Speranze di luce: promettenti ricerche in aiuto dei non vedenti
ArgusII e la Cheratoprotesi Ottica sono le più recenti conquiste della lotta contro la cecità, cui si uniscono le cellule staminali, la corrente alternata e, per bypassare occhi troppo danneggiati, la stimolazione diretta della corteccia visiva.
Purtroppo l’incidenza della cecità è ancora molto alta. Secondo il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di ottobre, nel mondo esistono 285milioni di ipovedenti, di cui 39milioni sono ciechi. In Italia, secondo il rapporto ISTAT 2011, i non vedenti ammontano a 362mila. Inoltre l’allungamento della vita ha amplificato il problema delle malattie degenerative legate all’invecchiamento, ed in particolare quelle relative alla vista. Fortunatamente negli ultimi anni le nuove tecnologie hanno reso possibile la ricerca di soluzioni estremamente avanzate.
Il 29 ottobre è stato portato a termine con successo il primo impianto “commerciale” di una complessa protesi retinica, chiamata ArgusII, che permette il parziale recupero della capacità visiva in pazienti affetti da malattie degenerative della retina. L’operazione, durata meno di quattro ore, è stata eseguita dal dr. Stanislao Rizzo, direttore del reparto di Chirurgia oftalmica dell’Ospedale Universitario di Pisa, e dal suo staff, su un paziente sessantenne affetto da retinite pigmentosa.
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Il 24 ottobre l’équipe del prof. Giorgio Marchini, direttore della Clinica Oculistica dell’Ospedale Universitario di Verona, ha impiantato una cheratoprotesi ottica, integrandola ai tessuti del paziente per evitare problemi di rigetto, nella parte anteriore del bulbo oculare di un cinquantenne, che tre anni fa era diventato cieco in seguito a un incidente con la calce viva, e che oggi ha una vista valutata tra 2 e 3 decimi: quanto basta per consentirgli di riacquistare la sua autonomia.
Pioniere nell’impiego delle cellule staminali per la ricostruzione della cornea è un italiano, il dr. Paolo Rama, responsabile del reparto di Oculistica dell’Istituto scientifico San Raffaele di Milano. Nel 2010 il New England Journal of Medicine ha pubblicato il resoconto dei suoi interventi di innesto di lembi di cellule staminali dell’epitelio corneale a 112 pazienti, operati tra il 1998 ed il 2007, in cui ha ottenuto il 76% di successo.
Di recente la rivista Brain Stimulation ha pubblicato uno studio, coordinato dai ricercatori dell’Università di Magdeburgo di Berlino, che descrive un trattamento non invasivo di corrente alternata, chiamato rtACS, che potrebbe ridare speranza a chi soffre di cecità parziale dovuta a lesioni del nervo ottico. A 42 pazienti sono stati posizionati degli elettrodi vicino agli occhi una volta al giorno per 10-20 minuti per 10 giorni, producendo una diminuzione del 41% del campo visivo perso, ed anche un generale miglioramento della visione.
Per chi soffre di cecità congenita o ha gli occhi severamente danneggiati, i ricercatori della Harvard Medical School stanno perfezionando una telecamera digitale direttamente collegata alle aree della corteccia visiva, dove gli impulsi generano le immagini nel cervello del paziente.
Nonostante l’annunciata vittoria sulle tenebre in sala operatoria non dobbiamo però dimenticare che prevenire è molto più efficace che curare e, sempre secondo le stime dell’OMS, questo sembra essere valido nell’80 % dei casi.
Laura Marsano