La città agli antipodi di Macondo

Indagini nella foresta amazzonica

La città delle bestie (Universale Economica Feltrinelli, 2002) è certamente situata fuori dall’isola letteraria dove s’incontrano elementi magici e quotidiani, sovrannaturale e fantastico, sensoriale e concreto. In questa città non si realizza l’affascinante fusione per mezzo della quale il Realismo si fa Magico. Per la prima volta dopo il successo de La casa degli spiriti ( Universale Economica Feltrinelli, 1983), Isabel Allende abbandona le saghe familiari, gli scontri-incontri generazionali, le voci femminili e le grida dei movimenti socio-politici post-coloniali. L’inaspettata trilogia (La città delle bestie, Il regno del drago d’oro e La foresta dei pigmei), è evidentemente indirizzata ad un pubblico più giovane rispetto a quello abituale della scrittrice cilena (peruviana di nascita): «Ai miei nipoti Alejandro, Andrea e Nicole che mi hanno chiesto questa storia». Ed in questa storia prendono il sopravvento avventura, amicizia e la suspence peculiare del romanzo giallo. Fantasmi, spiriti ed inspiegati poteri magici lasciano il posto ad un dipinto inpressionistico della foresta amazzonica e delle tribù indigene lì nascoste.  Alex Cold ha 15 anni e vive con la famiglia nella soleggiata periferia californiana. Il romanzo si apre con la malattia della madre, affetta da cancro: Alex dovrà quindi trascorrere l’estate con l’eccentrica nonna paterna, Kate, famosa fotografa, appunto in partenza per l’Amazzonia. Con lei, una variopinta e plurimotivata spedizione: c’è chi parte alla ricerca della mostruosa creatura in grado di ammazzare col suo fetido odore (l’equipe del National Geographic), chi intenzionato a salvare le popolazioni autoctone dall’estinzione (la Dot.ssa Omayra Torres) o chi per interesse professionale (l’antropologo Ludovic Lublanc). In tutto tredici adulti e due ragazzi: amica inseparabile di Alex diventa Nadia, la figlia tredicenne della guida. I due giovani affronteranno assieme un triplice viaggio. Il primo è quello fisico nel cuore dell’Amazzonia tra peripezie meravigliose ed eccitanti come il mistero dell’acqua della vita, delle uova di cristallo e del popolo della nebbia, nonché gli incontri con spiriti e sciamani.  Ma soprattutto  viaggeranno al contempo nel mondo dell’amicizia vera e nella fitta rete di misteri che incombe  sulla spedizione.  Pagina dopo pagina, Nadia ed Alex avanzano sempre più uniti e decisi sino a sciogliere assieme un imprevedibile intrico di sotterfugi, segreti  e guadagni criminali, movendosi con  la cautela di due investigatori degni della penna di A. Christie. Non è un caso che il romanzo sia abilmente sostenuto dagli elementi peculiari del giallo classico (il giallo ad enigma): l’investigatore di norma privato o dilettante, che qui è duplice, scopre il colpevole all’interno di una ristretta cerchia di sospetti in relazioni reciproche, sulla base di indizi graduali. Il lettore de La città delle bestie non solo entra nella trama direttamente coinvolto nel gioco di deduzione e logica; egli ha  una possibilità in più rispetto al fruitore del giallo classico: il mondo in cui si ritrova ad investigare è immerso in un ambiente vagamente magico e surreale. Siamo dinnanzi ad un ibrido letterario mai visto prima: la Allende ci propone una narrazione gialla magistralmente scritta intingendo la penna nel proprio calamaio di poesia ed incanto dando vita ad una favola ecologista sul perenne scontro bene contro male.

 Silvia Blakely

Click Here to Leave a Comment Below