Il gigante riemerge: la storia cambiata dal terremoto

L’11 marzo un terremoto devastante ha investito il Giappone e a seguire uno tsunami di dieci metri si è abbattuto nel nordest del Paese. Il disastro dell’impianto nucleare di Fukushima ha determinato un rilascio di radiazioni molto più alto rispetto a quanto dichiarato dal governo giapponese. La ripresa va avanti.

La triade catastrofica terremoto, tsunami e nucleare si è abbattuta sul Giappone:15.690 morti, 4.740 dispersi e 5.710 feriti.
Un’analisi tra le più attendibili ed approfondite finora effettuate, pubblicata recentemente su Scientific American, basata su dati raccolti da stazioni di monitoraggio in tutto il mondo, rivela che l’incidente di Fukushima ha rilasciato una quantità di radiazione circa doppia rispetta al dato ufficiale del governo e che avrebbe potuto avere conseguenze pari a quelle di Chernobyl, se nei giorni successivi il vento avesse continuato a soffiare dal mare; tutta la regione di Tokyo sarebbe stata investita dall’onda radioattiva con conseguenze inimmaginabili.

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Ma la gente ha già la mentalità per ricostruire un futuro migliore. L’immagine di voragini spalancate in un’autostrada del Giappone ha fatto il giro del mondo e ha dimostrato la potenza del terremoto dell’11 marzo. Ora la velocità sorprendente della ricostruzione viene utilizzata per sottolineare la capacità della nazione di risollevarsi.
Un mostro ha vomitato e accatastato montagne di macerie e detriti ridisegnando scenari ambientali sconcertanti, nei confronti del quale il popolo giapponese ha chinato il capo con deferenza; tale è il suo desiderio di veder prevalere la civiltà nonostante le circostanze.
Infrastrutture strategiche quali strade e fabbriche sono state quasi tutte riattivate e oltre il 90 % dei progetti di case, ricostruite; la maggior parte degli alloggi temporanei sono stati chiusi già alla fine di agosto; riaperta la linea ferroviaria che collega la città di Sendai all’Aeroporto. L’80 % delle centrali nucleari sono state spente in attesa dello stress test per la sicurezza.
Si cerca di sostenere i gruppi delle comunità e le organizzazioni sociali precedenti per mantenere la continuità nel futuro. Si studia per rivalutare la topografia e la morfologia urbana con soluzioni che possano contribuire a mitigare i rischi dei disastri naturali. Si progetta per la decontaminazione dei terreni inondati per il reinsediamento di industrie agricole, per spostare le zone residenziali in luoghi più sicuri, interni o sugli altopiani. Vengono incoraggiate le relazioni sociali ed economiche tra le città costiere e le regioni interne; lavori aperti per la gestione delle inondazioni nelle pianure, sul ruolo di mitigazione delle foreste e la riabilitazione delle zone colpite. Leggi, riforme, progetti di economia, società e finanza, tutto all’interno di un grande cantiere. Il governo ha stanziato 114 miliardi di euro per contribuire alla ricostruzione.
Le amministrazioni giapponesi avviano piani di fattibilità per la ricostruzione delle abitazioni distrutte in modo compatibile con l’ambiente. I progetti per la costruzione di “città intelligenti” con dispositivi di energia rinnovabile e reti elettriche intelligenti dovrebbero anche portare alla creazione di nuovi posti di lavoro. L’industria locale si è adoperata con proposte all’avanguardia, con la possibilità di costruire mega impianti a energia solare in aree lasciate disabitate a seguito del terremoto.
Un sistema globale di vita è riemerso dalla massa informe della devastazione e con dignità riavvia la sua storia.

Piero Giordano

Foto: http://cache.gizmodo.it/wp-content/uploads/2011/03/ricostruzione.jpeg

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