Lorenzo Lotto torna a Venezia

Le Gallerie dell’Accademia veneziana aprono le porte a un’inedita mostra: “Omaggio a Lorenzo Lotto. I dipinti dall’Hermitage alle Gallerie dell’Accademia” che conserva dei prestiti importantissimi per Venezia: due opere mai viste prima in Italia.

Lorenzo Lotto – Ritratto di giovane gentiluomo (1530-32)

Un pittore travagliato che ebbe scarso successo in vita e fu riscoperto da Bernard Berenson, lo stesso che non operò a Venezia fino al 1525, anno in cui tornò nella sua madrepatria dopo anni di permanenza a Treviso, Recanati e Bergamo, a causa della predominanza nella città veneta di pittori con una fama già molto affermata, tra i quali Tiziano e Bellini. Torna simbolicamente con questa temporanea (24 novembre 2011 – 26 febbraio 2012) che, nonostante l’esiguità delle opere proposte (e ancora più esigue quelle provenienti dal museo di San Pietroburgo), ci fa comunque sognare per la raffinatezza di questo pittore, estremamente minuzioso nei dettagli ed abile conoscitore della psiche umana. La mostra si articola in poco più di tre stanze, che si uniformano perfettamente con il filo logico delle Gallerie, perché consequenziali all’arte veneta del tardo ‘400 rappresentata da pittori come Vittore Carpaccio, Bellini e Cima da Conegliano. Ad un primo sguardo, a colpire sono soprattutto i ritratti: come il “Ritratto di giovane gentiluomo” (1530-32), che probabilmente ci mostra Alvise Rovero, di famiglia trevigiana e dal carattere malinconico. La cura per i dettagli simbolici è di notevole intensità: il registro di conti, uno scialle femminile, dei petali di rosa, un forziere sullo sfondo ed una lucertola ci fanno capire come probabilmente le vicissitudini amorose del nostro protagonista avessero avuto un carattere travagliato ed un trascorso anche economico.
L’uso dei colori e dei simboli ci fa comprendere dunque con forti emozioni le capacità introspettive di Lorenzo Lotto, che mostra dei personaggi estremamente rarefatti, in attesa di risposte. Ancora il “Ritratto dei coniugi” (1523-24), uno dei due quadri provenienti dall’Hermitage, denso di tratti simbolici, come la scritta sul foglietto che recita “homo numquam” e la presenza dello scoiattolo e del cane, presenta tutti gli elementi che costituiscono un rebus per la storia della famiglia; o ancora il “Ritratto di giovanetto con libro” (1526). Bisogna ricordare che il ritratto lottesco presenta dei tratti caratteristici comuni che, per quanto concerne la posizione (il protagonista è colto di scorcio e in atto di voltarsi verso lo spettatore), risale direttamente alla tecnica utilizzata da Giorgione. L’altro prestito proveniente dall’Hermitage è la “Madonna delle Grazie” (rielaborazione dell’esemplare di Osimo), capolavoro tardo dell’artista in netta opposizione con lo stile tosco-romano trionfalista di Tiziano, posizionata in una stanza che conserva altri prestiti prestigiosi. Il piccolo quadro “Trionfo di Cristo” (1543, prestito del Kunsthistorisches Museum di Vienna) testimonia l’ultima fase del pittore, estremamente manierista e sfumata e con una vena di sofferto pessimismo incarnato dalla figura desolata di donna che si specchia in cerca di redenzione; l’opera è messa a confronto con tre versioni bronzee sullo stesso tema del Sansovino. Da menzionare, infine, la “Giuditta con la testa di Oloferne” (1512, un prestito di BNL, Gruppo BNP Paribas), in cui la mitica storia della fanciulla vittoriosa sui barbari viene trasposta al periodo storico tardo quattrocentesco e rappresenta Venezia con la spada (allegoria della Giustizia) pronta a scacciare il pericolo turco.
Ma la mostra, curata da Matteo Ceriana non presenta solo dipinti, bensì anche sculture ed oggetti che contribuiscono alla creazione del contesto storico-artistico in cui Lotto viveva (tra cui l’originale testamento autografo che egli lasciò all’Ospedaletto, la confraternita veneziana della quale era membro). Il tutto in una logica estremamente lineare ed in un approccio assolutamente necessario per ricostituire Lorenzo Lotto tra i più grandi artisti della sua epoca in un contesto tutto veneziano, anche se fu presente a Venezia molto poco.

Ester Franzin

Click Here to Leave a Comment Below