L’armonia e la spiritualità ad Assisi
Un sacrario di arte e fede
La casa madre dell’ordine francescano, situata sulla cima del monte Subasio, rappresenta un preziosissimo patrimonio culturale e religioso per tutto il mondo. Affrescata dai maggiori maestri italiani del XIII e XIV secolo (Giotto, Cimabue, Martini e Lorenzetti), rappresenta il primo esempio di arte gotica in Italia.
Il 17 luglio del 1228, giorno successivo alla beatificazione di frate Francesco, papa Gregorio IX posò la prima pietra inaugurando così la costruzione del santuario, luogo destinato ad accogliere le sacre spoglie del Santo e a divenire importante centro di pellegrinaggio. La consacrazione avvenne nel 1253, mentre i lavori si conclusero intorno agli anni Ottanta del XIII secolo.
La Basilica si compone di due chiese esattamente sovrapposte: quella Inferiore, ad una sola navata con campate a volte a crociera, due transetti e un’abside circolare, è influenzata dall’arte romanica. Infatti, gli archi a sesto acuto, elementi tipicamente gotici, appaiono piuttosto ribassati e sorretti da massicci e tozzi pilastri; le cinque campate sono coperte da volte a crociera anch’esse larghe e ribassate. Questa chiesa si configura come una cripta che custodisce le spoglie del Santo: all’interno, la luce si fa strada attraverso piccolissime aperture che, più che finestre, sembrano fessure e creano un senso di oscuro che invita alla riflessione, al raccoglimento e alla preghiera. La chiesa superiore presenta caratteri dal timbro tipicamente gotico: volte a crociera ogivale sostenute da sottili pilastri, slanciati archi a sesto acuto, ambiente invaso dalla luce che penetra attraverso ampie finestre.
All’esterno, la Basilica rappresenta un perfetto bilanciamento fra l’arte romanica (facciata sobria, campanile dalla pianta rettangolare) e quella gotica (archi rampanti, ogive delle finestre).
La navata della Basilica Inferiore venne decorata per prima: le pareti, che iniziarono ad essere affrescate intorno al 1253, rappresentano “Storie di Cristo” e “Storie di S. Francesco”; in seguito, fu intrapresa la decorazione della basilica superiore che riguardò innanzitutto le vetrate. La critica non è concorde circa la collocazione cronologica degli affreschi di Cimabue, concentrati nel transetto e nella zona absidale: le “Storie della Vergine” e le due “Crocifissioni”; anche la volta degli “Evangelisti”, dalla quale, durante il terribile terremoto del ’97, si distaccò la “vela di S. Matteo”, è opera del maestro toscano. Alcuni collaboratori di Cimabue, insieme a maestri romani e artisti ignoti, si occuparono dei registri superiori delle navate ove sono raffigurate “Storie dell’Antico e del Nuovo Testamento”. La fascia inferiore della navata della Basilica Superiore ospita il suggestivo ciclo di 28 scene narranti la “Vita di S. Francesco”, fatto risalire, dalla maggior parte dei critici, a Giotto e ai suoi numerosi collaboratori.
La decorazione della Basilica Inferiore fu ripresa al termine dei lavori di quella Superiore: nel 1305 fu chiamato nuovamente Giotto.
È particolarmente interessante notare come la struttura della chiesa sia strettamente connessa con il percorso dei fedeli: i pellegrini dovranno visitare prima la chiesa superiore, una sorta di luogo di apprendimento dove gli affreschi assumono la funzione didattica di narrare la vita del Santo. Una volta giunti nella cripta, il suggestivo ambiente oscuro e solenne li inviterà alle meditazione: soltanto allora potranno contemplare la tomba e raccogliersi in preghiera.
La Collezione “Perkins”
Il tesoro della Basilica
La Collezione Perkins, preziosa raccolta di tavole del XIV e XVI secolo, è situata nelle sale adiacenti al Museo del Tesoro, precisamente nella Sala Rossa. Fu acquisita dalla Basilica nel 1955 attraverso lascito testamentario dello storico d’arte Frederick Mason Perkins che, nella sua abitazione di Assisi, aveva raccolto ben 56 dipinti di maestri senesi e fiorentini. Tra le opere del Trecento sono presenti quattro opere di Pietro Lorenzetti (Madonna col Bambino, Madonna in trono col Bambino, Funerali di un santo vescovo, Santa Cecilia) nonché Madonna col Bambino, del Maestro di S. Ivo; Madonna col Bambino del Maestro del Dittico Sterbini; Madonna in trono col Bambino tra quattro santi del Maestro dell’Infanzia; S. Benedetto da Norcia di Taddeo di Bartolo; S. Giovanni Battista di Segna di Bonaventura. Fra i dipinti del Quattrocento ricordiamo: Ascensione di Cristo e Madonna in trono col Bambino e due donatori di Mariotto di Nardo; S. Ranieri di Giovanni di Nicola; Madonna dell’Umiltà di Lorenzo Monaco; S. Francesco d’Assisi del Beato Angelico. Tra le opere del Cinquecento compaiono: Imago pietatis di Domenico Morone; Madonna col Bambino del Garofalo; Vergine che adora il Bambino di Michelangelo di Pietro da Lucca.
Gianfranca Orunesu