Il circolo Pickwick. Ovvero come osservare noi stessi e la società, sorridendo nel bene e nel male.
Viaggiare per l’Inghilterra attraverso l’affresco di una società fatta di giusti e meno giusti, in costante evoluzione all’inseguimento del progresso e dei soldi, ma anche degli affetti e della reciproca realtà. Lo studio sociale – perché questo è in ultima analisi Il circolo Pickwick – di Dickens, tra risate e parodia, potrebbe essere un valido strumento per osservare anche il mondo odierno.
Charles Dickens, Il circolo PickwickCharles Dickens è da sempre annoverato tra i nomi simbolo della letteratura inglese, padre di romanzi dall’architettura esemplare e soprattutto dai buoni sentimenti. Proprio questi ultimi rappresentano una delle sue maggiori peculiarità e ne sono un esempio le storie di formazione di Oliver Twist, David Copperfield, Nicholas Nickleby. E ancora, Grandi Speranze: titolo eloquente e programmatico che descrive il viaggio fisico e interiore in direzione di un futuro migliore. Tuttavia è sicuramente il Circolo Pickwick l’esempio più emblematico del filone della letteratura inglese dei buoni sentimenti che, a ben vedere, non si limitano a farla da protagonisti nello sviluppo della trama. Sembra infatti che il romanzo, pubblicato inizialmente a fascicoli, ebbe un successo tale tra i lettori del tempo che diventò abitudine riunirsi in famiglia per goderlo assieme, o addirittura in pubblico, nei cortili e nelle piazze, dove chi poteva acquistarne una copia la leggeva condividendola con chi invece non poteva permettersela.
Evidentemente le avventure di Samuel Pickwick, fondatore dell’omonimo e ormai celebre circolo, accompagnato dagli amici Nathaniel Winkle, Augustus Snodgrass e Tracy Tupman, appassionarono gli inglesi dell’Ottocento tanto quanto i milioni di lettori da tutto il mondo in tempi più moderni. I viaggi dei protagonisti di questo capolavoro della letteratura inglese descrivono una società colma di cordialità anche dinanzi a momenti o persone negativi, colma di un’umanità che il progresso ha logorato; osservata da una prospettiva del tutto particolare: quella dell’eccentricità, tra parodia e personaggi decisamente bizzarri. In questo risiede il potere magnetico del circolo Pickwick per i lettori contemporanei dell’autore: la nostalgia verso un modo di vivere che stava scomparendo, sopraffatto da cinismo e solitudine. Quella stessa nostalgia che prova il lettore odierno sfogliando le pagine del primo romanzo di Charles Dickens, pubblicato in diciannove episodi.
Difficile riassumere la trama di un affresco di un’intera società, dipinto con i colori dell’umorismo e dell’ironia. Un gruppo di persone diverse, ecco cos’è il circolo più celebre dell’immaginario letterario: l’anziano ma allegro e gioioso Samuel Pickwick; l’amante di versi e poesia Augustus Snodgrass; l’imbranato Nathaniel Winkle, paradossalmente convinto di essere un talento sportivo; l’anziano e pingue Tracy Tupman, amante del gentil sesso; e infine l’umile ma onesto Sam Weller, giovane domestico e amico di Pickwick. Un gruppo di inglesi che amano la vita e che per godersela finiscono col ritrovarsi a dover affrontare le situazioni più assurde: intrighi e imbrogli, matrimoni difficili, rapimenti di giovani e graziose signore, viaggi improbabili, pericoli inattesi, picnic tra il grottesco e la caricatura.
Un romanzo corale da leggere per la sua vena di umorismo irriverente e irresistibile, ma non solo. Il circolo di Charles Dickens ci invita a riflettere – soprattutto in un periodo difficile come quello che l’Italia sta vivendo – sulla società, sui suoi pro e i suoi contro, sempre col sorriso sulle labbra, e con i riflettori accesi sulle dinamiche dei rapporti interpersonali.
Silvia Blakely