
Vivere un’esperienza come “Una cosa speciale”
“Una cosa speciale” di Iris Murdoch è l’unico racconto di una romanziera che, sapendo unire, com’è nel suo stile, il linguaggio narrativo alla riflessione filosofica, non perde, nella brevità di questa narrazione, l’intensità narrativa e l’esplorazione dell’“inner life” delle sue opere maggiori.
Iris Murdoch, Una cosa speciale“Una cosa speciale” (Something Special) è l’unico racconto di Iris Murdoch scritto nel 1957 e edito in Italia (Nottetempo, 2006). Il testo è seguito dalla postfazione di Luisa Muraro e da una Nota di Joyce Carol Oates che inquadrano efficacemente la poetica di Iris Murdoch offrendo più chiavi interpretative al racconto. Lo stile narrativo della scrittrice è diretto nell’incalzare dei dialoghi e delle descrizioni e dà l’impressione visiva di una pièce teatrale piuttosto che una scena da film. Nucleo del racconto è la ricerca, nella vita della protagonista, di quel quid che rende speciali cose, persone, situazioni sapendone trasfigurare la mera realtà e Iris Murdoch, tramite i personaggi e le situazioni narrate col consueto stile realistico, traccia così il suo pensiero offrendo al lettore un quadro di ciò che era la condizione di una giovane donna irlandese senza grandi mezzi alla fine degli anni Quaranta.
La trama del racconto è semplice. Yvonne, la protagonista, è una bella e giovane ragazza che cerca una sorta di fattore “X” in tutte le cose che la circondano. Forse insegue dei sogni oltre le sue reali possibilità, forse la sua è quella ricerca di senso e significato della vita che un po’ attraversa tutti noi e che ci spinge a cercare un qualche segno speciale nella propria quotidianità. La famiglia, invece, cerca di spingerla realisticamente a sposarsi con un ragazzo onesto, ma che agli occhi di Yvonne non ha nulla di speciale e che lei si ostina a rifiutare.
Nel racconto, nel crescendo di tensione famigliare cui porta questo rifiuto, arriva una sorta di frattura fra le fantasie di cui si nutre la ragazza e la successiva capitolazione rappresentata dalle lacrime di collera e delusione quando lei sarà messa di fronte all’unica semplice “cosa speciale” che Sam, il promesso sposo, ha saputo proporle: un albero caduto.
Nelle attese dei più quel momento speciale per far capitolare poteva essere l’offerta di un anello ma Sam va oltre il senso comune, la sua realtà trasfigurata è quell’albero e così dice: «…guardalo Yvonne, stai in silenzio per un attimo e guardalo. È così bello, anche se è davvero una cosa triste per un albero stare qui così, per terra, con tutte le sue belle foglie verdi, come un fiore che è stato colto. So che è una cosa triste. Ma vieni da me adesso e saremo una coppia di uccellini su fra i rami».
Al rientro a casa Yvonne ha un lungo insolito silenzio di quasi quindici minuti, proprio lei che: «…Non era rimasta in piedi in silenzio così a lungo in tutta la sua vita» e quel silenzio sancisce la sua capitolazione.
Ritorna in questi due passaggi la poetica di Iris Murdoch, che utilizza simboli ed elementi mitici piuttosto che sottolineature di vita interiore.
Una capitolazione che non è resa ma crescita perché porta in sé non solo una diversa consapevolezza, ma anche la libertà di scelta che ne consegue.
E un rimarcare che la realtà che tutti noi viviamo è anche come noi la leggiamo e, alla fine, un prodotto della nostra mente.
Emanuela Carbonelli