Scoprire il cuore delle Marche
Con il mare alle spalle e le montagne all’orizzonte, in viaggio tra le colline marchigiane. Immersi nel centro della regione, a cavallo tra le province di Ancona e Pesaro-Urbino, tre tesori racchiusi nella Valle del Cesano. (Foto: © Beatrice Sartini)
Ci passo quasi ogni giorno, ma come succede spesso per ciò che è vicino e fruibile, non avevo ancora dedicato tempo a cogliere l’invito accogliente e suggestivo che un cartello all’inizio della strada statale 424 mi rivolgeva. “Benvenuti nelle terre di Rossini e Raffaello”.
Lascio la rumorosa strada statale 16 che collega le località balneari di Senigallia e Marotta, per addentrarmi nella Valle del fiume Cesano, che si estende dal versante orientale dell’Appennino centrale marchigiano, dominato dal Monte Catria, fino al Mare Adriatico. La valle ha un raggio di circa 50 Km e si snoda tra le province di Ancona e Pesaro Urbino, che giocheranno a rincorrersi più volte lungo la strada.
Il ferragosto appena passato ha rubato il caldo dell’estate e le cicale ormai suonano solo un sottofondo leggero mentre attraverso il ponte sul fiume, tanto povero d’acqua in questo periodo dell’anno quanto generoso di fertilità dopo l’estate, che la sua valle ricambia proteggendone le sponde con un caratteristico bosco ripariale.
Ho selezionato tre fermate tra le numerose interessanti. Le città di S. Costanzo, Castelleone di Sausa e Corinaldo. Comuni densi di arte, spiritualità, tradizioni, appoggiati su una natura morbida e rilassante. Non toccherò le estremità della valle, mare e montagna, perché voglio stare a contatto col cuore della mia regione.
S. Costanzo è in cima alla strada panoramica di Santa Vittoria, lungo la quale posso sentire ancora il profumo di mare, mentre già assaporo i colori caldi della campagna. I girasoli sono piegati e bruciati dal sole, il giallo oro è diventato marrone intenso, le corolle sono secche ma ancora sanno piegare la testa e guardare il mare, che a quest’ora si distingue ancora dal cielo.
I simpatici sancostanzesi sono fieri della loro sagra polentara, la più antica della regione e del bellissimo teatro settecentesco “La Concordia”, affacciato sulla centrale piazza Perticari, situata ai piedi dell’imponente complesso teatro, chiesa, torre dell’orologio. Per approfondire la visita del territorio, dal centro è possibile addentrarsi nella Valle della Madonna delle Grazie, interessante percorso ecologico-culturale localmente indicato come Valle dei Tufi per le brillanti formazioni marine risalenti al pliocene che ne compongono le pareti.
Ridiscendo tornando sulla 424 per proseguire il cammino. Coltivazioni di grano, girasole, barbabietole, vigneti, frutteti, uliveti, filari di cipressi e gelsi, aceri ed olmi rendono il passaggio eterogeneo. Si susseguono piccolissimi centri abitati, quelli con bocciofila, chiesa e piccolo alimentari, in cui gli occhi delle signore nascoste dietro le persiane e dei mariti seduti al bar mi seguono attenti mentre fermo con la fotocamera quel tempo già immobile.
La pianura e le coltivazioni ampie si sono trasformate in quelle colline colorate, prima lontane, ora scese a ridosso della strada, ma il passaggio dall’una all’altra si è sviluppato con dolcezza. Sì, i colli marchigiani sono belli, soprattutto per la varietà di colori che offrono. Sfumature di toni di verde, giallo, marrone, alternati tra loro, compongono una coperta patchwork naturale.
Al bivio le indicazioni mi invitano a girare a sinistra per Corinaldo. La città fortificata è racchiusa tra le mura medievali meglio conservate ad oggi esistenti. Bandiera arancione e borgo più bello d’Italia nel 2007, ospita uno dei più suggestivi festival di Halloween in Europa. Girando attorno al centro storico, salgo e scendo sulle terrazze e sulle torri accessibili, ricontattando con lo sguardo le colline che avvolgono il paese. Di notte la città assume un aspetto misterioso e fiabesco, che merita certamente la possibile scelta di un pernottamento se si ha tempo a disposizione. Lascio l’allegria dei vicoli tortuosi e parto per l’ultima tappa.
Il sole ormai gioca a nascondino con il profilo dei colli. Al bivio stavolta svolto a destra e una strada in salita mi conduce a Castelleone di Suasa, dominante sulla riva destra del fiume. Un manifesto mi invita a non perdere una tipicità castellana, la festa della cipolla, che animerà questa piazzetta il prossimo mese. Organizzando la visita su due giorni, è da non perdere l’area archeologica dei resti dell’antica città romana di Suasa. Salgo e arrivo ad una terrazza con ampia vista, da cui finalmente inquadro bene il profilo più duro dei monti. Eccoli avvolti nel tramonto. Il sole ormai incendia il cielo e le nuvole rosa salutano leggere questa giornata. La visita del centro finisce in qualche passo, per quanto esso è piccolo, così ritorno indietro per perdere ancora lo sguardo all’orizzonte.
Mi attende un rientro morbido, in cui procedo gustando tutta la lentezza delle curve che si snodano tra le colline, lungo la campagna, e si tuffano infine nel mare.
Beatrice Sartini