Rumori, parole e suoni del cuore

In Italia vivono circa sette milioni di persone con problemi di udito. La legislazione vigente tutela i sordi, ma per conoscere ed affrontare il problema della sordità da una prospettiva senza pregiudizi, spesso è solo necessario guardare l’altro negli occhi.

Caterina è una donna di 53 anni con due figli, un marito e un lavoro fantastico. Caterina è la mia collega, è un tipo solare ed è sordomuta. Figlia di due persone clinicamente normali e sorella di due donne senza problemi apparenti, Caterina vive da sempre con questo handicap. Alienata dai rumori e frastuoni del mondo che la circonda, ha sviluppato da sola la capacità di comunicare con gli altri, attraverso il linguaggio dei segni. Bistrattato a causa di una limitata cultura, che ha dominato fino a metà del secolo scorso, il linguaggio dei segni solo ultimamente ha acquisito dignità e autorevolezza. Registro fondamentale per tutte le persone audiolese, questo particolare codice utilizza come strumento di comunicazione tutto il corpo: espressioni del viso, mani, movimenti e gesti che, codificati, esprimono messaggi pari a quelli trasmessi per via orale. In Italia la LIS, Lingua dei segni italiana, è utilizzata da tutta la comunità dei sordi italiani, ed è caratterizzata da una particolare sintassi che solo in pochi punti è simile a quella del nostro idioma. L’ordine degli elementi nella frase, ad esempio, segue una costruzione molto simile a quello del latino o del basco: soggetto, oggetto, verbo. Oggi chi vive con questo problema ha maggiori possibilità di vivere normalmente e, cosa importante, anche i pregiudizi in merito alla sordità, se non del tutto scomparsi, sono diminuiti. La legislazione italiana prevede forme di tutela o particolari privilegi, come incentivi statali per acquisto di apparecchi o speciali leggi sul lavoro.

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Chi legifera, però, non tiene conto che, al di là di queste agevolazioni pratiche, manca una cultura di base e un sentimento collettivo capaci di poter abbattere la barriera della compassione che, spesso, ci fa vedere inesistenti differenze tra noi e l’altro. Per quanto riguarda il primo ostacolo si potrebbe pensare, ad esempio, al fatto che manca oggi una preparazione adeguata per docenti di sostegno, impegnati a scuola nelle attività di supporto didattico. Per quanto riguarda la diffidenza-differenza che si avverte quando si è in presenza di un audioleso, si può fare ben poco perché si tratta semplicemente di attivare l’intelligenza. Esistono soluzioni drastiche alla sordità: l’impianto cocleare, ad esempio, che riproduce le funzioni della coclea (componente interna dell’orecchio, contenente i liquidi cocleari), permettendo il recupero dell’attività uditiva, ma è un’operazione costosa che a fronte del recupero dell’udito sacrifica altri aspetti della vita di un uomo – si tratta sempre di un dispositivo elettronico, che in presenza di altre apparecchiature simili può provocare disturbi. Molti affrontano quest’intervento per avere una vita “normale”, ma come possiamo definirci diversi quando nessuno possiede la consapevolezza della normalità? Nella quotidianità esprimiamo opinioni, sentimenti, pareri, affetti attraverso i gesti. Quante cose diciamo con gli occhi, con le mani. Nell’immensa varietà di cose che il mondo ci riserva, anche il linguaggio di Caterina, fatto di segni, potrebbe apparire affascinante; messaggi in codice per pochi eletti, che permettono di esprimere le stesse, universali ed eterne emozioni umane.

Antonella Molinaro

Foto: http://www.flickr.com/photos/daveynin/4469841629/

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