Il fardello femminile tra mito patriarcale e coloniale

L’istruzione come arma: dal paradiso all’inferno

Condizioni nervose (per l’Italia edito da Frassinelli nel 1991), opera prima di Tsitsi Dangarembga, è una storia di evasione, schiavitù e ribellione; è la storia di cinque donne e degli uomini che le circondano in una società in rapido cambiamento quale è la Rodhesia dei primi anni Sessanta.
Tambu, nata e cresciuta in un paesino povero e rurale, incarna il “pesante fardello della condizione femminile” ed il tenace tentativo di affrancarsi da esso. Così, i ricordi d’infanzia di una giovane ragazza shona prestano voce a chi voce non ne l’ha poiché messo a tacere da una duplice tradizione gerarchica: quella patriarcale e quella coloniale.
“Non provai dispiacere quando mio fratello morì”. Tambu ha tredici quando il fratello muore permettendole di prendere il suo posto presso la casa di uno zio ricco e la scuola della Missione da egli diretta. Qui inizia il viaggio di emancipazione della protagonista, pronta a sciogliere le proprie catene  per mezzo di un’arma micidiale: l’educazione. La Dangarembga ci conduce lungo questo cammino avvalendosi di un linguaggio di immagini. Le vivide descrizioni del cibo e della sporcizia contrapposta alla pulizia sono metonimiche di povertà e ricchezza, a seconda delle fotografie che la scrittrice vuole rendere, creando una separazione inequivocabile tra il prima e il dopo; tra l’istruzione e la mancanza di essa. Eppure, proseguendo su questo cammino, Tambu incontra anche sentieri ostici ed addirittura pericolosi, poiché quando l’educazione viene imposta da una cultura che non ci appartiene il rischio è quello di perdere la propria identità. E questo è ciò che accade alla cugina Nyasha. Coetanea di Tambu, e suo alter-ego in un certo qual modo, è stata educata in Inghilterra ed ora è tornata in Africa. In un primo tempo le due cugine si guardano con diffidenza ( così simili dall’esterno ma educate tanto diversamente), poi però l’amicizia di un tempo riaffiora. E proprio la vicinanza con Nyasha svela alla protagonista gli aspetti oscuri dell’educazione coloniale, ossia lo strazio di essere sì anglicizzata ma non effettivamente inglese. Nyasha  è angosciata dal non essere più africana (ha dimenticato la lingua shona e le tradizioni; è una straniera tra la sua gente), ma nemmeno europea (nonostante la “maschera bianca” la sua pelle sarà sempre nera); quest’angoscia si traduce in un comportamento autolesionista che la conduce prima all’anoressia e infine al delirio. Il suo corpo anoressico è un’altra immagine fondamentale della narrazione, in grado di raffigurare con inclemenza la protesta femminile contro l’egemonia maschile ed al contempo la protesta africana contro l’egemonia europea.
Romanzo intenso ed avvincente, incentrato sulle vicende di cinque donne dai caratteri più o meno ribelli ma sicuramente tenaci, Condizioni nervose è un’opera che nel delineare l’incontro-scontro tra culture, sessi e generazioni, sprona il soggetto subalterno alla lotta per la liberazione di sé mantenendo la propria specifica identità.

Silvia Blakely

Click Here to Leave a Comment Below