
Sulla legalizzazione delle droghe leggere: il parere di due professionisti
Abbiamo chiesto a un medico e a un avvocato di esprimere la loro opinione sulla situazione legislativa in Italia, con uno sguardo anche all’Europa, in materia di sostanze stupefacenti, e il rischio che l’uso comporta per il benessere fisico, psicologico e sociale dell’individuo. (Foto: Flickr cc infodump)
Fumare uno spinello è quasi normale per tantissimi giovani: a scuola, con gli amici, nei week-end. La soglia d’età di chi inizia a fare uso di alcool e di cannabis si sta notevolmente abbassando, tanto che, in certi casi, si potrebbe parlare, se non di pre-adolescenza, addirittura d’infanzia. Il dott. Orazio Palazzolo è il medico psichiatra direttore del Ser.T. (Servizi per le Tossicodipendenze) di Ragusa ed è la prima persona che abbiamo deciso di incontrare per avere un quadro della situazione europea e italiana per ciò che riguarda l’uso delle cosiddette “droghe leggere”, i rischi che ne derivano e la legalizzazione, in alcuni Paesi reale ed in altri difficile o anche attualmente impossibile, di questa pratica. «In Europa, in materia di sostanze stupefacenti, si va dalla depenalizzazione in certi Paesi, al proibizionismo in altri. Ciò dipende, secondo me, da fattori ideologici. Da medico, non posso che essere preoccupato per le dimensioni del fenomeno: si inizia da giovanissimi a “sballarsi”, o perché non ci si diverte altrimenti, o per essere accettati dal gruppo, o perché, alla base, l’individuo soffre di una mancanza a livello personale o familiare». Una grande attenzione ricade, secondo il dott. Palazzolo, nel messaggio che i medici che si occupano di dipendenze sono chiamati a trasmettere: «È molto importante sensibilizzare i giovani, attraverso campagne informative nelle scuole, sul fatto scientificamente provato che il fumo di tabacco e l’alcool – droghe legali –, la cannabis e tutte le droghe e le dipendenze in genere sono molto pericolose. La nostra missione, oltre che nel recupero, consiste anche nella prevenzione». In Italia, mentre la legge parla chiaro, alcuni parlamentari hanno criticato la vigente normativa: «La legge Fini-Giovanardi può essere efficace come monito a chi fa uso o spaccia sostanze stupefacenti, ma può anche essere controproducente, in quanto molte persone si trovano in una condizione di carcerazione preventiva per aver fumato uno spinello. Qui lo Stato sembra non considerare cosa voglia dire essere marchiati come ex galeotti e cosa comporti il recupero sociale di questi individui: sarebbe meglio indirizzarli su un versante terapeutico piuttosto che punitivo. E non si tratta nemmeno di rimpolpare le casse dello Stato».
Ancora più incisiva è l’opinione di un avvocato penalista che ci ha espresso il suo totale dissenso su un’eventuale legalizzazione di queste sostanze: «Il consumo di droghe leggere, pericolose quanto quelle pesanti, va combattuto sia a livello dei singoli Stati membri, sia al livello dell’Unione Europea, in cui la situazione legislativa a riguardo è alquanto variegata. Per quanto riguarda il dibattito in Italia, trovo che la proposta di Dalla Seta e Ferrante del PD sia indecente, in quanto, per apportare benefici alle casse dello Stato, andrebbero prese ben altre misure, senza mettere a rischio la salute delle persone. La legge Fini-Giovanardi rispecchia il dovere dello Stato di intervenire laddove si presenti un rischio per i cittadini e, secondo il mio parere, il sovraffollamento delle carceri ha poco a che vedere con essa. Bisognerebbe concentrarsi, invece, sul fatto che vi sono molte strutture carcerarie la cui costruzione è ancora incompiuta e sul reale pericolo che correrebbero migliaia di persone, soprattutto giovani, se si dovesse legalizzare l’uso di hashish e marijuana».
Federica Baglieri