La Pietà di Samuel Aranda

Il fotografo spagnolo, Samuel Aranda, si è aggiudicato il primo premio del World Press Photo 2011 con una foto scattata in Yemen, durante gli scontri che hanno caratterizzato la Primavera Araba. L’immagine, tripudio di delicatezza ed emozione, è stata definita La Pietà dei nostri giorni. (Foto: worldpressphoto.org)

15 ottobre 2011, San’a’, capitale dello Yemen. Da settembre ormai milioni di manifestanti contro il regime del Presidente Ali Abdullah Saleh affollano le strade della città. Anche quel 15 ottobre Al-Zubairy Street è al centro di tensioni e scontri violenti tra i protestanti e le forze di sicurezza. Zayed Al-Qawas, giovane yemenita di 18 anni che da giorni partecipa alla lotta per la libertà del suo Paese, cade svenuto per il fumo tossico dei lacrimogeni e viene portato in una moschea adibita ad ospedale. La madre, accorsa sul posto alla notizia degli scontri, lo soccorre stringendolo tra le braccia.
Samuel Aranda, fotografo spagnolo per il «New York Times», da tempo segue l’emergere, il diffondersi, l’esplodere della Primavera Araba. È ormai specializzato nell’essere nel posto giusto al momento giusto. La passione, la curiosità, la voglia di documentare quello che accade nei Paesi martoriati del Medio Oriente lo aiutano ad immortalare quel momento di intimità e tenerezza estreme tra una madre e suo figlio in pericolo di vita.
L’immagine di quell’istante così denso di emozioni è stata non a caso nominata La Pietà dei nostri giorni e ha conquistato la giuria del World Press Photo, che gli ha conferito il primo premio per il 2011. Questo riconoscimento, nato 55 anni fa, è considerato il principale contest internazionale per la fotografia, che sceglie annualmente tra gli scatti più significativi provenienti da tutto il mondo.
Samuel Aranda, classe 1979, ha iniziato giovanissimo a occuparsi di fotografia: già a 21 anni documentava il conflitto israelo-palestinese. La sua arte e il suo talento da quel momento hanno girato il mondo, dal Medio Oriente alla Cina, dalla Colombia all’India, dal Sud Africa all’Europa, sempre con l’intento di testimoniare e registrare gli eventi drammatici delle zone più calde del globo. Le sue foto sono state pubblicate su testate come il «New York Times», «Le Monde», «Newsweek», «Geo», «Stern».
La sua Pietà è diventata il simbolo della Primavera Araba, quel movimento spontaneo suscitato dai popoli oppressi di Algeria, Bahrein, Egitto, Gibuti, Giordania, Libia, Siria, Tunisia.
Aidan Sullivan, a capo della giuria del World Press Photo, ha dichiarato che lo scatto di Aranda «mostra un momento commovente, carico di compassione, la conseguenza umana di un evento enorme, che è ancora in corso. Potremmo non sapere mai chi sia quella donna che culla un parente ferito, ma insieme diventano l’immagine vivente del coraggio di persone ordinarie che hanno contribuito a scrivere un capitolo importante nella storia del Medio Oriente».
Manoocher Deghati, un altro dei giurati, ha aggiunto: «questa foto ci ricorda il ruolo cruciale giocato dalle donne in questa rivoluzione. È facile ritrarre la violenza di situazioni come questa. L’immagine di Aranda, invece, mostra la tenerezza che può esistere all’interno di tutti i conflitti. La violenza è ancora lì, ma ne vediamo un’altra faccia».
Ad oggi lo Yemen, a seguito delle elezioni presidenziali del febbraio 2012, è riuscito ad affrancarsi dalle catene del Presidente Saleh, ma non dall’oppressione di un regime che continua ad esercitare il suo potere sottobanco tramite gli apparati militari e di sicurezza, le cariche politiche ed economiche di maggior rilievo. La speranza è che l’arte di Samuel Aranda e il messaggio in essa implicito agiscano da portafortuna, da sprone positivo, da vessillo della libertà, per il popolo yemenita che vuole continuare a lottare per l’indipendenza e la democrazia.

Silvana Calcagno

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