La tradizione orale dei massi

Un viaggio nel tempo tra i paesini della strada del vino di Bolzano, tra grossi massi e leggende di diavoli e dei.

Panorama della Val di Funes con le Dolomiti

Le leggende, quelle tradizionali dei piccoli paesi, spesso non trovano collocazione alcuna tra gli scritti di studiosi e ricercatori.
Molti libri, narranti le Dolomiti e dintorni, sono stati pubblicati: si accennava alle motivazioni che portarono queste montagne a tingersi di rosa nel breve intervallo che separa il giorno dalla notte; d’altronde la spiegazione geologica è chiara ma non sufficiente: le variazioni cromatiche sono dovute alla composizione delle rocce, formate dalla dolomia che contiene dolomite. Questo fenomeno deriva da una parola ladina ed è detto Enrosadira .
Ciò che più mi interessava, recandomi in questi paesini così diversi dall’Italia tutta e a maggioranza di popolazione

VIsta da un tipico ristorante tirolese

germanica, erano le storie orali, quelle che non si riuscivano a trovare da nessuna parte.
Fu così che arrivai a Ganda, paese costruito su enormi massi la cui origine, mi dissero, è controversa.
Mi narrarono gli eventi che portarono a questa evoluzione geologica: tanto tanto tempo fa (difficile da collocare in un’epoca precisa e comunque irrilevante alla narrazione) gli abitanti del vicino paese di Caldaro presero una grossa mucca e la scuoiarono viva; Dio, infuriato per questa estrema mancanza di rispetto verso le sue creature, lanciò una maledizione contro gli uomini e gli fece crollare addosso un’enorme frana di massi.
Pochi furono i sopravvissuti.
Data la singolarità del territorio, è possibile trovare, in mezzo ai boschi, seguendo dei cartelli di legno, dei fenomeni eccezionali: le buche di ghiaccio.

Le Dolomiti

Quivi, sia d’estate che d’inverno, un’aria gelida pervade chi si pone di fronte a queste cavità che rendono possibile la crescita di una vegetazione ritrovabile solo in zone montane molto più elevate.
Un’incredibile esperienza circondati dal lieve fruscio degli alberi e degli insetti.
Poco distante, in un paesino chiamato Monte, un altro singolare luogo si erge davanti agli occhi; vicino alla piccola chiesa tra immense vigne, dei grossi massi piatti sembrano macchiati di sangue; se si imbocca una stradina in discesa, dopo pochi metri si può trovare un trono di pietra: secondo alcune leggende questo era il trono del diavolo, il quale, in queste zone, aveva sedotto ed ucciso giovani innocenti.
Si gode di una vista splendida da queste alture: si intravedono in lontananza schiere di alti picchi tra i quali, buffo, anche quello che caratterizza le confezioni dei dolci Loacker.
Carlo Felice Wolff scriveva che una volta erano tutte coperte di rose dalle calde tonalità…doveva essere uno spettacolo mozzafiato.

Katia Bonini

La foto n.1 è stata presa da: http://www.flickr.com/photos/gbgpggsa
La foto n.2 è stata presa da: http://www.flickr.com/photos/alex_alexandrovna

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