Tra meridiani e paralleli

Venti storie di ordinaria quotidianità, narrate come favole dei nostri giorni. Un libro che ritrae con precisione e leggerezza chi siamo: dal vicino di casa, alla signora incontrata sul tram.

Giuseppe Damiano Pala, Venti racconti ventilati, Kimerik 2011

L’ultima fatica del sardo Giuseppe Damiano Pala nasce da un sapore antico di storie e fatti narrati attorno ad un focolare. Il leitmotiv, la volontà di riprendere una cara usanza domestica, diviene strumento prediletto per raccontare la realtà. Così Venti racconti ventilati divengono venti specchi della quotidianità, che ogni giorno afferriamo dalla cronaca dei giornali o viviamo inconsapevolmente. Protagonisti di fatti e avvenimenti, mentre andiamo a lavoro o facciamo la spesa, incrociamo sguardi di sconosciuti che hanno appena lasciato alle spalle una loro storia personale, un omicidio, una discussione, un incontro dopo anni con la persona amata, o saranno a breve protagonisti – anche inconsapevoli – di qualcosa che li coinvolgerà. Per questo motivo, i racconti sono racconti di un’umanità intera, non di singoli individui ma di ciascuno di noi. Come se qualsiasi cosa avessimo pensato o penseremo fosse stata già scritta e letta da qualcun altro, perché la vita di ogni persona non è altro che il ripetersi eterno e immutabile di pensieri e azioni ataviche. Cambiano i nomi degli attori, le ambientazioni storiche, ma la ruota riserva sempre medesimi supplizi, gioie, dolori. Nel volume sono tracciate storie che sembrano legare uomini estremamente distanti tra loro, come se in questo stesso momento, sulla Terra, nel punto diametralmente opposto a quello in cui ci troviamo, si svolgesse una situazione uguale e distante.
La chiave di lettura viene pronunciata da un personaggio apparentemente non reale, e ci riporta ad una consapevolezza perduta a causa di tutti quegli elementi che inseriamo nelle nostre vite per sentirci vivi, ma che in fondo sono solo illusioni fallaci, specchi che si riflettono: «Il tempo che hai lasciato è il tempo che hai ritrovato, la dimensione dell’infinito è la medesima dell’attimo». Noi siamo piccoli granelli di polvere dinnanzi a questo inesauribile e continuo movimento della vita e il suo incessante succedersi all’infinito. I racconti, caratterizzati da una scrittura che scorre piacevolmente e senza stratagemmi, a volte sembrano fiabe, anche quando trattano argomenti tetri come un omicidio, o narrano di una storia d’amore che ha come protagonisti due moderni Renzo e Lucia. Alla fine di ogni storia, il lettore ha come la consapevolezza di aver maturato un’esperienza condivisa con milioni di uomini, una narrazione corale di fatti privati. Siamo complici, colpevoli, vittime o semplici spettatori di una realtà che ci passa sotto gli occhi e non consideriamo più con la giusta attenzione.

Antonella Molinaro

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