Teatro La Scala: il Don Giovanni inaugura la stagione lirica
Grande successo per il Don Giovanni di Mozart che ha inaugurato la stagione lirica della Scala. Oltre undici minuti di applausi per lo spettacolo firmato da Robert Carsen, con la direzione d’orchestra di Daniel Barenboim, in scena dal 7 dicembre al 14 gennaio.
La lettura inedita di Carsen, in una messa in scena minimalista, ci mostra un Don Giovanni, interpretato da Peter Mattei, “libertino” ma privo della sua connotazione negativa. Poco prima dell’inizio, il sipario rosso precipita, svelando uno specchio, grande quanto lo spazio della scena, che riflette l’intera sala di là del palcoscenico. Poi lo specchio viene ritirato, la scenografia è spoglia, non c’è nulla. Un grande pannello ruota su se stesso e compare solo il grande letto della stanza di Donna Anna (Anna Netrebko), dove di lì a poco si consuma la tragedia del dramma giocoso: l’uccisione del Commendatore (Kwangchul Youn). Anche i costumi, come la scena, sono moderni. Fa eccezione la scena della festa, dove appaiono abiti settecenteschi. Le scene d’amore tra i personaggi sono abbastanza esplicite e la prima azzarda anche un nudo integrale. All’inizio del secondo atto Don Giovanni e il fido servo Leporello (Bryn Terfel) entrano attraversando la platea; prima della grande cena, la statua del Commendatore appare a Don Giovanni e all’atterrito Leporello dal palco reale. Con i personaggi che si mescolano al pubblico, gli abiti contemporanei e il gioco dello specchio, il Don Giovanni della Scala è moderno e nella sua drammatica attualità s’ispira al teatro della vita.
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Infine dopo che il resto della compagnia ha cantato la morale, Don Giovanni riappare, con sorriso beffardo e sigaretta in bocca, e osserva i suoi accusatori precipitare agli inferi. Moderno e contemporaneo, il Don Giovanni di Carsen è anche anticonformista. Per raccontare questa idea che ha di Don Giovanni, il regista canadese utilizza le armi del teatro e della fantasia. «Nel Candide Carsen si fece sberleffo demagogico verso la politica — racconta Sgarbi — Questa volta, in piena libertà si fa una beffa del politically correct e assolve i “Don Giovanni” di tutto il mondo. Il finale, corrisponde al vero spirito di Mozart, con Don Giovanni che vince sui moralisti». Philippe Daverio lo ha commentato così: «Don Giovanni assolto è la metafora dell’Occidente che cerca di autoassolversi attraverso il suo maggior teatro. Quello che viene salvato non è solo Berlusconi, ma l’Occidente della crisi. Per Carsen e l’elité internazionale della Scala, Berlusconi è una curiosità — continua Daverio — A loro interessa autoassolvere l’Occidente dal peso dei suoi crimini. Mille e tre non sono le donne di Don Giovanni, ma le banche che hanno comprato. L’Occidente cerca un’autoassoluzione sperando di evitare una grande punizione per la sua perdita di potere, per un capitalismo che non funziona. E la Scala lo assolve».
Monica Dichiara
Foto: http://www.flickr.com/photos/_marco_/4435628894/