Hammam, un tuffo nella storia

È quasi per caso che mi sono imbattuto in quella che può essere considerata allo stesso tempo un‘esperienza sensoriale e un viaggio tra le pieghe della storia; entrate anche voi insieme a me, da una piccola porticina nascosta, nelle atmosfere di mondi lontani… (Foto gentilmente concesse da “Hammam de Al-Andalus”)

Sala calda

Granada: tutto è iniziato per caso passeggiando per le sue vie cariche di storia e di architettura moresca. In un vicolo apparentemente uguale a tutti gli altri ai piedi della maestosa Alhambra, posizionato dietro la vecchia moschea, che ora è diventata la chiesa di S. Anna, scopro l’esistenza di un bagno arabo: l’Hammam. Per la precisione il primo a riaprire i battenti nel XX secolo, cinque secoli dopo la cacciata dei Mori e la chiusura di tutti i bagni pubblici della tradizione araba.
Non ho ben chiaro cosa attendermi quando salgo la scalinata, da cui accedo attraverso una piccola porticina situata nel mezzo di un vecchio fabbricato color ocra. Gli interni sono celati da luci soffuse e l’impressione è quella di essere sulla soglia di un mondo segreto. La struttura funziona rigorosamente a numero chiuso, con ricambio circa ogni due ore , e questo fa sì che non ci siano mai più di dieci o quindici persone contemporaneamente all’interno. L’ingresso che viene proposto comprende, oltre alle vasche, anche un massaggio di quindici minuti. Dopo aver sbrigato le formalità alla reception vengo fatto accomodare nello spogliatoio e da qui accedo finalmente alle stanze dell’hammam.

Bagno di vapore

Mi ritrovo subito davanti un grazioso angolo salotto a disposizione degli ospiti per rilassarsi bevendo thè alla menta, e pochi metri più avanti in un angolo in marmo bianco con muri decorati a mosaico la vasca dell’acqua fredda fa bella mostra di sé. Proseguo oltre, attraverso un passaggio ad arco basso e ricurvo e ben presto ne capisco il motivo: oltre di esso l’aria è calda e umida e tra luci soffuse, il ribollire dell’acqua si fonde alle musiche arabo-andaluse che si spandono e si contraggono nell’aria.
Camminando rigorosamente scalzo sul pavimento caldo vado ad immergermi nella vasca dell’acqua tiepida, una splendida piscina incastonata tra colonne di marmo con fontane e cascate d’acqua. Il palazzo risale al XIII secolo, la locandina all’entrata dice che durante gli scavi di restauro furono trovati al suo interno antichi pozzi d’acqua e questo lascia pensare quindi che questo hammam sia rinato sulle sue ceneri come un’araba fenice. A dire il vero bastano le geometrie perfette dei suoi mosaici, i giochi d’acqua e la sapiente illuminazione a farmi credere di aver varcato una porta dimensionale e per rendersi conto della magia del luogo, basta dire che mi trovo al primo piano dello stabile ma l’impressione è quella di essere sottoterra.

Sala Fredda

Il rituale prosegue e passo dalla vasca di acqua tiepida a quella dell’acqua calda, che si trova nella stanza a fianco tra pareti verticali finemente decorate. Per immergersi del tutto è necessario sdraiarsi completamente ed il calore provoca un istantaneo senso di totale abbandono e spossatezza. La musica continua a danzare nell’aria portando con sé i profumi speziati della cannella che si vaporizzano dai profumatori a candela posizionati sapientemente in punti strategici della stanza, pochi metri oltre il bordo piscina un angolo relax permette di rimettersi in forze prima di riattraversare lo stretto cunicolo ed immergersi completamente nella vasca di acqua fredda; lo shock è fisicamente forte, è un risveglio brusco che non riesce però a strapparmi completamente da questo mondo evanescente e lontano nel tempo.
Il corpo stimolato e rivitalizzato da questa esperienza è ora pronto per il bagno di vapore. La stanza non è molto spaziosa e la grande quantità di umidità non permette quasi di vedere l’altro lato; mi sdraio supino ad occhi chiusi e con respiri profondi mi lascio cullare dai suoni orientali e dalle immagini dei mosaici che ornano ininterrotte tutte le stanze dell’hammam. Non fatico a capire perché nella cultura araba le figure geometriche assumano una simbologia religiosa così importante; sembra infatti che oltre ad ovviare al problema di non poter raffigurare Dio ed i suoi profeti, queste forme siano un‘ottima fonte per liberare la mente da ogni pensiero ed avvicinarsi in questo modo ad Allah.

Sala della Pietra Calda

Sento il rumore della porta che si apre, è giunto il mio turno per il massaggio. Lascio la stanza di vapore e aggirando la piscina di acqua tiepida avanzo, sotto di me una scalinata che scende, poi la vista si apre su di un lungo corridoio, al termine del quale, dopo aver attraversato due semi-atri, se ne apre uno più grande illuminato dalla tenue luce dei lucernai, con al centro la Piedra Caliente ed una bellissima fontana che zampilla acqua sullo sfondo. Una doccia fredda, e vengo fatto accomodare prono sul lettino. Sento la presenza della massaggiatrice alle mie spalle poi le sue mani, abbondantemente cosparse d’olio, scivolano da prima sulle gambe salendo poi su lungo la schiena; è un massaggio soave che mira a solleticare i sensi facendo in modo che il corpo si liberi della tensione residua. La mente è totalmente rapita dalla musica ipnotica ed ora che è privata del senso della vista, non le resta che costruire un’immagine a somiglianza dell’istante per fissarlo in sé. Le dita scivolano ora leggere e sinuose come una ballerina velata che si esibisce nella danza del ventre e ho l’impressione di essere stato catapultato nell’Andalusia moresca alla corte dell’ultimo sultano di Spagna.
Il mondo di fuori non c’è più, cancellato dalla mente e dalla realtà, scomparso in una nuvola evanescente portata via da una litania orientale e da un soffio di vento del Sahara.

Daniele Pistoni

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