Antonio Presti: lo sguardo del sognatore
Si rinnova la magia e l’incanto del Rito della Luce, la manifestazione d’arte per ragazzi che si svolge ogni anno nel quartiere di Librino. Un’occasione per incontrare il suo promotore, Antonio Presti, e per riscoprire l’importanza etica di salvaguardare la bellezza dell’arte. (Foto di Marco Cesareo)
Si è svolto anche quest’anno, a Librino, noto quartiere di Catania, il Rito della Luce, consueta manifestazione d’arte per ragazzi, alla presenza di oltre 30.000 cittadini e di centinaia tra artisti e alunni delle varie scuole. L’evento ha trovato vasta eco sia nei principali quotidiani, sia negli spazi di commento offerti dalla rete. La data che è stata scelta coincide con il solstizio d’inverno.
Il quartiere di Librino, alle porte di Catania, si caratterizza al primo sguardo; lascia infatti trasparire la tipica fisionomia delle agglomerazioni urbane di rapida e disorganica formazione: palazzi alti si appuntano come istogrammi e dominano il quartiere fibrillante di attività. La visione d’insieme che ne ricava l’osservatore è disturbata da forti asimmetrie visive e dai racemi di strade secondarie che si incrociano lungo il percorso.
Sembrerebbe un quartiere tra i tanti delle numerose periferie italiane e specialmente meridionali. Eppure Librino possiede qualcosa che lo rende unico al mondo: è la Porta delle Bellezza che, con l’azzurro polito della sua superficie, contrasta i toni grigi dell’asfalto, attenua le stonature della cementificazione circostante, e salva infine il quartiere dall’anonimato urbanistico.
Mandala, candele, poesie: il quartiere brilla di luce candida e risuona di poesia nel Rito.
In quest’evento unico vengono superate le barriere individualistiche che l’attività artistica molto spesso comporta: gli alunni, le loro famiglie e la comunità del quartiere a un “evento” ad alta concentrazione simbolica; ci si sente tutti avvolti da un’atmosfera magica, da un clima di corale festosità, di mistico trascinamento in cui gli sguardi sognanti dei bambini si accendono di emozione pura.
Il Rito svolge anche uno spazio di aggregazione sociale che difficilmente riesce a ricrearsi in altri momenti dell’anno.
Una manifestazione che si rinnova soprattutto al suo ideatore, Antonio Presti.
Personaggio a cui non manca il senso dell’humour raffinato e arguto, Presti ama definirsi un’artista dell’idea: «Ogni volta che io creo un progetto o invento una posizione etica, rispetto a un territorio, rispetto a un luogo, rispetto a un modo, ogni volta che dico questo, la prima risposta che mi sento dire che è un’utopia. Eppure le mie storie pensate in nome di quella utopia sono sempre diventate realtà».Ai tempi in cui nacquero i capolavori di Fiumara d’artenella valle dell’Aleso, luogo spopolato e immobile che sembrava tagliato fuori dalla modernità, dove, tra il verde silente riaffioravano ricordi remoti di classicità e arte sacra, nessuno avrebbe creduto che sarebbe nata una realtà artistica d’importanza mondiale.
Oltre all’aspetto culturale, i progetti di Antonio Presti si caratterizzano per una forte urgenza etica: «Per me è importante dare continuità ai miei progetti, per questo non ho mancato, anche quest’anno, di organizzare il Rito della luce a Librino».Quando lo si vede interagire con i bambini sorprende la confidenza, il carisma dolce trasmette la sua presenza come si coglie dagli sguardi curiosi e attenti degli alunni. «Penso soprattutto ai bambini e alle loro famiglie. Non mi sottraggo al confronto con i giovani universitari, anche se devo dire… Preferisco rivolgere i miei progetti agli alunni delle scuole primarie perché sono convinto che sia necessario formare i ragazzi fin dai primi anni, aprire le loro menti all’arte, renderli sensibili alla bellezza dell’arte e della poesia. Credo sia utile offrire loro possibilità diverse. Insomma i ragazzi non ancora formati hanno bisogno di opportunità diverse per poi scegliere autonomamente».
A ciò si può aggiungere che in un quartiere come Librino il futuro di un giovane è già predeterminato. Ma anche qui nascono artisti. Lo si vede in occasione del Rito della luce. Anni fa il nome di Librino sollecitava nell’immaginario l’idea della delinquenza e della mafia; ma oggi lo si associa invece alla Porta della Bellezza e al Rito: è questo un esempio di utopia che si è trasformata in realtà, o forse già in mito.
Il tono pacato con cui Presti ama colloquiare a volte però si incupisce; si nota tra le sue parole un fondo di malinconica. È come se a tratti il pessimismo della ragione prevalga sull’ottimismo della volontà: «Quando rifletto mi rendo conto come ci siano ormai ben poche persone disposte a spendersi per i giovani indipendentemente dagli immediati e materiali guadagni».

Antonio Presti durante le prove del “Rito della Luce”, con gli studenti dell’Istituto Comprensivo Campanella-Sturzo
Si percepisce tra le sue parole un’intensa rabbia verso molte categorie professionali: «Non vorrei lanciare accuse generalizzate, ma sono sempre più rari quelli che lottano contro i poteri burocratici, coloro che sognano di trasformare il reale; pochissimi quelli che si staccano dalla quotidianità».
La storia di Fiumara d’Arte, dell’Atelier sul mare e della manifestazione d’arte per ragazzi nota come Rito della luce appaiono ai nostri occhi uno spunto e un paradigma da cui attingere per modellare le nostre idee.
Se è vero che il pensiero crea le cose, e noi siamo quello che pensiamo, allora una rinascita culturale e morale dovrebbe avvenire prima di tutto nelle idee. Non è facile suggerire quali possano essere le soluzioni migliori per riappropriarsi del futuro, né è facile assumersi il ruolo di guide etiche; ma si nota con chiarezza, come in un’epoca di estrema provvisorietà si senta riemergere fortemente il bisogno di trovare nuovi poli morali su cui centrarsi.
È necessario quindi aver fiducia nel valore riqualificante dell’utopia come forza di rinnovamento: è infatti estremamente dannosa la convinzione che ci porta a credere immodificabile la realtà in cui ci troviamo. La storia di Antonio Presti dimostra che il valore del cambiamento è ancora maggiore, proprio laddove il contesto e la storia pongono maggiori difficoltà e resistenze al cambiamento.
Marco Cesareo