Il senso dello studio
Incontri e vicende di questi ultimi giorni mi hanno portato a fare una riflessione interessante, relativa, ancora una volta, all’insegnamento. Ho pensato così alle migliaia di insegnanti che preparano i ragazzi italiani nelle scuole medie inferiori e superiori. Ho pensato ai docenti universitari e alla loro ampia preparazione accademica, al loro percorso di ricerca, alla loro attività didattica.
Ma in tutto questo c’è qualcosa che non torna. I professori a scuola e i docenti universitari nelle loro aule spendono gran parte del tempo didattico ad “insegnare” la Letteratura, la Scienza, la Matematica, il Diritto. Compiti in classe, relazioni, interrogazioni, esami, voti. Un impegno non indifferente per i nostri alunni, che studiano per… per che cosa? A cosa serve studiare, qual è il senso dell’andare a scuola o del frequentare una facoltà universitaria?
Be’, se mi sto ponendo questa domanda è perché non sono sempre sicuro che gli studenti abbiano una risposta giusta… o almeno una risposta.
L’istruzione a cui siamo abituati trabocca di nozioni, ma è carente di passione, è colma di dettagli, schemi, strutture e teorie, ma spesso difetta di analisi dirette, spirito critico e giudizio ragionato. Nei licei si “corre” dietro agli studenti per fargli conoscere tutta la vasta letteratura italiana, ma poi, questi studenti (e soprattutto i loro insegnanti) sanno a cosa serve la letteratura e perché è tanto importante insegnarla?
Nelle università i professori offrono nei loro programmi di studio saggi e ricerche approfondite, particolari. Ma i loro alunni hanno realmente capito i problemi generali (ancora prima di quelli particolari) e sono in grado di motivare la scelta di una facoltà anziché di un’altra?
Alla fine ho temuto, riflettendo, che molti dei nostri ragazzi non abbiano ancora capito perché studino (sperando che non la facciano soltanto per un pezzo di carta). Allora la domanda va girata prima di tutto a coloro che hanno l’arduo compito di formarli, i docenti, nella speranza che loro sappiano dare una risposta. Perché studiare?
Marco Papasidero