Trovata la proteina che fa vivere le piante sott’acqua

I risultati ottenuti dalla ricerca, frutto di una collaborazione tra studiosi tedeschi, olandesi e italiani e divulgata dalla rivista «Nature», rivela la scoperta della proteina “RAP2.12”: un “sensore” che permette alle piante che vivono sott’acqua di ricevere l’ossigeno.

Oggi le scienze biologiche, grazie agli scienziati e ai ricercatori del Sant’Anna di Pisa, coordinati dal professore Pierdomenico Perata, a quelli del Max Planck Istitute e dell’Università dì Ultrechet e alla loro scoperta divulgata dalla rivista «Nature», hanno raggiunto ottimi risultati nello studio della vita delle piante sott’acqua: gli studiosi hanno scoperto un “sensore”, cioè un congegno capace di far intervenire una proteina in mancanza di ossigeno. Questa scoperta, spiegano gli scenziati, consiste in un meccanismo di difesa che si mette in atto al momento del bisogno: si tratta di una proteina, la ”RAP2.12.”, che in presenza di ossigeno viene costantemente distrutta, in quanto soggetta ad ossidazione, mentre nel caso in cui l’ossigeno incomincia a diminuire, per esempio, quando la pianta è sommersa dall’acqua, questa si accumula nel nucleo della cellula e attiva una risposta che interviene nel momento in cui la pianta è sprovvista di ossigeno. Le piante acquatiche sommerse o galleggianti, avendo un gran bisogno d’acqua, sono chiamate appunto “idrofite” e si sono adattate a vivere in questo tipo di ambiente. Il termine “idrofite” è riferito ad una vastità di piante, fra le quali troviamo le angiosperme e le felci, conosciute da tutti.

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Le piante acquatiche hanno sviluppato delle difese anche strutturali. Infatti, la loro conformità è piuttosto elastica, non rigida come quella delle piante terrestri e i loro tessuti ne permettono il galleggiamento. Molte di queste piante, tipo le alghe, sono considerate invasive perché hanno capacità produttive molto feconde e a volte vanno combattute, ma non distrutte. Questa scoperta secondo gli scienziati, apre alla scienza nuovi orizzonti e fissa per la ricerca nuovi traguardi e percorsi, che forse in un futuro non tanto lontano serviranno per capire alcune caratteristiche fisiologiche dell’uomo, in quanto il meccanismo che hanno scoperto è probabilmente presente nella maggior parte degli organi viventi, uomo incluso. L’ossigeno ricopre, infatti, un ruolo fondamentale nella fisiologia umana e forse la medicina potrà impiegare questa scopera per usi anche terapeutici. La notizia sconcerta i meno informati, abituati ad associare la vita all’ossigeno. Insomma, la natura difende se stessa, trovando la soluzione alle proprie carenze, come in questo caso. Ciò fa parte dell’ecosistema e l’uomo ha il dovere di cominciare a rispettarlo sin da ora, anche se arriverà tardi a scoprire i segreti della natura. Questa scoperta fa sperare che forse fra qualche secolo le piante marine daranno all’uomo ciò che adesso l’uomo sta distruggendo per soddisfare le proprie esigenze. Comunque, la scoperta ha fatto il giro del mondo e noi italiani dobbiamo essere orgogliosi dei nostri scienziati che ogni giorno fanno conoscere, anche ai non addetti ai lavori, aspetti scontati e allo stesso tempo sorprendenti del nostro ecosistema.

Tina Bruno

Foto:  http://www.flickr.com/photos/ondablv/1382192278/sizes/l/in/photostream/

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