Lupa capitolina sotto accusa: originale o imitazione?

Il mitico simbolo delle origini di Roma è un’imitazione medievale. Lo dichiara il settimanale tedesco ‘Der Spiegel’, sulla base di un’ipotesi avanzata dalla storica dell’arte Anna Maria Carruba. Incisiva la replica di Umberto Broccoli, soprintendente ai Beni Culturali di Roma: «È falso parlare di falso».

Simbolo e icona della grandezza di Roma, la Lupa capitolina, nella tradizione, è divenuta una sorta di nume tutelare della Città Eterna. La scultura rappresenta una lupa che allatta una coppia di piccoli gemelli, Romolo e Remo, i leggendari fondatori della città. La sua storia affonda le radici nella tradizione mitologica romana, secondo la quale i due fratelli nacquero da Marte e dalla vestale Rea Silvia, figlia di Numitore, re di Albalonga. Quando Numitore venne detronizzato dal fratello Amulio, Rea Silvia fu incarcerata e i figli le vennero tolti per essere uccisi. Il servo incaricato non ebbe il cuore di farlo e li affidò alla sorte, deponendoli in una cesta sulle acque del Tevere. I gemelli, salvati e allattati da una lupa, furono, infine, trovati e allevati dal pastore Fàustolo. Diventati adulti, Romolo e Remo scacciarono Amulio, riportando il nonno Numitore sul trono di Albalonga che fece loro dono di un appezzamento di terreno sul Colle Palatino, dove decisero di fondarvi una nuova città: Roma. Secondo la tradizione era il 21 aprile del 753 a.C. A distanza di secoli è il settimanale tedesco ‘Der Spiegel’ ad affermare che la statua, conservata nei Musei Capitolini, è un’imitazione medievale, forse di un maestro spagnolo, rifacendosi ad un’ipotesi già avanzata nel 2006 da Anna Maria Carruba, storica dell’arte italiana e restauratrice, che espresse dubbi sull’autenticità della scultura bronzea. A rivelarlo la tecnica di esecuzione.

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La studiosa, infatti, si era accorta che la tecnica di fusione impiegata per la Lupa non si usava nell’antichità, ma era caratteristica del Medioevo. In epoca antica, le statue di bronzo erano fuse per parti separate che poi venivano saldate tra loro, mentre, come ricorda il settimanale tedesco, la Lupa capitolina è fusa a getto unico, senza saldature alla testa e alle zampe. Il successivo esame del Carbonio 14, condotto sulla statua dall’archeologo Edilberto Formigli, avvalora la tesi della Carruba: non si tratta dell’originale. In realtà, quindi, il mitico simbolo di Roma non risalirebbe al V secolo a.C., ma al 1204, quando l’originale, fuso a Bisanzio, andò perduto, e su incarico dei Conti Tuscolo, potente famiglia romana, fu riprodotto fedelmente e conservato fino ad oggi. Molte le repliche e le perplessità. La Regina, professore di Etruscologia all’Università La Sapienza, pur condividendo la tesi della Carruba, pensa che la Lupa capitolina non sia un falso, ma un’opera medievale di indiscussa qualità artistica. Più dure le parole di Umberto Broccoli, Soprintendente ai Beni Culturali di Roma: «È falso parlare di falso. Che possa essere un’opera medievale è un’ipotesi suggestiva che ha avuto e ha un certo seguito fra gli studiosi». Ma molti continuano a collocare la Lupa nella data tradizionale del V secolo a.C. e, alla richiesta dello ‘Spiegel’ di modificare la didascalia dell’opera, la Sovrintendenza annuncia che la nuova presunta data verrà integrata al più presto, per rendere un giusto servizio agli innumerevoli visitatori.

Valentina  Lauria

Foto: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/archive/a/aa/20110703134533%21Capitoline_she-wolf_Musei_Capitolini_MC1181.jpg

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