Italia al bivio. Chi siamo e dove andremo?

Istantanee sul Bel Paese, alla ricerca di un primo piano oltre gli scandali e le macchie di superficie della politica italiana. Notizie estere, impreziosite da una riflessione diretta di chi ci vede da fuori, per rimandare ai nostri occhi uno spaccato dell’Italia di oggi.

Senza ombra di dubbio, il Bel Paese invade le pagine dei quotidiani europei e d’oltreoceano. Complici gli scandali che ardono l’animata vita del Presidente del Consiglio, numerosi tizzoni roventi alimentano l’infuocato dibattito su alcuni fatti nostri. Ampiamente stressata la necessità di complesse soluzioni politiche per far riemergere l’Italia dalla crisi economica e dal debito pubblico, notizie variegate stanano i mali nascosti che affliggono il cuore italiano.
Così un piccolo comune siciliano, dove per meno di mille abitanti è operativo un ufficio di vigilanza stradale con ben nove impiegati, rispecchia il sistema dei posti di lavoro in cambio di voti, che pervade l’organizzazione delle istituzioni pubbliche italiane a tutti i livelli. Le vicende del San Raffaele, dove l’intreccio della morte di Mario Cal con la Santa Sede, già messo in ombra dallo scandalo pedofilia, evidenzia l’influenza del Vaticano sui profitti ricavabili dal sistema sanitario e sul campo d’azione della ricerca biomedica. Ancora, il terremoto dell’Aquila, dove fa eco l’incompletezza e la contraddittorietà del parere della commissione di esperti, che avrebbe dovuto ridurre il peso della tragedia avvenuta. Dulcis in fundo il pacchetto di austerità, sul quale gli analisti esteri esprimono forti dubbi circa l’efficacia delle misure previste. Se non viene toccato il meccanismo profondo che ha portato il Paese all’attuale debito pubblico, come potrà essere risolto il problema? Come rimodellare le amministrazioni pubbliche, inefficienti e corrotte, quando la corruzione è nella politica e i suoi uomini non vogliono cambiare atteggiamento?

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Oltre i giornali, le parole della gente comune che vive all’estero. Hamid, trentatré anni, in Italia per otto, è tornato in Marocco, suo Paese d’origine. «L’Italia oggi è un Paese che non può più guardare avanti. Governa chi possiede più soldi e considera la corruzione una prassi, ormai resa tale. I giovani vivono una fase di blocco… la fuga di cervelli da un Paese avanzato come il vostro dovrebbe far riflettere». Credi che gli italiani siano consapevoli della loro realtà? «Non credo – risponde con tono preoccupato, pregandomi di non generalizzare –, perché i mass media sono in buona parte in mano a chi governa. Mi sembra che l’Italia del popolo – il cuore italiano – stia scomparendo e che, senza di essa, la cultura stia tornando indietro». Il discorso si sposta su ciò che di positivo si vede dell’Italia. «La questione profughi della Libia. Rispetto agli altri Paesi europei, nell’alleanza con la Nato l’Italia ha mostrato l’atteggiamento più umano. Pur lontana dall’accoglienza offerta dalla Tunisia appena uscita da una grave crisi interna e bisognosa di ricostruire se stessa, l’Italia ha mostrato un atteggiamento di gran lunga migliore rispetto al resto d’Europa». Sarebbe un vero peccato se non ci fossimo accorti di questo riconoscimento. Forse è il momento di girare la manopola fiducia nel Bel Paese, alzandone il volume. Sarà finita da qualche parte, magari dentro lo stivale. Oltre il baccano dei declassamenti europei, potremmo scoprire di essere già davanti ad un bivio. Dove una prima strada in discesa ci riporta a quel nodo italiano, male duro a guarire, che permette molto a pochi eletti e sempre meno a tutti gli altri. E la seconda, in salita, é già illuminata dalla potenza di un’azione intrisa di umanità. Una bella rimboccata di maniche e il coraggio delle nostre idee potrebbero rendere l’arrampicata più agevole.

Beatrice Sartini

Foto: http://www.flickr.com/photos/38914834@N00/406096313

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