
Jack Kerouac, uno spirito beat
Nelle parole di Kerouac si celano mondi sotterranei, vite parallele che scorrono lente sotto le macerie della società. Nei suoi romanzi, racconti e diari, troviamo un filo conduttore che lega ogni pensiero e parola: la passione per la vita in ogni sua forma. (Foto 1: it.wikipedia.org; foto 2: © Francesco Longo)
Jack KerouacLeggendo gli scritti di Jack Kerouac non si può fare a meno di sentire dentro una forza che ci spinge a lasciare tutto alle nostre spalle e partire. Una forza dettata non dalla voglia di fuggire da qualcosa, quanto dalla sensazione di essere alla ricerca di qualcosa.
Il movimento beat, coniato appunto da Jack Kerouac nel 1947, partiva proprio da questo presupposto: cercare di ottenere qualcosa di diverso rispetto a quello che la società ci offre o, come direbbe lo scrittore, ci impone.
La parola beat accomuna la generazione che si mette in viaggio alla scoperta del proprio io e assume vari significati a seconda del proprio percorso: beat inteso come beatitudine da ricercare nella religione, beat come il ritmo jazz ascoltato durante la lettura di poesie, beat inteso come essere “battuto”, ossia sconfitto dalla società che ci limita nei suoi confini e beat inteso come stile di scrittura, dove la punteggiatura scompare e le parole vengono esposte per associazione d’idee in un ritmo musicale quasi ipnotico.
Ed è proprio il ritmo sincopato della sua scrittura l’elemento che più fa capire l’inquietudine di vivere di Kerouac, dalla sua instancabile voglia di proseguire sempre alla scoperta di cose nuove fino al suo esatto contrario, cioè stancarsi rapidamente di una situazione e volerne uscire al più presto per fare spazio alle novità.
Così la sua vita è diventata un susseguirsi di viaggi, di esperienze sempre diverse che lo hanno portato nelle situazioni più disparate: isolato in una baita di montagna immerso nella lettura dei suoi romanzi preferiti, in viaggio con improbabili compagni d’avventura conosciuti per caso sulle strade d’America, arruolato come mozzo nei mari d’Europa.
Non è difficile immedesimarsi leggendo i romanzi o i vari racconti brevi da lui composti. Nelle sue storie, spesso autobiografiche, si cela una grande voglia di vivere, di stare in compagnia ma anche da soli, sempre con l’unico scopo di essere felici, di volersi bene, anche se spesso dandosi una mano con mezzi discutibili come droghe e alcol.
Famosi sono i suoi flussi di coscienza durante i quali fa spaziare la sua mente sulle questioni della vita e con i quali, senza freni, ci mette davanti agli occhi una quantità infinita di concetti e riflessioni così puri e onesti da non esserne mai sazi.
Il suo viaggio diventa anche il nostro viaggio, ci fa fantasticare su un mondo che non c’è più e ci fa sentire meno soli nelle nostre idee e pensieri, sapendo che dall’altra parte del mondo è vissuta una persona come noi, con le nostre stesse paure e sogni, che è riuscita a tradurre in parole le nostre più intime sensazioni.
Francesco Longo