Il diritto di vita degli animali prima ancora delle tradizioni umane

Il Ministro del Turismo richiama ad un’attenzione maggiore sulle condizioni degli animali partecipanti alle varie manifestazioni popolari.

Il termine Palio deriva dal latino “pallium” che stava ad indicare il drappo di stoffa che si guadagnava il vincitore di una gara. Per estensione, per Palio si intende la corsa stessa disputata tra contrade di una città. Il terreno di gioco, solitamente la piazza della città, ospita una competizione i cui protagonisti, o meglio le vittime del gioco, sono cavalli o altri animali; in alcuni casi neutri mezzi di trasporto, come le barche.
Si tratta di una manifestazione sentita e voluta dal popolo, il quale partecipa attivo alla corsa, che rievoca le antiche tradizioni del popolo senese, nel caso del Palio di Siena, con regolamenti precisi risalenti al 1644 e tuttora vigenti.

Folla durante il Palio di Siena

Niente quindi ha il pretesto di spettacolarizzare le tradizioni medievali per mero scopo turistico per renderle fruibili ad un pubblico moderno, nonostante il Palio attiri ogni anno migliaia di spettatori forestieri. È pura rievocazione storica.
Che si parli del Palio di Siena o delle altre centinaia che si svolgono in tutta Italia, si tratta in ogni caso, a detta delle associazioni animaliste, di manifestazioni dannose per i cavalli che sono costretti a parteciparvi.
Oltre agli incidenti in pista, infatti, tutta la vita dei cavalli impiegati nelle gare è disseminata di soprusi e sofferenze. Difficile pensare di lasciar “libere e felici” le bestie di correre in ambienti ostili e pericolosi alla loro stessa salute!
A dimostrazione dell’innaturalezza che colpisce questi animali, il reggi-lingua applicato nelle fauci del cavallo, strumento che impedisce, durante lo sforzo, posizioni irregolari della lingua che potrebbero determinare difficoltà di respirazione. L’imposizione di questo strumento nelle gare, volute dagli uomini, dà prova degli eccessi e dell’esasperazione cui sono costretti gli animali.
Inoltre, allo scopo di ottenere una vittoria – quella del fantino, non certo della povera bestia – il cavallo deve essere sottoposto a continui allenamenti.
Ad aggravare la loro condizione fisica e psicologica, il doping, quale mezzo per ottenere migliori prestazioni in campo, che spinge gli animali oltre le loro stesse capacità di forza e di controllo con la conseguente possibilità di aumentare episodi spiacevoli che arrivano talvolta fino alla morte. Vero è che la questione del doping imperversa bene o male in tutti gli sport, ma se nelle discipline sportive sono gli atleti stessi a decidere ciò che è meglio o peggio per la loro vita, qui gli animali sono vittime totalmente indifese di maltrattamenti da parte di terzi. Terzi a volte non molto lontani dall’essere bestie!
D’altronde, imporre regole severe e giuste toglierebbe il divertimento ai fanatici del palio!
È nell’ottica di queste considerazioni che va ascoltato l’intervento del Ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, circa il monito a valutare effetti positivi e negativi di manifestazioni che, come il Palio, coinvolgono in primo piano gli animali.

Da convinta animalista ma senza dimenticare il suo ruolo al Governo in tema di Turismo, si appresta a precisare, per quanti l’hanno attaccata, di non aver proposto l’abolizione di questo tipo di manifestazioni, quanto piuttosto di voler far chiarezza sulle modalità di svolgimento delle stesse e di valutare i benefici che arrecano all’economia del paese. Lo scopo: quello di tutelare sia gli animali coinvolti sia il patrimonio di tradizioni popolari che ci rendono famosi in tutto il mondo.

D’altro canto, ciò che si vuole evitare è sicuramente la pubblicità negativa del paese che scaturisce dal passaparola di internet riguardo episodi di violenza sugli animali.
E, se la Catalogna è arrivata a rinunciare alla Corrida, il nostro Paese non può essere da meno, eliminando eventuali manifestazioni che ledano i diritti degli animali.

Giulia Ferioli

La foto è tratta da http://www.flickr.com/photos/kloppster

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