Una prima internazionale a Benevento
E-stranei, a strange coil
È giunta alla XXIX edizione la manifestazione “Benevento città spettacolo”. Il direttore artistico, Enzo Moscato, ha scelto come tema dell’evento: “Lo straniero. Disa(r)mare la prosa – incontri, conferenze, intrecci con il cosiddetto altro drammaturgico”.
La manifestazione, iniziata il 6 settembre con lo spettacolo La Fura dels Baus, si è protratta per 15 giorni caratterizzati da spettacoli, concerti (Lucio Dalla), stages, laboratori. Il 21 settembre, giornata conclusiva di quest’edizione, presso il Mulino Pacifico di Benevento, è stata messa in scena, in prima internazionale, una performance multisensoriale, E-stranei, a strange coil con Paolo Capozzo e Elena Spiniello, testi di Tullia Bartolini, regia del laboratorio R.U.R., musica e ambientazione sonora di Vanni Miele e alla tromba Luca Aquino. Uno spettacolo concepito per normodotati, ma che, nella seconda rappresentazione della serata, si è trasformato in una kermesse adatta ad un pubblico di non-vedenti, grazie all’abbattimento delle barriere della sensazione visiva ed esaltando gli altri sensi, con l’utilizzazione di rumori, suoni, profumi.
Un occhio apre la performance. Un occhio, proiettato di fronte agli spettatori, che chiude la palpebra ad intervalli regolari. Apre, guarda, chiude; ma cosa guarda? Guarda il vuoto, guarda l’altro senza vederlo realmente, lo percepisce, lo sente, ma non lo incontra mai. Una voce sensuale, unita alla magia del suono di una versatile tromba, è di fondo ad uno squarcio di luce che divide il palco in due stanze, ognuna con un pc e con le caratterizzazioni del soggetto che lo abita. Il mondo perfetto e ordinato di lei che si scontra con la confusione e la follia di lui. Entrambi seduti al pc, scrivono, si scrivono, “i volti non hanno più nomi, hanno lasciato posto ai macchinari”, ci suggerisce la voce di fondo. Ecco che l’alienazione si percepisce in tutta la sala, aiutata da un canto francese con un ritornello imponente: “Je m’appélle étranger. Le desert, la vie”. Si giunge al di fuori del tempo, si arriva nella rete, che diviene l’unico mondo reale. Mentre i personaggi si scrivono, c’è assenza di suono, nemmeno il battito del cuore, solo il rumore delle tastiere che scrivono come rapite della velocità, messaggi a raffica, e il suono del loro bip d’arrivo. Ormai, i protagonisti vivono solo per quel bip. Si ESTRANEANO dal mondo reale, creandosi un mondo alternativo dove la fantasia e l’immaginazione sono la linfa vitale che scorre nei fili di questa cyber-realtà, dove si ama l’idea di qualcuno. Due persone si amano, non interessa chi siano o a che razza appartengano, l’importante è che si ama ciò che si sente e quello che si sente esiste anche senza conoscerlo.
Si giunge, con questa forte e voluta provocazione dell’autrice, alla percezione che l’amore è un codice che serve a decifrare il mondo, ma il mondo non sarà mai decifrabile, quindi si opta per il RESET e il RIAVVIO.
Adalgisa Cornelio