tocco più innovativo dei componimenti, che, per il resto, raccontano situazioni abbastanza usuali.
Questa poesia in particolare è nata con Sandra che scruta fuori dalla finestra della sua camera, in una giornata nuvolosa, fredda e malinconica. Nella poesia c’è un accostamento interessante: la natura (fiori, ragnatela, rugiada, rosa) viene paragonata all’asfalto. La strada, simbolo della liberazione dell’uomo che può andare dovunque voglia, si contrappone alla ragnatela, statica, ma resistente, capace di affrontare le difficoltà della vita nella sua imperturbabilità. I fiori e la rugiada sono messaggi positivi: il fiore lascia il suo profumo nell’aria, la rugiada riflette la luce che, scomposta, attira tutti i colori.
Il silenzio quindi ci costringe a ragionare per immagini, meditando la grandezza delle parole. Il componimento sembra non finito, effetto voluto dall’autrice.


La Tenerezza

In questa notte,
ricoperta di silenzi…
piccoli silenzi che sanno…
portarmi da te…
in questa notte
dove tutto tace,
dove tutto resta in silenzio,
aspettando sotto le coperte
il tuo abbraccio…
il tuo bacio…
in questa notte dove i pensieri vanno a dormire…
e il buio circonda questi occhi stanchi
di vedere il sole e le nuvole svanire con il vento…
dove il tramonto si è nascosto in quei piccoli
batuffoli di colori sereni…
in questa notte
sento il cuore tenero,
piccolo che mai…
sento il tuo calore,
il tuo odore invadere me…
in questa notte che sussurra…

“RESTAMI ACCANTO”
MIO TENERO GERMOGLIO DI PRIMAVERA…

TI VOGLIO BENE…

La notte per Sandra acquista un aspetto del tutto positivo. Non è più il momento degli incubi, dell’insonnia, dell’oscurità “alla Baudelaire”, ma diventa un momento intimo di riflessione. In questo caso specifico vuole avvicinarsi meglio col pensiero a chi le sta più vicino. Sandra parla di piccoli silenzi e della notte dove tutto tace portando in opposizione le sue parole, le parole della poesia e dei nostri pensieri che attivano la nostra immaginazione. L’autrice dice di aspettare con ansia il momento in cui si coricherà per sognare ad occhi aperti. È il momento infatti in cui vengono a galla i nostri desideri più intimi e nascosti.
Questa poesia comunica un certo senso di distanza, ma non è una distanza che porta sofferenza. È una distanza forte, ponderata e in qualche modo accettata dall’autrice. I silenzi della notte, infatti, come dice, sanno portarmi a te.
Eppure, a un certo punto, i pensieri vanno a dormire… e il buio circonda questi occhi stanchi. Il sole tramonta del tutto e noi, allora, ci immergiamo in un sonno appagante che ci porta in una dimensione diversa, i cui pensieri, prima di addormentarsi, hanno definito il limite.

Emozioni in Bianco e Nero

Un tocco leggero sfiorava le mie guance tiepide…
quel tocco che non lascia un segno… in superficie…
quel dolce tocco… che sussurra… “ho voglia di incontrarti nei giorni
avvenire…”

In quei giorni dove la rugiada emana un dolce tepore nell’aria…
e solo accarezzando la mia anima, che mi ritrovo a dover
combattere per vivere… come  un frammento di luce… fra le nuvole…
quella melodia attraversava il silenzio nel deserto… affannoso di
correre per le strade della città… in una notte invernale…

Quel dolce tocco… ha attraversato mille parole, mille sguardi spenti,
mille emozioni che hanno davvero lasciato un segno del cuore.
Quel tocco che ancora è nell’aria, che si fa sentire piano e delicato,
che passa indifferente, nei gesti, nei giorni di gelo…

Sì… proprio quel tocco… ha scavato nei nostri cuori tante emozioni…
e ha lasciato dentro noi… orizzonti da guardare ancora….
per riempirli di piccole sfumature di mille colori…
quel tocco di un piccolo angelo… che ha bisogno di noi…
per sfiorare ancora una cometa dal cielo… per illuminare questo
buio… che invade l’universo… senza pace e amore…

Il sentimento centrale di questo testo è l’amore, ma questa volta descritto con due tratti compositivi opposti: il bianco e il nero.
L’autrice afferma che in questa poesia è chiara la voglia di combattere, di andare avanti rispetto alle difficoltà della vita.
Quando Sandra parla di tocco, parla forse della solitudine che affligge generalmente le persone, intesa come emozione universale, e il messaggio di fondo che ne possiamo dedurre è quello di essere sempre amorevoli nei confronti del prossimo. Eppure è anche un tocco che ha molto di personale perché non lascia un segno… in superficie.
Dal componimento emerge che bisogna saper cogliere da ogni persona degli elementi che nutrano la nostra personalità (tocco di un piccolo angelo). Eppure lei accosta due colori neutri ma opposti (il bianco e il nero). Le emozioni che ci vengono trasmesse dagli altri perciò non sono sempre bianche (pure e positive) ma anche nere (forti, violente, a volte negative).
Ho trovato molto interessante i versi solo accarezzando la mia anima, che mi ritrovo a dover / combattere per vivere… come  un frammento di luce… fra le nuvole… V’è una lotta quindi tra l’interiorità dell’autrice, preponderante e assoluta, che lei vuole combattere in qualche modo, per riuscire a vivere una vita “normale”, e l’autrice stessa. I sentimenti vengono perciò repressi, alla luce dei doveri quotidiani, e vengono stesi su carta ogni volta che decide o sente di dover scrivere una poesia. Allora Sandra ci comunica le sue emozioni e lo fa volendo parlare di un tocco. Una carezza, che non è astratta e fredda come un pezzo di carta con una poesia, ma è un gesto reale, caldo, affettuoso.

Ester Franzin

Foto: http://www.flickr.com/photos/lastellablu/3359620774/

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