Un lungo passo verso la pace in Palestina

La decisione delle Nazioni Unite di accettarla quale stato non membro è una condicio sine qua non per portare la pace in Palestina, ma solo la pratica quotidiana del rispetto e della tolleranza potrà garantire la democrazia. (Foto: Flickr cc perealbiac)

Pace in PalestinaLa sera del 29 novembre 2012 l’assemblea dell’ONU ha approvato una risoluzione che promuove la Palestina da “entità-osservatore” a “stato non membro” presso le Nazioni Unite, scatenando il tripudio del popolo palestinese.
Il verdetto esprime lo sforzo teso a normalizzare i difficili rapporti di vicinato tra lo Stato di Palestina e quello di Israele, che continuano a confrontarsi in un crudele braccio di ferro, stritolando inesorabilmente la popolazione civile.
Senza ignorare le ragioni degli oppositori, che temono la creazione di uno stato basato sulle leggi della Sharia, o la richiesta da parte dello stato palestinese di un giudizio per crimini di guerra contro Israele, l’urgenza di restituire alla popolazione i suoi diritti umani, che da troppo tempo vengono sistematicamente violati, e riconoscergli la cittadinanza di uno stato sovrano sono sicuramente delle priorità.
Nonostante questo passo, il cammino verso la pace in Palestina è irto e difficoltoso. Lo sforzo è talmente grande che lo stesso agire quotidiano della popolazione potrebbe fare la differenza nel raggiungimento di questo obiettivo.
I lunghi anni di sofferenza e di isolamento hanno sicuramente inasprito molti animi e permeato la vita di paura e ostilità, creando un circolo vizioso difficile da spezzare. Spesso però non sono i grandi progetti a fare la differenza, ma i piccoli gesti, quasi impercettibili, verso chi ci è accanto.
Il rispetto e l’amore per il prossimo manifestati e praticati nei rapporti quotidiani possono creare un effetto domino sorprendente, e la tolleranza per chi ha convinzioni diverse dalle nostre è la sola soluzione ai piccoli inconvenienti della vita, alleggerendone notevolmente il fardello.
Molti episodi incresciosi – come i recenti cori razzisti negli stadi italiani, contro alcuni giocatori di origine extracomunitaria, o le aggressioni e le violenze contro le donne – ci fanno capire che la tolleranza e il rispetto sembrano ormai abitudini antiche e fuori moda in tutto il mondo, eppure su questi semplici principi abbiamo costruito la civiltà.
Insegnare alle nuove generazioni la tolleranza e il rispetto per il prossimo non è un compito astratto delle istituzioni, ma una precisa responsabilità di famiglie ed educatori. Il prezzo della pace è costituito da rinunce, sacrifici e tanta volontà di costruire per il bene comune; un tesoro che si accumula con piccoli gesti quotidiani e con l’esempio. La pace regala dignità e prosperità: due parole facili da scrivere e da pronunciare, ma spesso difficili da conquistare.
Tutti conosciamo il principio Ama il prossimo tuo come te stesso, ma se non ami te stesso risulterà impossibile amare il tuo prossimo. Secondo la psicologia contemporanea, la nostra disponibilità e tolleranza nei confronti degli altri è direttamente proporzionale alla stima e accettazione che abbiamo di noi stessi, alla sicurezza della nostra identità, del nostro senso di appartenenza. L’identità è dunque alla base del principio di tolleranza, rispetto e amore nei confronti del prossimo, che può essere il nostro vicino di casa o un intero popolo, e se non siamo in grado di percepirla e definirla, ci sentiamo minacciati dalla stessa esistenza dell’altro, a prescindere dalla natura delle sue azioni e dei suoi atteggiamenti nei nostri confronti. Questo vale per gli individui, come per una comunità o un’intera nazione.
Ecco perché il riconoscimento dello stato palestinese è un passo imprescindibile per il conseguimento della pace in Palestina; sta ora al suo popolo creare la nazione.

                                                                                                                           Laura Marsano

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