Da Tashkent a Khiva: l’Asia centrale degli imperi antichi e moderni
Ella Maillart respira gli odori e gli umori di un’umanità vittima del destino e incapace di cambiarlo. Nel suo diario di viaggio Vagabonda nel Turkestan confluiscono sguardi smarriti, abitudini stravolte, una cultura da plasmare. Poveri, mendicanti, donne dalla bellezza svilita.“Un’umanità rassegnata stipata in ogni dove”, sui vagoni del treno, nei campi di cotone.
Ella Maillart, Vagabonda nel TurkestanNel 1933, la scrittrice e viaggiatrice svizzera attraversa l’Asia centrale alla scoperta di paesi dalle tradizioni radicate, popoli dall’ignavia storica, provati dall’occupazione imperialista russa di fine Ottocento e poi costretti a un cambio radicale dell’organizzazione socio-economica con l’annessione all’Unione sovietica, nel 1924. Negli anni della sovietizzazione forzata, Maillart vagabonda nel Turkerstan alla ricerca di autentica vita indigena ai confini dell’impero, scoprendone gli ultimi sussulti.
Vagabonda nel Turkerstan è tratto dal lungo resoconto di viaggio Dai monti celesti alle sabbie rosse, memorie raccolte nella “terra dei turchi”, lungo quella che fu l’antica Via della Seta. Il Paese raccontato è l’Uzbekistan, fatto di steppe e deserti, montagne innevate e grandi fiumi.
Di Tashkent, la capitale, Ella racconta le case semplici, l’intrico delle strette vie lastricate e polverose. Ci sono i mercati, l’“incessante movimento della folla”; ci sono gli odori di una città di fango, terra, paglia, escrementi di cammelli e cavalli; ci sono le donne, tante donne velate, divise tra islam e comunismo, rigidità ed emancipazione imposta; c’è la coltivazione forzata del cotone, la distribuzione dei buoni per cibo e acqua; c’è l’abbigliamento consunto e costumi secolari di gente senza pretese, colta in un passaggio epocale di abitudini di vita, dal nomadismo alla vita operaia o contadina forzata. Ella si intrattiene ovunque con persone più o meno capaci di parlare il russo; visita politici esiliati e spiega la storia dell’Uzbekistan, la repressione delle spinte nazionaliste di stampo islamico, e un popolo incapace di assumersi responsabilità per il proprio presente e il proprio futuro.
Di Samarcanda Ella racconta la storia, da Alessandro Magno ai russi, descrive madrase, mausolei e piazze del XV secolo, in preziose pagine di guida per il viaggiatore. Si intrattiene con amicizie a mangiare plov, piatto nazionale di riso e carne, visita fabbriche e operai; registra la durezza della sharia rispetto alla legge sovietica, che pur impone emancipazione e istruzione. Assiste a un processo pubblico, con sentenza di condanna a morte, di basmaci, oppositori dei regimi invasori, figli di un orgoglio nazionalista nato, sopito e riaccesosi a più riprese.
Bukhara le appare come un relitto, nonostante il passato glorioso di città della cultura; un declino preparato da emiri sciagurati poi schiacciati dai sovietici. Racconta la difficoltà a reperire cibo da parte di gente impoverita seppur indaffarata in commerci, aste pubbliche, mercati. E ovunque la presenza della morte: odori, resti di cadaveri disseppelliti… in un contesto di bellezze antiche: madrase, fortezze, minareti, piazze…
Raggiunge Khiva, terza città uzbeka, in traghetto sull’Amu Darja, nonostante disguidi e condizioni di igiene precarie, cogliendone ancora un’impressione di forte abbandono. In una corsa contro il gelo incombente dal nord, affronta l’ultima traversata scomoda con mezzi di fortuna verso Kazalinsk, dove conclude il suo “vero viaggio” da vagabonda nel Turkestan.
Francesca Desiderio
Culturedalmondo
Il blog, realizzato da Alessia Delcré e Francesca Desiderio, nasce dalla passione per la letteratura straniera inedita, le arti e le culture. Il suo fine è sottoporre agli editori reportage di viaggio, approfondimenti culturali e recensioni di libri stranieri non ancora tradotti in italiano.