Se etica e finanza si incontrano: scenari per un’economia diversa

Etica e finanza sono spesso state considerate in contrasto l’una con l’altra e gli eventi degli ultimi anni sembrano confermare questa tesi. Per creare un sistema economico al servizio della società non basta il rigore dei conti, è necessario rimettere al centro della discussione la persona. (Foto: Flickr cc seiu)

Quando la crisi economica globale è cominciata, ormai più di quattro anni or sono, i discorsi riguardanti il labile legame tra etica e finanza erano all’ordine del giorno. Un nuovo presidente – nero e democratico – si affacciava alla guida della nazione più potente del globo e molti previdero l’inizio di un nuovo corso per l’economia e la finanza mondiale. Un cambiamento di rotta che avrebbe posto fine al dominio di una speculazione i cui effetti erano già allora sotto gli occhi di tutti. Il nuovo corso, tuttavia, sembra ben lontano dall’essere iniziato.
Negli ultimi anni, i governi di gran parte del mondo occidentale hanno evitato di esporsi con riforme veramente incisive dei propri sistemi finanziari e la speculazione, formalmente considerata il nemico numero uno, ha continuato ad imperversare nei mercati. All’immobilismo USA ha risposto la mancanza di determinazione dell’Unione Europea. Le uniche riforme, seppur assolutamente indispensabili in alcuni casi, hanno riguardato il rigore dei conti pubblici e il controllo delle spese e solo marginalmente i mercati e i loro operatori. Nonostante le economie di diversi Paesi dell’UE siano tuttora vittime di attacchi speculativi, la politica non appare in grado di fermarli. È dunque impossibile porre un freno alla speculazione? Certamente no.
È evidente che un tale intervento richiede decisione e coraggio che si traducano in misure che colpiscano le attività finanziarie più aggressive e mettano l’etica al centro del comportamento degli operatori economici. La politica del rigore dei conti non basta più, non solo perché le popolazioni ad esse soggetto mostrano segni di insofferenza sempre maggiori, ma anche perché è necessario invertire la logica che si cela dietro a questo genere di interventi. I governi, infatti, sembrano ogni giorno di più attribuire al mercato la responsabilità di esprimere giudizi di valore sull’attività politica, dimenticando che i suoi operatori non sono necessariamente interessati alla qualità della vita dei cittadini.In un tale sistema l’essere umano rischia di sparire, disperso in una selva di numeri che rappresentano indifferentemente capitali, immobili, persone. È necessario rimettere al centro della scena l’economia sana, quella capace di creare benessere e occupazione e con esse le opportunità di realizzazione personale di cui l’essere umano ha bisogno, eliminando gli strumenti il cui solo scopo è compiere operazioni speculative. Gran parte dei cosiddetti derivati, ad esempio, si basa su logiche previsionali e di azzardo che non hanno nulla a che vedere con quel sistema produttivo di cui la finanza dovrebbe essere il supporto. Questi titoli costituiscono un “mercato nel mercato” di cui l’economia reale potrebbe fare a meno. A beneficiarne sono solamente gli operatori finanziari che, con manovre particolarmente avventurose, mettono in pericolo l’intero sistema economico, scaricando i rischi della propria attività.
Ridurre il numero delle contrattazioni è un altro elemento di vitale importanza. In un sistema di negoziazione telematica che si fa sempre più veloce, in cui le azioni vengono detenute anche per pochi minuti, l’obiettivo diventa esclusivamente il guadagno immediato. In tal modo l’attività imprenditoriale e quella lavorativa diventano la partita su cui scommettere, non l’impresa in cui credere su cui investire. Ridurre i movimenti a carattere speculativo riporterebbe l’attenzione sulle imprese e sulle loro capacità, con un maggiore benessere per la società nel suo complesso.
Ma non solo i governi possono agire per cambiare le cose. Anche i cittadini, accrescendo la propria consapevolezza economica, possono fare la differenza. Un interessante esempio che combina etica, realizzazione personale e finanza è la microfinanza. Essa consiste nella concessione di credito a soggetti considerati non solvibili in base agli usuali criteri bancari. Quando associata a scopi di carattere sociale – gli esempi sono sorprendentemente numerosi –, questa attività prende spesso il nome di “banca etica” e consente di fornire capitali a persone in difficoltà, dando loro l’opportunità di realizzare se stessi e i propri progetti. Prestare denaro può diventare così un’esperienza redditizia e confortante al tempo stesso: provare per credere.

Alessandro Turco

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