
Il parco del Gennargentu: la porta d’argento della Sardegna
Con le sue spiagge selvagge e incontaminate, i paesi deliziosi che si affacciano su mari cristallini, la cultura millenaria, il cibo prelibato e unico, il popolo schietto e simpatico, la Sardegna è una delle mete turistiche più gettonate a livello nazionale e internazionale.
Della Sardegna in genere si prediligono gli itinerari più mondani, quelli che accoppiano la bellezza del mare e del sole alle serate in discoteca, agli aperitivi al tramonto, ai locali pieni di gente famosa, allo shopping di lusso. Oppure si opta per una vacanza totalmente marittima, di cala in cala, di baia in baia, giocando a scegliere la più bella.
Esistono, però, anche percorsi alternativi, esperienze di esplorazione diverse da quelle solitamente battute. Ricchissimo di natura, avventure ed emozioni è, ad esempio, il massiccio del Gennargentu. Situate nella parte centro-orientale dell’isola, quelle del Gennargentu sono le cime montuose più alte della Sardegna.
Non è un caso se Gennargentu in sardo significa “porta d’argento”. Inerpicandosi per strade tortuose che salgono verso paesaggi sempre più mozzafiato, sembra davvero di entrare in un’altra dimensione, di varcare la soglia di un mondo in cui la natura è ancora intatta e vive in armonia con l’uomo.
Quello del parco del Gennargentu è un territorio ricchissimo di storia, di mistero, luogo di piacevoli scoperte, nasconde tesori inaspettati. Ai confini nord del Gennargentu, nel territorio di Dorgali, ci si può imbattere in un affascinante nuraghe, o nella maestosità delle tombe dei giganti. I nuraghi sono costruzioni megalitiche a forma conica che risalgono al II millennio a. C. Affascinano per la tecnica di costruzione strepitosa, non ancora del tutto chiara, che ha consentito che rimanessero intatte nei secoli. Anche la loro funzione rimane in parte un mistero, così come un enigma costituiscono le tombe dei giganti, monumenti funerari costituiti da pietre di grosse dimensioni conficcate nel terreno secondo un preciso schema. Questi spettacolari esempi di civiltà preistorica si incontrano quasi per caso, in zone non contaminate dalla civiltà moderna, come se fossero elementi perfettamente integrati nel paesaggio, appartenenti alla natura, non creazioni dell’uomo.
Procedendo oltre Dorgali si continua a salire: da un lato il mare luccicante che si inchina alle montagne, dall’altro il verde della vegetazione sempre più scuro, sempre più fitto. Non è difficile che percorrendo le strade del parco del Gennargentu si incontrino i suoi abitanti più antichi e autentici: i maiali, i loro pastori, gli asini. I maiali, per nulla timidi, si vedono fin sul ciglio delle strade, al limitare di radure selvagge in cui vengono portati a pascolare. I loro pastori sono felici di farteli conoscere, di presentarti le varie razze, la cùrvina e la canuda, di mostrarti il loro carattere: c’è quello più irruento e battagliero, quello più arrendevole, quello più affettuoso. Per vedere gli asini bisogna spingersi un po’ più dentro la riserva: neanche loro sono timidi, anzi con gli enormi occhi neri e i musi indagatori non si fanno scrupoli a chiedere cibo e carezze. Se si è fortunati, poi, sotto le fronde di un albero possono nascondere un cucciolo dal pelo ancora morbidissimo.
Scendere nelle profondità del parco del Gennargentu è un’esperienza ancora possibile e assolutamente suggestiva. Procedendo verso sud, tra i comuni di Urzulei e Orgosolo, è possibile percorrere il sentiero della Gola di Su Gorroppu. Si tratta di un canyon profondo fino a 500 metri e largo in alcuni tratti anche solo 4 metri, scavato dal Rio Flumineddu che scorre ancora alla fine della gola. Attraversare uno dei canyon più profondi d’Europa è un’avventura solo per esploratori impavidi, ma ne vale assolutamente la pena: le immense pareti scoscese di roccia quasi bianca sovrastano il viaggiatore con la loro maestosità, il silenzio disarmante della natura circostante invita a riappropriarsi di dimensioni interiori ormai sconosciute all’uomo moderno, il divino selvaggio da cui si è circondati affascina con il suo mistero.
Il Gennargentu si conferma il luogo adatto per chi vuole riscoprire un rapporto genuino tra l’uomo e la natura, per chi vuole stupirsi constatando come l’armonia e la perfezione risiedono anche nella realtà frastagliata e incontaminata di un paesaggio naturale. La porta d’argento della Sardegna apre i battenti a tutti i viaggiatori curiosi che hanno voglia di esplorare il lato più autentico della natura e di se stessi.
Silvana Calcagno