La Chiesa del Gesù Nuovo

I Napoletani e S. Giuseppe Moscati

In un mondo dove tutti vanno di fretta, corrono, sfidano il tempo perché sempre troppo avaro,
dove ci si conosce su internet e ci si innamora in rete, senza neanche sapere il colore degli occhi dell’altra persona, il suo profumo, le sue mani.
In questo mondo, dove l’egoismo fa da padrone, esiste ancora un’oasi incontaminata, d’amore puro. Quell’amore che non chiede mai nulla, ma che dà .Quel cuore pulsante batte nella chiesa del Gesù a Napoli.
Attraversato l’immenso splendore dell’edificio, attirati come Ulisse dai dolci canti delle sirene, si arriva in un ambiente dedicato al culto e alla vita di S. Giuseppe Moscati.

Le immagini che lo ritraggono sono ovunque, e milioni sono i messaggi che la gente ha lasciato al santo nel corso degli anni quasi come se fossero stati lasciati ad una segreteria.
L’aria è calda e avvolgente, ci si sente come in famiglia. Si leggono i pensieri, si ascoltano le voci  dei fedeli e ci si accorge che è realtà.
Un uomo così grande è esistito realmente, ci sono le prove, sono lì, ma tanta era la sua bontà che quasi si stenta a crederlo.
Il problema è che non siamo più abituati ad essere amati così intensamente. S. Giuseppe Moscati non era un uomo come tanti, ma l’uomo tra tanti.
Se solo potessimo averlo ancora una volta tra noi, quante cose potremmo chiedergli, quante preghiere potremmo rivolgergli, quante ansie potremmo confessare: lui ci ascolterebbe e aiuterebbe tutti.

Con il passare degli anni, la gente ha cominciato a sentirlo vicino. Non era il solito santo da pregare con la testa all’insù. Era lo stesso uomo che ha aiutato tante donne a partorire e tanti bambini a guarire. Era un medico, un amico.
Si è sentito nascere il bisogno di andare a trovarlo, per chiedergli un piacere, un consiglio, proprio come si fa con gli amici. Così si lasciano i propri pensieri tra le pagine di un libro a lui dedicato.
Le donne innamorate vanno a chiedergli di essere amate, di essere madri, di essere donne.
Gli raccontano cose che solo il loro cuore sa e che a nessuno altro è permesso di conoscere.
Ci sono padri affranti che chiedono la guarigione dei loro piccoli figli; in cambio darebbero la propria vita, anche se S. Giuseppe non lo permetterebbe. No, lui la famiglia la vuole unita, come la sua, e non vorrebbe che lo sofferenza che lui stesso ha provato sulla sua pelle, la provasse qualcun’altro.

Ci sono bambini che lasciano al Santo brevi pensieri scritti in una lingua a loro ancora straniera, ma si impegnano a fondo per scrivere una preghiera per la salute della nonna o per l’arrivo di un nuovo fratellino o sorellina. Loro lo sanno che il Santo non è Babbo Natale; a Lui non si chiedono giocattoli o caramelle. A S. Giuseppe si chiede amore, e non una volta l’anno, sempre. Le loro letterine, saranno lette.
C’è chi, invece, considera il Santo come un fratello a cui rivolgersi con termini confidenziali, come ad esempio “S.Giusè” oppure “Peppino”, perché tanto non si offende, è di famiglia. Da lui non si prendono le distanze, non le ha mai volute.

Eppure c’è sempre chi al posto dei miracoli chiede un nuovo scudetto del Napoli e S. Giuseppe, preso il posto di Santa Maratona, ascolta in silenzio.
Lui per primo ha amato questa città, anche se da sempre è stata piena di problemi, vittima di malgoverni e carestie. S. Giuseppe sta lì, ascolta e prega per tutti noi. Ci ascolta quando gli chiediamo di farci trovare un lavoro, di starci vicino durante la laurea.
Ci ascolta quando siamo arrabbiati, quando gli gridiamo che non ha fatto nulla per salvare un amore, un padre, una madre. Ci ascolta e comprende. Ed è lui stesso che poi dopo ci sussurra che ci ha già perdonato, perché il dolore è umano.
La sua mente è un tutt’uno con la nostra, e le nostre lacrime sono le sue.

S. Giuseppe Moscati oggi vive nella chiesa del Gesù, nella sua stanzetta, accanto alla scrivania.
È ancora lì, sembra aspettare il prossimo paziente a cui regalare un sorriso, la salute e la speranza. Sembra di vederlo, con il camice bianco, occhialini da primo della classe, allunga la mano e le pene vanno via, anche solo per un secondo.
Chiunque oggi visiti il suo piccolo tempio esce colmo di gioia per aver conosciuto un grande uomo, vissuto non troppo tempo fa, non così lontano da noi.

Grazie S. Giuseppe Moscati. Napoli ti ringrazia, oggi e sempre.

Stefania Castiglione

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