In Calabria, in viaggio tra la terra e il cielo. Il santuario della Madonna di Polsi
Un antico monastero custodito dalle montagne
Siamo in Calabria, terra dell’ulivo, del bergamotto e delle belle spiagge, luogo artisticamente privilegiato per la presenza delle vestigia delle antiche colonie greche, testimonianze di un passato glorioso. A spingerci sino all’estremità dello Stivale è stato il desiderio di fermare il tempo, di penetrare nei misteriosi segreti della Natura, visitando una località a metà strada tra la terra e il cielo. Gelosamente custodito tra le impervie e rocciose pendici dell’Aspromonte è un antico monastero, oggi disabitato, del quale rimane attivo il santuario, meta di numerosi pellegrinaggi dalla Calabria e dalle regioni limitrofe.
Dopo aver percorso l’autostrada del sole ed aver accarezzato con lo sguardo la suggestiva Costa Viola, dal caratteristico colore violetto, iniziamo il nostro viaggio nelle asperità della montagna che da esse trae il suo nome. Una strada stretta, in salita, ma abbastanza agevole ci conduce verso la nebbia che corona il massiccio. Castagni, lecci e querce secolari ci accompagnano alla scoperta del silenzio di questi luoghi. Sono soltanto le greggi, con il loro scampanellio, e il vento, fischiettante, a infrangere il sacro mutismo di quest’angolo estremo di Calabria. Percorriamo la strada per circa due ore, vedendo lentamente cambiare il colore del cielo, celato dalla nebbia che fa richiedere un maggiore attenzione alla guida. Con i chilometri percorsi aumenta anche l’altitudine alla quale ci troviamo, tanto che ormai la strada non è più un tappeto di asfalto, ma di morbido fogliame, caduto dai poderosi alberi e troppo consistente per essere scostato dalle poche macchine che si vedono da queste parti in autunno inoltrato. Il piccolo centro abitato di Gambarie, stazione sciistica invernale, ci fa ritornare per qualche minuto – giusto il tempo di attraversarlo – alla vita. Alla fine del paese, la montagna torna a rivelarsi per com’è realmente: impervia e selvaggia. La meta sembra irraggiungibile; gli alberi si susseguono in maniera monotona, facendoci temere di aver sbagliato strada. Poi, finalmente, si scorge qualche costruzione nella vallata sottostante la strada, ormai diventata stretta e in forte pendenza. Le nubi avvolgono il monastero, il silenzio domina ogni cosa, solo un piccolo ruscello d’acqua che scorre sul terreno turba la nostra concentrazione, del tutto attratta dalla visione del luogo surreale. È interessante notare l’amenità del luogo, ma al tempo stesso la sua lontananza dal mondo caotico e civilizzato. Una costante che, d’altronde, si sente spesso ripetere quando si tratta di santuari ed eremi, costruiti in luoghi impervi e isolati, ideali, per il monaco o l’eremita, per poter raggiungere una maggiore comunione col divino, nel silenzio della natura incontaminata.
Lasciamo la macchina all’entrata del recinto sacro del santuario della Madonna di Polsi ed entriamo a piedi. Notiamo con grande curiosità che sono stati realizzati dei piccoli chioschi di legno, ora ovviamente serrati, per ospitare i commercianti che affollano il luogo durante la festa che si svolge i primissimi giorni di settembre. La chiesa è chiusa, ma uno dei custodi del santuario ci fa accedere da una porta del monastero. Il decoro architettonico, grazie ad un attendo restauro, sta tornando ad ornare queste antiche costruzioni, fino a pochi anni fa in condizioni di abbandono. Finalmente possiamo entrare nel santuario, e lo facciamo dal piccolissimo chiostro. Stucchi e decorazioni ornano le pareti e sull’altare maggiore troneggia una statua di pietra tufacea della Madonna col Bambino. Una leggenda popolare racconta che la statua non deve essere mai spostata dalla nicchia, perché altrimenti si scatenerebbe un violentissimo terremoto. La scultura è molto semplice, sia nella fattezza che nel materiale utilizzato, ma la dolcezza che promana lo sguardo della Maestà è singolare. Visitando l’edificio ci accorgiamo che in una cappella laterale della chiesa è custodita una croce di ferro che, secondo la tradizione, sarebbe alla base della nascita di questo culto: un pastore con il suo bue l’avrebbe infatti rinvenuta miracolosamente, tanto che l’animale si sarebbe genuflesso davanti all’oggetto sacro. Lasciamo il santuario della Madonna di Polsi e diamo un’occhiata al resto del complesso, totalmente in via di recupero. Parte dei lavori sono già stati ultimati, come quelli della chiesa, di alcune parti del convento e del piazzale antistante, molti altri lo saranno quanto prima.
Torniamo alla macchina per riprendere il viaggio che, dopo almeno due ore, ci riporterà sull’autostrada. Siamo soddisfatti, arricchiti: oggi abbiamo rubato un pizzico del misterioso segreto di queste montagne.
Marco Papasidero
Come arrivare
Percorrere l’autostrada Salerno – Reggio Calabria,imboccare l’uscita Bagnara Calabra e proseguire per Melia, quindi per Gambarie poi per Montalto e poi seguire le indicazioni del santuario della Madonna della Montagna di Polsi.
Percorrendo la SS 106, imboccare l’uscita per S. Luca e, dopo il centro abitato, proseguire seguendo l’indicazione santuario Madonna della Montagna di Polsi.