L’Europa a rischio contagio
Il virus greco potrebbe trasmettersi agli altri Paesi ‘deboli’ dell’Eurozona. La Merkel: scongiurare il default per salvare l’UE.
Da qualche mese nel vocabolario degli Italiani è entrata una nuova parola: default. È il tormentone dei media, presente in tutti i telegiornali, nei giornali-radio, sulla stampa, ormai persino nei commenti della gente comune. Dal punto di vista tecnico, “default” è «l’incapacità di un’emittente di rispettare le clausole contrattuali previste dal regolamento del finanziamento». Si tratta, dunque, di un termine della finanza entrato di forza nel linguaggio quotidiano, proprio a seguito della gravissima situazione economica in cui si è venuta a trovare la Grecia. Lo Stato ellenico, infatti, per un alto tasso di disoccupazione, una diffusa corruzione, un’elevata percentuale di evasione fiscale e altre debolezze strutturali, da un paio d’anni – da quando è esploso il caso della Lehmann Brothers americana e la conseguente crisi mondiale a catena – non sembra essere più in grado di far fronte al suo debito pubblico, cioè alla restituzione dei prestiti verso coloro che hanno acquistato i suoi titoli di Stato (come gli italiani BOT e CCT).
Ma può uno Stato fallire? Pare di sì. Però, evidentemente, il rischio di uno Stato non può essere considerato alla pari di una qualsiasi impresa privata. Tanto più se lo Stato in questione è parte integrante di un sistema federativo (o aspirante tale) come l’Unione Europea. Per questo al capezzale del malato greco sono accorsi illustri medici, in primis la Germania, che è la più solida economia UE ed è esposta essa stessa, avendo in cassaforte anche titoli di Stato greci. Nel 2010 la Banca Centrale Europea aveva lanciato un ‘salvagente’ alla Grecia, concedendo un prestito di 110 miliardi di euro. In cambio, il Governo del premier Papandreu, si impegnava a sanare l’economia con una politica di rigore: tagli alle spese pubbliche, privatizzazioni di proprietà statali improduttive, lotta all’evasione. Purtroppo, l’intervento della BCE non è stato sufficiente e oggi il rischio default della Grecia, col debito pubblico salito al 165% del Pil, si mantiene elevato. Ancora una volta è la Germania a voler intervenire per scongiurare il peggio votando a maggioranza il cosiddetto ‘Decreto Salva-Stati’, che consente di dare il via ad un ulteriore finanziamento alla Grecia, ed eventualmente, in futuro, ad altre economie deboli dell’area euro. Il ‘caso Grecia’ è, dunque, testimonianza della forte interconnessione che esiste, oggi, tra le economie dei vari Paesi, non solo dell’Eurozona, ma a livello globale. E non ha tutti i torti il ministro delle Finanze greco Venizelos quando, al recentissimo G20 tenutosi a Washington , dichiara che «la Grecia non è il problema centrale in Europa, perché ha solo il 3% del debito pubblico dell’Eurozona». In effetti, il grande malato è la stessa Unione Europea, i cui debiti sovrani sono tra i più elevati al mondo, mentre l’economia arranca e la disoccupazione cresce. Il rischio contagio del virus greco, insomma, è tutt’altro che scongiurato e nessuno può ritenersi immunizzato. Proprio per questo si moltiplicano gli sforzi di cercare un antidoto e, intanto, si tamponano le falle. Il fatto è, come ha detto la cancelliera Merkel, che, se fallisce uno Stato della moneta unica, fallisce l’Euro, e se fallisce l’Euro, fallisce l’Europa.
Giulia Giudici
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