Sguardi sulle donne nel Marocco di oggi

Il cambiamento, che attraversa la vita delle donne nel Marocco di oggi, riflesso negli incontri di un viaggio: più o meno giovani, percorrono strade che promettono libere evoluzioni. Le stesse auspicate da numeri e fatti, che definiscono il peso della disparità di genere e l’impegno profuso per superarla. (Foto: © Beatrice Sartini)

In molti Paesi del mondo la discriminazione verso le donne, storicamente e culturalmente presente, impedisce loro di godere dei diritti riservati agli uomini e di decidere del futuro della propria vita. Concetto che si materializza nella giovane, non più di vent’anni, che sostiene il peso del neonato fissato alla sua schiena dal nodo di una pashmina, senza perdere di vista l’altro figlio che muove i suoi primi passi tra le valigie dei passeggeri, mentre trascina i bagagli con sé avvolta nella bellezza del suo kaftan. In fila dietro di lei, attendo di salire sul volo per Marrakech e osservo suo marito, almeno il doppio dei suoi anni, che le concede qualche occhiata da lontano, senza preoccuparsi di altro se non del suo trolley.
La parità di genere, che passa attraverso un maggiore potere dato alle donne, è il terzo Obiettivo di Sviluppo del Millennio (MDG, Promote gender equality and empower women) che, tra le sue azioni prioritarie, fissa l’eliminazione della disuguaglianza in tutti i livelli dell’istruzione femminile e la necessità di politiche che tengano in attenta considerazione la diversa realtà vissuta da uomini e donne. Perché, se proprio quest’ultime sono la chiave per la crescita in tutti i Paesi del mondo, lo sono ancora di più in quelli in espansione, come il Marocco.
L’analfabetismo e la povertà – i principali ostacoli evidenziati dall’indagine di valutazione del programma che mira al raggiungimento dei dieci MDGs, che nel 2004 ha visto il Marocco protagonista tra i Paesi piloti – hanno portato il Governo marocchino a lanciare un’iniziativa nazionale (INDH, The National Iniziative for Human Development) per favorire l’accesso delle fasce di popolazione più vulnerabili, tra cui le donne, ai servizi sociali ed economici messi a disposizione dalle associazioni, governative e non. Terreno fertile, in cui sono fioriti specifici progetti di promozione delle attività imprenditoriali delle donne, attraverso la creazione di centri di investimento regionali e la valorizzazione del coinvolgimento di Organizzazioni femminili, che hanno dimostrato di contribuire fortemente alla riduzione della disparità di genere. Strada concreta, che scopro snodarsi tra Agadir e Essaouira, dove – accanto alla bellezza offerta dal panorama dalla più grande zona di crescita esistente al mondo dell’Argania – apprendo la tradizione della lavorazione dei frutti della pianta, custodita dalle mani delle donne berbere, riunite in una cooperativa sociale che ne tutela e organizza il lavoro in condizioni dignitose, mentre snocciolano i frutti e mi mostrano i prodotti del loro lavoro.
Le condizioni sociali che consentono alle donne l’accesso e l’uso di tecnologie hanno portato un quinto di nuove presenze femminili sui banchi di scuola marocchini, in un Paese in cui l’analfabetismo restringeva le possibilità di futuro di un giovane su quattro tra i 15 e i 24 anni. Forse è proprio sulla scia di queste evoluzioni che, pur non conoscendo la loro lingua, riesco a trascorrere diversi pomeriggi in compagnia di alcune giovani, tra i venti e i trent’anni, studentesse e lavoratrici, che parlano le due lingue in uso nel Paese e talvolta anche l’inglese.
«Noi, oggi, possiamo divorziare se, dopo il matrimonio, dovessimo scoprire che l’uomo che abbiamo sposato non fa per noi… ma non sarebbe meglio conoscersi bene prima, convivendo, come fate voi?» mi confida una delle ragazze, jeans e maglietta aderenti, futura assistente di volo, trasmettendomi il suo desiderio di volare via, per aprirsi presto a quel mondo che alcune giovani marocchine, come lei, intravedono e aspettano a braccia aperte. Un’attesa che pesa meno alle sue amiche, che talvolta indossano l’abito tradizionale e trascorrono il tempo libero bevendo tè alla menta e chiacchierando a piedi scalzi, tra il profumo di incensi e la cenere delle sigarette fumate nascondendosi dagli occhi delle loro famiglie. Un pensiero nemmeno sognato dalle giovani che vivono nelle zone rurali e più remote del Paese, dove anche i diritti inseriti dalle ultime riforme – tra cui il Codice di famiglia, che vieta i matrimoni precoci – ancora non trovano il necessario rispetto.
Tante donne, molto diverse, dal profilo impossibile da definire: osservato dal cielo del rientro, sfuma nei colori di una terra complessa, popolata da elementi divergenti, che al momento sembrano davvero non voler trovare rigidità, né tantomeno ostacoli sul loro cammino di crescita.

Beatrice Sartini

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