Esperienze virtuali per strategie concrete
Ognuno sogna un mondo diverso e comincia a farlo dal posto in cui vive. La città diviene l’immagine della società che lo abita, il trasporto delle esperienze degli uomini, grandi e piccoli. E se non bastasse, esistono le alternative virtuali.
Oggi appare riduttivo definire la città partendo dalla spiegazione fornita dal dizionario. Il concetto di “centro esteso piuttosto grande” è superato da tempo. Nel corso della storia, la città intesa in senso lato ha cambiato connotati, divenendo lo specchio concreto del potere dominante, con uno spazio da gestire, organizzare, comandare. Ogni uomo ha la sua “dimensione città”, e ciascuno ritaglia la sua vita sull’offerta di quanto quotidianamente gli viene proposto. Ma anche i centri urbani cambiano in funzione di chi li vive. È uno scambio vicendevole dove non si capisce chi abbia la meglio e dove o come intervengano le forze in gioco per modellare un determinato spazio. Dalla polis alla città romana, poi quella medievale, fino alle metropoli cariche di luci e tutto quanto si possa desiderare a portata di mano, la città è un elemento che affascina, turba, e sulla quale s’interrogano e si misurano i grandi urbanisti. Perché strutturare un centro e renderlo vivibile è la scommessa di quanti si appressano a stabilirne le coordinate principali, come le grandi vie di comunicazioni, i luoghi deputati al commercio e altro. L’urbanistica, scienza nata a ridosso della rivoluzione industriale per regolare la crescita smisurata e irregolare dei centri urbani, tende a creare modelli vivibili cercando d’inserire le singole parti costituenti in una rete di relazioni. Ma se tali modelli non dovessero essere sufficienti o poco interessanti, il passo tra il concreto e l’immaginario è breve e può offrire soluzioni poco ortodosse. Sotto l’attento esame dei sociologi urbani e architetti, oggi si trovano quei modelli abitativi, considerati fino a poco tempo fa semplici passatempi: le città virtuali. Attraverso lo studio del fenomeno, infatti, si possono scoprire i punti deboli del modello reale.
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In questi mondi paralleli non sono ancora entrate le leggi dell’urbanistica, pertanto potrebbero essere utilizzati come piano di prova. Perché, pur avendo occupato e trasformato già gran parte della superfice terrestre, non è detto che questa possa essere migliorata. C’è ancora spazio per creare e crearsi una dimensione possibile. Ci misuriamo con nuovi modelli, che sono, sostanzialmente, quelli della nostra fantasia. Lì dove si muovono i nostri avatar è dato ancora di sperare, perché appare possibile provare a sognare. Non deve essere inteso per forza come un modo per nascondersi o un mondo da condannare perché non vero. Può essere invece una nuova frontiera. Ci s’inventa una nuova identità, nuovi amici, nuove tendenze sessuali, nuovo lavoro e inevitabilmente e inconsapevolmente si vivono vite parallele. Un sistema binario che coinvolge le menti, ma soprattutto le dinamiche di sviluppo di intere società. Del resto anche i social network sono grandi piazze dove il confronto non conosce i confini del riposo quotidiano. Partendo da ciò, si evince quanto le stesse dinamiche comunicative si stiano spostando su un piano virtuale, trasferendo materialmente le persone da una socialità tattile ad una dimensione priva di consistenza, ma particolarmente affascinante perché non ha limiti se non quelli dell’immaginazione. Se è vero che la città è la metafora del nostro mondo, che trascina sulle sue strade le vite di uomini con il loro bagaglio di esperienze, ogni livello urbano – anche quello virtuale – può essere ammesso nella gamma delle opzioni possibili, dove è concepibile confrontarsi e comunque vivere.
Antonella Molinaro
Foto: http://www.flickr.com/photos/clf/155406627/sizes/o/in/photostream/