Allarme obesità: specchio del benessere moderno… o forse no?
Aumenta la percentuale di obesi nel mondo. Uno studio della rivista britannica «Lancet» rivela cause ed effetti di una delle malattie più diffuse dei nostri giorni e ne individua l’origine principale nel consumo di trash food.
Com’è possibile che nell’era del fitness, della chirurgia estetica, delle modelle bellone in copertina, delle pubblicità martellanti sul fascino del ventre piatto oltre 1,5 miliardi di persone nel mondo siano obese? A rispondere all’interrogativo è stata «Lancet», rivista scientifica britannica che si occupa di salute e medicina. Pochi mesi fa ha, infatti, dedicato un suo numero all’“obesogenico ambiente” che ci circonda. Gli articoli in questione hanno studiato cause ed effetti dell’obesità, i comportamenti da seguire per mantenere il peso–forma e per arginare il rischio di malattie croniche.
Sicuramente il modus vivendi dei giorni d’oggi non aiuta: vita frenetica ma sedentaria, che spinge spesso a ripiegare sul cibo spazzatura per “accorciare i tempi”. Secondo gli studiosi di «Lancet» sarebbe proprio il cosiddetto trash food la causa maggiore dell’obesità attuale. Non solo per i benestanti frettolosi che non hanno tempo di cucinare, ma soprattutto per i più indigenti che ricorrono a questi cibi economici, ma dannosissimi. Spiega Boyd Swinburn, professore della Deakin University di Melbourne, che è stato il mercato economico a pilotare il consumo verso cibi altamente calorici a basso prezzo, creando fenomeni di sovraconsumo e obesità.
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Ci sono anche altri fattori ambientali e culturali determinanti: il sistema dei trasporti, le opportunità di ricreazione e attività fisica, la cultura del cibo tradizionale, il modo di concepire le dimensioni del corpo. Non a caso i più diligenti in campo di alimentazione sono cinesi e giapponesi, mentre per l’Europa vince l’Olanda aiutata dall’abitudine quotidiana della bicicletta. Tra i “fuori forma” al primo posto troviamo gli abitanti delle isole d’Oceania, Nauru, Tonga e Cook, seguiti dagli americani. In America i bambini spesso non sono in grado di distinguere tra un pomodoro e un broccolo e le mense scolastiche servono in prevalenza cibi grassi. Il presidente Obama e la first lady sono molto impegnati su questo fronte: Michelle, in particolare, ha dato vita all’iniziativa “Let’s move”, volta a combattere l’obesità infantile lanciando il messaggio che «muoversi e mantenersi in forma può essere divertente».
Poco tempo fa la notizia dei quattro bambini scozzesi, tolti ai genitori perché troppo grassi, ha suscitato molto scalpore per via della sentenza del giudice ritenuta troppo severa. Tuttavia, secondo il professore David King, capo consigliere scientifico del governo britannico, l’obesità è un problema reale e serio che va arginato con la stessa veemenza usata contro il tabacco o l’alcool. Diabete, malattie cardiovascolari, infarti, tumori, sono alcuni degli “effetti collaterali” del peso eccessivo e richiedono forti spese sanitarie. E se non si dovesse intervenire sul problema, King prevede per il 2050 una percentuale di obesi pari al 60% della popolazione mondiale per gli uomini e al 50% per le donne.
Il paradosso è che 925 milioni di persone nel mondo soffrono ancora la fame e la ricerca di «Lancet» ha dimostrato che parte di coloro che non rientrano in questa categoria, in realtà, sono indigenti che optano per quel cibo spazzatura ad alto tasso calorico, proposto a prezzi convenienti da un mercato economico sempre più spietato.
Silvana Calcagno
Foto: http://www.flickr.com/photos/23300509@N03/2229513184/sizes/z/in/photostream/