San Rocco contro la morte
La storia di S. Rocco, santo in continua lotta contro la Morte Nera, raccontata nel romanzo storico di Kessel Pace.
È una storia ricca di fascino quella raccontata da Oreste Kessel Pace nel suo San Rocco di Montpellier, Anno del Signore 1345. In una ricostruzione storica che sembra più che altro avere sullo sfondo il vaporoso contorno delle antiche vite dei santi, l’autore si muove bene tra parole ed eventi, ricostruendo una Vita del santo francese che ben aderisce alle leggende e ai racconti noti su di lui.
Vita e Morte sono le due direttrici che muovono gli eventi. Rocco è santo invocato contro le malattie, perché guaritore per eccellenza della più temibile di quest’ultime: la peste, il terribile morbo che ha dilaniato per secoli l’Europa. I prodigi vengono raccontati alla maniera del romanzo, in un continuo andare e venire dalla morte e della vita.
Oltre alle miracolose guarigioni dalla peste, Kessel Pace delinea i principali eventi della vita del santo, facendoci conoscere la tenerezza dell’amore giovanile, la vocazione e il continuo dialogo con Dio e la “Voce”.
Un San Rocco molto uomo quello che viene proposto in questo libro, fatto di debolezze, ma animato da un’infinita fede.
Il fascino della narrazione trova la sua naturale espressione in uno degli ultimi capitoli, quando Rocco, contagiato, si crede ormai spacciato e si nasconde in un vecchio casolare:
“Le prime luci dell’alba si facevano largo nel buio, creando dei colori fosforescenti nel cielo. L’interno della stanza era putrido di polvere e la vegetazione aveva invaso ogni cosa, rendendo invisibili persino le pareti e i pochi mobili il cui legno puzzava di marcio; scarafaggi neri lo ignoravano e continuarono da sopra una trave. [Rocco] si accasciò con le spalle alla parete che gli pareva la più pulita e chiuse gli occhi, cadendo in un sonno senza sogni, ma nel quale poté invocare Dio e la Voce […] Fu in quel momento che richiuse gli occhi e, quando li riaprì, il sole aveva superato il mezzogiorno e si apprestava a nascondersi dietro alle chiome degli alberi più bassi. Quando sentì qualcosa sfiorargli le labbra, spalancò gli occhi credendo fosse uno dei topi ma si rese conto di essere muso a muso col cagnolino che poco prima lo fissava dalla porta; la creaturina stringeva in bocca un grosso pezzo di pane impregnato d’acqua fresca che gli spingeva contro le labbra. Rocco aprì la bocca e il cagnolino spinse dentro il pane, l’acqua fresca inondò la bocca; iniziò a inghiottire la mollica morbida e l’acqua. Quando ebbe finito, Rocco guardò il cagnolino dentro gli agli occhi e cominciò a piangere, mentre questi si accucciava sul suo petto.”
La morbida e tenera descrizione dell’evento, che dà a Rocco la consapevolezza di non essere abbandonato da Dio anche nei momenti più difficili, è l’esempio del soffio di profondità che anima l’intera opera, con un intero capitolo dedicato ai preliminari di questa vicenda, che è la più famosa relativa al santo. Non è un caso infatti che san Rocco sia tradizionalmente raffigurato con il bubbone della peste sulla gamba e in compagnia di un cagnolino.
Il libro riesce ad emozionare (come nel passo sopra riportato) e fa riflettere anche lo stile, solitamente sobrio, ma puntuale. Una buona lettura che può arricchire le conoscenze storiche e leggendarie su uno dei santi più popolari d’Europa.
Marco Papasidero
O. Kessel Pace, San Rocco di Montpellier. Anno del Signore 1345, Laruffa editore, 2005, € 10