Quali diritti per l’infanzia?

I diritti del fanciullo, tra storia e attualità, al centro di un’analisi che ne ripercorre le tappe e le conquiste fino ai giorni nostri. (Foto cc Flickr cifa)

Calpestare i diritti dei fanciulli, oltre ad essere un oltraggio nei loro confronti, lo è anche nei confronti della storia: così si rinnega un percorso lungo e tortuoso, avviatosi a partire dal 1924 e mai esplorato prima della seconda metà del XIX secolo. Da quella data, infatti, l’infanzia viene riconosciuta come una fase determinante dello sviluppo globale della personalità e in sua difesa, molti Stati si mobilitano e emanano le “Carte Giuridiche Dei Diritti Dell’Infanzia”. Il primo significativo riconoscimento dei diritti del bambino risale al 1924 con la cosiddetta “Dichiarazione di Ginevra” o “Dichiarazione dei diritti del bambino”. Una nuova e più completa “Carta dei Diritti” viene redatta a Londra nel 1942, mentre nel 1959 l’ONU adotta la “Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo”, rivista poi nel 1989.
Questa è composta di 54 articoli, due Protocolli e quattro principi fondamentali. Tradotta e pubblicata in arabo, francese, inglese, russo e spagnolo, nell’arco degli anni, dal 1989 a oggi, è stata adottata da 193 Paesi. In Italia, lo Stato la ratifica con la legge n. 176 il 27/05/1991 e istituisce proprio nel giorno in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, ovvero il 20 novembre, la giornata commemorativa dei diritti dell’infanzia.

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Quest’anno, durante i festeggiamenti del 20° anniversario della Convenzione, tra le varie considerazioni espresse da comitati e associazioni di volontariato, come il Telefono Azzurro e l’UNICEF, è emerso il bisogno di lottare affinché la Convenzione sia riconosciuta e accettata anche dal resto del mondo, per evitare che 300 milioni di bambini siano ogni anno vittime di violenza, sfruttamento e abusi. Il Testo della Convenzione è, infatti, chiaro. I suoi principi sono i seguenti: l’uguaglianza, il superiore interesse, il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo, l’ascolto delle opinioni. Negli ultimi anni associazioni e gruppi di volontariato hanno richiamato l’attenzione sul tema della qualità della vita di quei bambini che, pur vivendo in città, sono oggetto di disagio ed emarginazione, vittime della povertà e della delinquenza. In questo contesto operano associazioni che lottano per garantire ai piccoli una vita migliore. Tra queste c’è il Telefono Azzurro che si batte per il rispetto dei diritti dell’infanzia, impegnandosi nella risoluzione del disagio e nella cura, oppure l’UNICEF che si occupa di esigenze materiali di primaria importanza nel mondo, promuove cultura e pace, creando quel ponte di solidarietà tra povertà e ricchezza del mondo.

Tina Bruno

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