
Una mangiatoia… per la vita
Anche Perugia dice «Sì!» alla vita: il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità l’Ordine del Giorno del Consigliere Mauro Cozzari riguardante l’istituzione della “Culla per la vita”, una riedizione dell’antica “Ruota degli esposti”. (Foto: Flickr cc mtsofan)
Appare visibilmente emozionato, con gli occhi lucidi e la voce tremante, il Consigliere Comunale del Gruppo Udc, quasi come se stesse per vedere alla luce il suo quarto figlio. Nel suo parlare a proposito del “Progetto Culla” esprime apertamente ciò che sente: «È un atto su cui ho lavorato con emozione e passione: è Natale, consentitemi di dire che la Culla sarà la nostra “mangiatoia”!».
Si riferisce alla prossima creazione, anche a Perugia, dell’istituto medievale della “Ruota degli esposti” (o “dei trovatelli”) che consentiva alle madri che non potevano crescere il proprio figlio di affidarlo a mani sicure ed esperte: il neonato veniva posto in un congegno rotante, situato nelle nicchie di muri di ospedali o istituzioni assistenziali o conventi. In questo modo, si proponeva un’alternativa all’abbandono e all’infanticidio.
E il funzionamento dell’attuale “Culla per la vita” è lo stesso: il Comune realizza – in ospedali o RSA (residenze assistenziali sanitarie) o conventi, «dove la sorveglianza può essere attiva 24 ore su 24» – un meccanismo moderno e tecnologico, composto di specifici allarmi (nel medioevo si suonava una campanella per avvertire la deposizione del bambino nella ruota) che scattano al momento della presenza del neonato nella culla e permettono il tempestivo intervento degli operatori dell’ospedale o del 118.
Questa di Perugia sarà la prima culla in Umbria e ricalcherà quanto già avvenuto in Germania (lì si chiama “Babyklappe” e ce ne sono circa quaranta, di cui quattro a Berlino) e in alcuni comuni d’Italia, come Casale Monferrato – da cui è partita l’idea ispiratrice già dal 1995 –, Milano, Torino, Firenze, Roma, Napoli e altri.
Il “Progetto Culla” prevede un gruppo di lavoro che coinvolgerà gli enti pubblici umbri, le Asl e molte associazioni di volontariato. Tra esse primeggia, ovviamente, il Movimento per la Vita ma sono intervenute alla conferenza stampa le più disparate associazioni, ben quindici: la Croce Rossa, le Donne Imprenditrici, l’Arci, il Rotary, il Forum delle associazioni familiari, la Società italiana di Pediatria; tutte comparteciperanno concretamente attraverso una campagna di fund raising. Questo perché la difesa della vita è super partes e tutte le divergenze politiche si annullano di fronte alla cultura dell’accoglienza.
Infatti, come sottolinea Cozzari, «la culla pone in essere una doppia salvaguardia della vita e una cultura dell’accoglienza integrale»: accoglienza sicura verso quei bambini “indesiderati” che sono, inizialmente, seguiti da mani esperte in strutture adeguate e a cui è garantito, poi, quel futuro che non avrebbero, per loro c’è la possibilità concreta, infatti, dell’adozione, attraverso il Tribunale dei Minori; accoglienza e rispetto verso quelle donne «troppo spesso giudicate senza che venga loro offerto un aiuto concreto», che potranno lasciare il loro bimbo nel più totale anonimato (la culla è un completamento della legge sul parto anonimo in ospedale) e scongiurare così un dramma che avrebbe segnato a vita il loro cuore.
Ma ciò che affascina maggiormente di questa iniziativa è che anche i singoli cittadini potranno partecipare fattivamente alla realizzazione del progetto e alcuni privati, infatti, hanno già garantito il loro contributo economico. Tutti i riferimenti per la realizzazione della “culla per la vita”, per coloro che volessero porla in atto nella propria città, sono rintracciabili sul sito del Movimento per la vita.
Pare scontato suggerire di aiutare a diffondere questo progetto il più possibile, ma non lo è: la cultura della negazione, anche della vita, imperante oggi, non ammette sconti di parole.
Cozzari sottolinea, a questo riguardo, che «il progetto coinvolge tre livelli: quello politico che deve “concepire la culla”, quello istituzionale che l’accompagna nella “gestazione” e quello della partecipazione popolare che rappresenta il livello “nutritivo”, si ha cioè una sorta di “maternità della cittadinanza”».
Il Comune si farà promotore di una campagna di comunicazione, pubblicizzazione e sensibilizzazione sul progetto, anche se – sembra quasi sussurrare il Consigliere – «la culla risuona da sola», come una mangiatoia nella notte di Natale, in cui «l’altro è Cristo».
Luisa Lanari