Uno, dicei, cento Texas

Visita al Big Bend National Park

Il suo nome deriva da un termine utilizzato dagli indiani caddo per indicare il carattere affabile ed amichevole di una persona: tejas (si pronuncia con la “j” aspirata spagnola). È quindi nel nome stesso di questo immenso territorio, posto sul confine fra gli Stati Uniti d’America ed il Messico, che possiamo ritrovare il germe bonario e genuino dell’indole cortese dei Texani. La difficoltà sta nel decifrarne la lingua ed i modi. Il loro inglese è tanto masticato e arrotato nelle consonanti da essere quasi incomprensibile e la loro generosità, soprattutto quando si tratta di condividere un boccale di birra ghiacciata, si trasforma spesso in una insistenza quasi imbarazzante. Ma è il loro modo di vivere schietto e senza fronzoli a renderli unici e simpatici; per tutti coloro che amano intrufolarsi nei locali tipici e condividere esperienze ed aneddoti con la gente del posto, pur dovendo affrontare in questo caso uno sforzo interpretavo in più, l’immedesimazione sarà semplice ed immediata. Del resto, il Texas è da sempre terra di transito e la gente da queste parti è abituata ad incontrare ed ascoltare le persone più bizzarre; per questo i Texani riescono a stupirsi di tutto, ma allo stesso tempo di niente.

Il Texas ha quindi nel proprio patrimonio umano uno dei principali punti di attrazione; come spesso accade, è la miscela fra più culture a fornire la spiegazione di un atteggiamento nei confronti del quotidiano, e della vita in genere, che non ha paragoni negli Stati Uniti. Come detto, il Texas è da sempre terra di passaggio: in epoca coloniale, di qui sono transitati Francesi, Spagnoli, Messicani ed Inglesi e, più di recente, sono giunte e si sono stabilite nella zona delle Hills Country, numerose comunità ceche, italiane, svedesi e, soprattutto, tedesche. Tutto ha contribuito a determinare quella che oggi viene semplicisticamente denominata cultura Tex-mex; in verità, il modus vivendi del texano doc è ben più ricco di sfaccettature, eredi di queste affascinanti e pacifiche commistioni, di quanto si pensi.
Più complessa è anche l’immagine che si ottiene visitando il Texas rispetto a quella che si percepisce al di fuori dei confini americani; lo stato non offre solo infinite praterie e pozzi petroliferi, vigorosi cowboy e mucche longhorn, stazioni spaziali e Fort Alamo. Il Texas ha una varietà di paesaggi notevole: ci sono sia le praterie infinite ed i giganteschi ranch, ma ci sono anche dolci colline, spiagge bianche, rinomati parchi marini e, soprattutto, affascinanti deserti.

Texas è sinonimo di confine; non solo dal punto di vista prettamente geografico – il serpeggiante Rio Grande lo separa dal Messico -, ma anche nel suo significato filosofico più profondo. Baluardo di questo concetto globale di confine è certamente il Big Bend National Park, uno stupendo ed immenso parco situato nella zona sud occidentale dello stato texano, a ridosso del confine con il Messico. È terra di frontiera, una stupefacente terra di frontiera.
Al BBNP non ci si capita per caso; la highway più vicina passa oltre cento chilometri a nord rispetto all’entrata del parco e la deviazione implica necessariamente un’andata e un ritorno, poiché più a sud non è possibile andare. Ciò che sbarra la strada è uno dei fiumi più impetuosi del continente americano (il Rio Grande), un muro di oltre mille metri di roccia arenaria che comincia appena oltre il fiume, già in terra messicana (l’altipiano del Chihuahua) e, soprattutto, il limite politico-geografico fra Stati Uniti d’America e Messico. Rispetto ad altri luoghi, lungo il limite fra questi due giganteschi Stati, la situazione nel BBNP è molto più tranquilla. Non tanto per la severità dei controlli della polizia, limitati per altro alle sole strade di accesso al parco, quanto per il contesto selvaggio in cui è situato. Chi attraversa il Rio Grande sa che deve percorrere più di duecento chilometri di arido deserto e montagne rocciose, dovendo affrontare i pericoli che una natura ostica può comportare. Ma è proprio questa la grande protagonista della frontiera del BBNP.
La diversità dei suoi ambienti naturali consente l’esistenza di una sorprendente varietà di creature: puma, pecari dal collare, coyote, procioni, moffette e oltre sessanta specie di rettili ed anfibi. Più di cento specie di uccelli nidificano nel parco, tra cui il falco pellegrino, simbolo del parco stesso. Chi visita il parco in primavera potrà inoltre godere dei magnifici colori dei fiori del deserto.
È comunque uno scenario variegato per tutte le stagioni, dove gli scorci vertiginosi delle gole calcaree si alternano a piatte radure arse dal sole e dove i giganteschi cactus si stagliano fieri fra rocce e sterpi, fra boscaglie e paludi. Al solo mutare della luce, tutto pare cambiare fisionomia ed intensità.

Il BBNP è solo all’apparenza arido e monotono; chi ha tempo e desiderio, può scorgerne mille e sorprendenti sfaccettature. Come per i Texani, è necessario andare oltre ciò che appare; si possono scoprire realtà ben più complesse di quanto si creda.
Perché così è il Texas.

Graziano Martini

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